Legge di Bilancio 2024: ecco il testo Bollinato dalla Ragioneria del Stato (senza emendamenti)

FINANZIARIA: DELUSIONE SU QUANTO PREANNUNCIATO – VEDIAMO QUALCHE ANTICIPAZIONE


Il testo in pdf della Manovra 2024

Bollinato dalla Ragioneria dello Stato

Scarica il testo bollinato della Legge di Bilancio 2024


Il piatto forte per le imprese è rimandato. Solo dopo che sarà concluso il negoziato con la Commissione europea sul RepowerEu, cioè sulle misure di revisione del Pnrr, potrà scattare il nuovo piano Transizione 5.0, che è la misura più attesa per l’industria. Non ce n’è traccia nel Decreto fiscale approvato lunedì né nell’indice, ancora provvisorio, della Legge di bilancio.

In bilico ci sono 4 miliardi per i nuovi crediti di imposta per gli investimenti 5.0 e 1,5 miliardi per l’autoconsumo di energia rinnovabile nei processi produttivi. Al via libera della Ue sul Repower sono legati anche 320 milioni per i finanziamenti agevolati della Nuova Sabatini in chiave “verde”, cioè finalizzati alla transizione energetica.

Arrivano invece con il decreto approvato lunedì 50 milioni per la versione tradizionale della nuova Sabatini, necessari a dare continuità alle domande del 2023. «Il finanziamento sarà reso fruibile per le imprese richiedenti in un’unica tranche» specifica il ministero delle Imprese e del made in Italy guidato da Adolfo Urso. La legge di bilancio che approderà in Parlamento conterrà anche un rifinanziamento per il 2024, sempre per la Nuova Sabatini tradizionale, e per i contratti di sviluppo (300 milioni in tutto).

Il Mimit ha lavorato con il Mef, poi, per definire la norma approvata nel decreto che allinea il sistema di certificazione del credito d’imposta per gli investimenti in R&S con i termini per la domanda di adesione alla sanatoria con riversamento, prorogati al 30 giugno 2024. Secondo il dicastero delle Imprese, sarà poi a utile a riportare in Italia attività di peso per il made in Italy la norma che dimezza le imposte in caso di reshoring. Non c’è invece traccia, almeno per il momento, delle misure attese per il potenziamento del piano per la microelettronica delineato con il decreto Asset.

Novità, in termini di copertura finanziaria, arrivano inoltre per la Zona economica speciale per il Mezzogiorno prevista dal ministro per gli Affari Ue, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Il finanziamento triennale per i crediti di imposta destinati alle imprese che investono nella Zes era stato stralciato dal decreto Mezzogiorno. La dote entra nella legge di bilancio ma, secondo quanto si apprende, per ora con 1,8 miliardi di euro per il solo 2024. Per la proroga della decontribuzione Sud, invece, continua l’attesa del responso Ue.

1  Nessun accenno a Transizione 5.0 per ora

Tutto in sospeso in attesa del RepowerEu

Nel 2020-21 sono stati richiesti dalle imprese 120mila crediti d’imposta con “Transizione” 4.0 per 6,7 miliardi (mancano ancora i dati 2022). 

Il Mimit ora intende cambiare etichetta al piano. “Industria 5.0” dovrebbe essere la revisione con obiettivi più “verdi”, ma c’è un’alea non da poco ed è la trattativa con Bruxelles sul RepowerEu che si sta prolungando oltre le previsioni. Il governo conta di coprire con questo nuovo capitolo del Pnrr 4 miliardi per i crediti di imposta 5.0 e 1,5 miliardi per un ulteriore credito di imposta, da integrare al piano, per l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili nei processi produttivi. Ma è tutto fermo e cresce il rischio che non si intervenga entro l’anno. Potrebbe arrivare anche un via libera con risorse ridotte e a quel punto il piano partirebbe solo per un anno e non come ipotizzato fino al 2025 (con coda a giugno 2026 per le consegne).

In altre parole le imprese devono valutare se puntare sulle agevolazioni in corso o rinviare gli investimenti sperando che il 5.0 offra aliquote più generose.

Addio a Transizione 5.0?

In realtà, come ci hanno insegnato gli eventi degli ultimi anni, il documento approvato dal Consiglio dei Ministri rappresenta solo il primo passo della nuova Finanziaria (solitamente approvata nell’ultima settimana dell’anno) e che dovrà recepire le richieste dei singoli schieramenti politici, oltre alle istanze delle parti sociali (Confindustria in prima fila, dalla quale si attende una decisa presa di posizione per il rilancio di Transizione 5.0). In vista della versione definitiva, inoltre, i tecnici lavoreranno per due mesi alla definizione di tutti i dettagli, con ampio spazio per inserire gli incentivi a favore della produzione italiana. Anche in considerazione del fatto che l’attuale Governo ha sempre sostenuto di voler aiutare le aziende del nostro Paese.

