Industria 5.0 – Crediti d’imposta potenziati fino a metà 2026

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RAMSES GROUP NEWS n. 572 – 12 luglio 2023

Industria 5.0 – Crediti d’imposta potenziati fino a metà 2026 Come cambia il Pnrr

Nel piano Mimit aumento delle aliquote (obiettivo 40%) per progetti avanzati su digitale e green a partire dall’autunno. Ma sulle imprese pende il rischio di una istanza preventiva

Il salto dal 4.0 al 5.0 deve essere qualcosa in più di un mero cambio di slogan. È su questo punto che i tecnici del governo, nel dialogo con le associazioni di impresa, stanno costruendo il nuovo pacchetto di crediti di imposta che dovrà essere finanziato con risorse europee. L’obiettivo è trovare un plafond adeguato – si ragiona su un intervento tra 4 e 5 miliardi di euro – nella rivisitazione del Pnrr che sarà integrato con un capitolo RepowerEu per la transizione energetica.

La chiave del passaggio al 5.0 sarà proprio legare gli obiettivi di digitalizzazione dell’attuale piano Transizione 4.0 a dei risultati tangibili che gli investimenti delle imprese agevolate dovranno produrre a livello di efficienza energetica e della decarbonizzazione. Il piano, coordinato dal ministero delle Imprese e del made in Italy, prevede di innalzare le attuali aliquote avvicinandole più possibile (in base alle risorse che alla fine saranno effettivamente disponibili) a quelle, in alcuni casi doppie e che arrivavano al 40%, che erano in vigore fino al 31 dicembre 2022. 

Il potenziamento dovrebbe applicarsi a partire da investimenti effettuati dal prossimo autunno, con una norma che verrebbe inserita nel disegno di legge di bilancio con effetto retroattivo. E lo schema dovrebbe durare fino al 2025, con una coda per agevolare anche investimenti effettuati nel primo semestre del 2026 a patto che entro il dicembre precedente sia stato versato un acconto pari almeno al 20%.

Il salto innovativo

La maggiorazione del beneficio fiscale potrebbe concentrarsi sulle spese più innovative, che dovranno andare oltre il mero ricambio dei beni strumentali interconnessi ai sistemi informatici di fabbrica. Un’ipotesi in campo è concedere il beneficio più alto all’acquisto di beni strumentali 4.0 (macchinari e robot) se questi siano effettivamente impiegati in progetti di innovazione tecnologica avanzati o in programmi ad alta prestazione anche sul fronte energetico. Alcuni esempi potrebbero essere, sul fronte digitale, soluzioni specifiche di blockchain, cybersecurity, edge e cloud computing; in ambito green progetti di ecodesign, il ricorso a soluzioni tecnologiche per ottenere materie prime seconde di alta qualità, l’introduzione di modelli di business “prodotto come servizio” per favorire catene del valore circolari di beni di consumo e strumentali. È chiaro però che per rendere realmente appetibile il nuovo programma di incentivi saranno determinanti le aliquote finali. Va ricordato che dal 1° gennaio 2023 Transizione 4.0 è stato praticamente dimezzata, sia in relazione all’acquisto di beni strumentali sia per gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. 

Per fare solo l’esempio più significativo, l’agevolazione per l’acquisto di macchinari 4.0 si è ridotta dal 40 al 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni; dal 20% al 10% per investimenti oltre i 2,5 milioni e fino a 10 milioni; dal 10% al 5% da 10 milioni e fino al limite di costi complessivamente ammissibili di 20 milioni. Manca invece del tutto all’appello il credito d’imposta per la formazione 4.0 che nel 2023 non è stato rinnovato e che non è ancora chiaro se verrà recuperato con il nuovo piano in preparazione.

L’icognita sull’automatismo

Le imprese potrebbero però presto scoprire che, anche a fronte di aliquote più generose, l’accesso agli incentivi sarà più complicato. La possibile stretta si evince dalla risposta del ministero dell’Economia in commissione Finanze alla Camera a un’interrogazione presentata da Emiliano Fenu (Movimento 5 Stelle). Il ministero fa riferimento alla memoria, depositata al Ddl delega sulla riforma incentivi ora all’esame del Senato, con la quale l’agenzia delle Entrate ha auspicato una limitazione del ricorso a forme automatiche di agevolazione, ufficialmente per fornire al beneficiario maggiori garanzie sul rispetto dei limiti degli aiuti di Stato. 