Del resto, di fronte alle tensioni internazionali (ed il probabile aumento nei prezzi delle materie energetiche), dimenticare un sostegno importante come Transizione 5.0 (o Industria 5.0) metterebbe a repentaglio il futuro di numerosi investimenti, con ricadute pesanti sull’intera economia.

Cosa fare in attesa di Transizione 5.0?

Al momento appare quindi difficile, per le aziende, poter pianificare i propri investimenti anche in funzione degli incentivi di Industria 4.0, che tanto hanno aiutato l’innovazione del tessuto industriale italiano. Ricordiamo comunque che, con gli incentivi attuali, gli unici per i quali esiste certezza, è possibile avere il Credito d’Imposta al 40% per i beni 4.0 consegnati entro il 30 novembre (purché sia stato pagato un anticipo almeno del 20% entro il 31/12/2022), mentre per tutti gli altri beni (compresi i software) 4.0, il credito d’imposta è attualmente (e nel prossimo futuro) pari al 20%. In ogni caso, è sempre opportuno farsi supportare da  PROFESSIONISTI DEL SETTORE, in grado di fornire informazioni utili sul corretto

 iter da seguire (sin dalle fasi di conferma dell’ordine) per accedere agli incentivi disponibili.

2  Nuova Sabatini

Dubbi di investimento tra le versioni base e green

Un dubbio analogo – investire subito o aspettare? – può sorgere tra le aziende che puntano sui finanziamenti agevolati per l’acquisto  o il leasing di beni strumentali previsti dalla misura “Nuova Sabatini”. Il decreto anticipi ha stanziato 50 milioni per le ultime domande del 2023, consentendo alle imprese di ricevere l’erogazione in un’unica tranche. Questa dote si riferisce alla versione base dell’agevolazione, che sarà ulteriormente finanziata dalla legge di bilancio per il 2024 (per un importo non ancora precisato). È invece appeso al RepowerEu, come Industria 5.0, il finanziamento da 320 milioni per la “Nuova Sabatini” green, la versione con contributo statale maggiorato nel caso di investimenti per la transizione ecologica. Ma la reale disponibilità di risorse per il 2024 può essere un fattore da considerare nel pianificare un investimento ordinario o a impronta “verde”.

Rifinanziata per il 2023 la Nuova Sabatini. Credito alle imprese con un’unica tranche. Con 50 milioni di euro utilizzabili da subito per il 2023, viene rifinanziata la nuova legge Sabatini. La novità più rilevante di questa misura è che il finanziamento sarà reso fruibile per le imprese richiedenti in un’unica tranche consentendo l’accorpamento delle rate. La misura sostiene gli investimenti in beni strumentali effettuati da micro, piccole e medie imprese facilitando l’accesso al credito con tassi di interesse agevolati.
È un provvedimento che assume ancora più rilevanza nel contesto attuale, con la stretta sui tassi applicata dalla BCE nell’ultimo anno. Nella Legge di Bilancio sarà poi rifinanziata la legge Sabatini per il 2024.

3   Zona economica speciale

Pressing per il credito d’imposta a platea diffusa

L’addio alle otto Zes esistenti, per passare dal 2024 a un’unica Zona economica speciale, è la principale novità introdotta dal governo  Meloni nelle politiche per il Mezzogiorno. Sembra finire l’era dell’Ires dimezzata per chi investe. E il quadro delle risorse per il credito di imposta per le spese in beni strumentali non appare ancora chiaro. Il prospettato finanziamento triennale, stando alla nota sintetica fin qui diffusa dal Mef sulla legge di bilancio, non sarebbe ancora garantito e si parla di una copertura di 1,8 miliardi per il solo 2024. Sulla stessa adeguatezza di questa dote potrebbero esserci dei dubbi, almeno fin quando la norma sul credito di imposta uscirà dall’esame parlamentare del decreto Sud. La versione approvata dal governo infatti precede un valore minimo degli investimenti agevolabili pari a 200mila euro ma in commissione Bilancio alla Camera sono nel frattempo piovuti emendamenti bipartisan per chiedere di abbassare il tetto a 100mila euro o almeno differenziarlo riducendolo a 60mila euro per le Pmi e a 30mila euro per le microimprese. Un pressing dettato dall’andamento fin qui avuto dal credito di imposta nelle otto Zes, utilizzato per il 70% dalle imprese di più piccola dimensione.

 È chiaro quali sarebbero gli effetti di ricevere la soglia: allargare notevolmente la platea dei potenziali beneficiari con possibili effetti sul  fabbisogno finora individuato in 1,8 miliardi.

4  Fuori dalla manovra

Dalle imprese femminili alle startup: manca la dote

Sarà una legge di bilancio all’insegna del rigore e particolarmente avara verso i ministeri che hanno inondato il ministero dell’Economia con richieste di misura di spesa. In cima a questa lista c’è forse il Mimit con le sue agevolazioni per la politica industriale.

 Al di là della Nuova Sabatini in versione base e dei contratti di sviluppo (300 milioni in tutto) al momento non sembrano aver trovato  copertura alcuni rifinanziamenti che erano stati giudicati come prioritari. È il caso degli Ipcei (i progetti sulla ricerca di comune interesse europeo)  per i quali il Mimit aveva stimato un fabbisogno di 750 milioni solo per il primo anno. Ma non ci sono segnali di rifinanziamento nemmeno per gli incentivi all’imprenditoria femminile, mentre la manovra ha virato sulla decontribuzione per le lavoratrici con tre o più figli. Fuori dal  pacchetto, almeno per ora, anche i fondi per la space economy, le telecomunicazioni, l’automotive, la microelettronica, le fiere, le aree di crisi industriali e le startup che investono in proprietà industriale.

5 “Ricerca e sviluppo”

La misura approvata oggi consente di allineare temporalmente il sistema di certificazione del credito d’imposta, approvato il 15 settembre scorso e operativo dal prossimo anno, con i termini per il possibile riversamento che vengono prorogati al 30 giugno 2024. In questo modo l’Albo dei certificatori, appena istituto, potrà dare certezza su chi ne abbia davvero diritto.

6 Reshoring

Sgravi solo a chi rientra dopo almeno due anni

Gli incentivi per il rientro delle attività economiche in Italia – il reshoring, inserito  nel decreto legislativo sulla fiscalità internazionale – non saranno per tutti. Le imprese o le associazioni di professionisti che hanno intenzione di sfruttare la norma, dovranno prestare attenzione ad alcune condizioni. Il dimezzamento dell’imponibile Ires o Irpef, a seconda dei casi, e dell’Irap si applica solo se l’attività era stata portata fuori dalla Ue o dai paesi dello Spazio economico europeo, quindi delocalizzata, da almeno due anni. Questo per evitare delocalizzazioni puramente tattiche, cioè di breve  durata e adottate solo per poi potere rapidamente rientrare e usufruire degli sgravi fiscali. Va fatta poi attenzione al disallineamento rispetto alle disposizioni già in vigore che prevedono, per le grandi imprese, l’obbligo di mantenimento di un investimento incentivato per almeno 10 anni, pena la revoca dell’agevolazione. 

Nel caso del reshoring, l’obbligo di non delocalizzare di nuovo dura per cinque anni. Tutto l’impianto normativo, ad ogni modo, è subordinato all’autorizzazione della Commissione europea.

Meno imposte per chi torna a produrre in Italia. Vengono infine definite disposizioni importanti sul tema del reshoring, con l’abbattimento del 50% delle imposte per le imprese che decidono di tornare in Italia dall’estero con i propri impianti di produzione. Al contempo viene previsto per le imprese fruitrici di tale  incentivo l’obbligo di restituzione di quanto ricevuto ove delocalizzassero nuovamente le attività, nelle modalità previste nel recente decreto sugli asset strategici convertito in legge dal Parlamento. Sì al reshoring, no alle delocalizzazioni.

7  Meno tasse per chi assume

Per quanto riguarda le imprese, non ci sarà la cosiddetta mini Ires al 15%, ma un aumento delle detrazioni per le aziende che aumentano i livelli occupazionali. La formula “Chi più assume meno paga” prevede che le imprese che aumentano gli occupati rispetto all’anno precedente avranno una maggiorazione del 20% della detrazione, beneficio che aumenta di un ulteriore 10% per chi assume mamme, under 30, percettori di reddito di cittadinanza e persone con invalidità.

8  Altre misure

Tra le altre misure previste dalla manovra, il rinvio dell’entrata in vigore della plastic e sugar tax fino al 1 luglio 2024.

Ci sarà inoltre il credito di imposta per coloro che effettuano l’acquisizione dei beni strumentali destinati a strutture produttive ubicate nel Mezzogiorno.

Infine saranno rifinanziati i contratti di sviluppo.

Il testo del Documento Programmatico di Bilancio

Qui di seguito il testo del DPB, il Documento Programmatico di Bilancio 2024 nel quale il Ministro dell’economia e delle Finanze illustra le principali linee sulle quali si sviluppa la manovra di Bilancio.

Scarica il testo bollinato della Legge di Bilancio 2024

Documento Programmatico di Bilancio 2024

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