La soluzione che si potrebbe delineare è quindi quella di un automatismo ridotto, perché per beneficiare dei crediti di imposta alle imprese potrebbe essere richiesto di presentare un’istanza preventiva.

FONTE IL SOLE 24 ORE


Contributi a fondo perduto Industria 5.0: come cambiano i crediti d’imposta, per chi e per quali acquisti

In arrivo i nuovi contributi a fondo perduto per l’Industria 5.0, in sostituzione dei vecchi pacchetti 4.0 destinati a finanziare l’innovazione digitale in azienda degli investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali

Contributi a fondo perduto Industria 5.0 con le nuove risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che dovrebbe destinare tra i 4 e i 5 miliardi di euro di fondi a favore degli investimenti delle imprese in ottica di digitalizzazione ma anche di risparmio energetico. Gli incentivi torneranno a finanziare con il fondo perduto percentuali più alte dei progetti di investimento, dopo il dimezzamento degli ultimi anni dell’Industria 4.0. Le risorse dovrebbero bastare per partire già dal prossimo autunno e arrivare alla fine del 2025, con la consueta “coda” del primo semestre del 2026. A lavorare alle nuove ipotesi, il governo di Giorgia Meloni e il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) che dovrebbe intercettare le risorse a valere sul RepowerEu per il capitolo relativo alla transizione energetica.

In arrivo i nuovi contributi a fondo perduto per l’Industria 5.0, in sostituzione dei vecchi  PACCHETTI  4.0  destinati a finanziare l’innovazione digitale in azienda degli investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali. Cambiano i crediti d’imposta che torneranno a percentuali più elevate – intorno al 40 per cento – per gli investimenti effettuati a partire dal prossimo autunno fino a tutto il 2025, con coda di sei mesi anche nel 2026. In particolare, beneficeranno dei contributi a fondo perduto anche gli investimenti del 2026 che siano stati “prenotati” entro il 31 dicembre 2025.

Il nuovo pacchetto dei crediti di imposta 5.0 sarà varato con la legge di Bilancio 2024 ed avrà un effetto retroattivo, comprendendo gli investimenti anche degli ultimi mesi del 2023, approssimativamente dal prossimo autunno. I fondi a disposizione sui quali sta ragionando il governo guidato da Giorgia Meloni sono quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per una somma stimata tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Le risorse sarebbero integrate anche con quelle del RepowerEu, il programma di finanziamento europeo che mira a coprire gli investimenti nella transizione energetica.

Contributi fondo perduto, come acquistare macchinari a condizioni agevolate

Proprio la transizione energetica avrà un impatto decisivo nei progetti di investimenti dell’Industria 5.0. Rispetto alla precedente versione, gli investimenti delle imprese dovranno mirare alla transizione digitale (con obiettivi già inerenti il vecchio piano di Transizione 4.0), ma le imprese dovranno portare dei risultati tangibili anche in chiave di efficienza energetica e, dunque, di transizione ecologica. A queste condizioni, i contributi a fondo perduto per gli investimenti delle imprese potranno arrivare a coprire il 40 per cento del costo complessivo del progetto, una percentuale che era in vigore fino al 31 dicembre 2022 prima di essere dimezzata.

Quali percentuali di credito d’imposta su acquisto macchinari e attrezzature?

Per fare qualche esempio, L’ACQUISTO DEI MACCHINARI  con i crediti di imposta del vecchio piano 4.0, veniva finanziato per il 40% del costo di investimento fino a 2,5 milioni di euro del prezzo complessivo; tale percentuale è stata dimezzata al 20% a parità di importo massimo dell’investimento; per gli investimenti di importo superiore a 2,5 milioni di euro e fino al limite dei 10 milione, la copertura è scesa dal 20 al 10%; da 10 a 20 milioni di costo dell’investimento, il credito d’imposta è stato ridotto dal 10 al 5 per cento. Sono assenti, invece, i contributi a fondo perduto per la formazione 4.0, non rinnovati nell’anno in corso.

Per tutti questi progetti di investimento, le percentuali del fondo perduto mediante il credito d’imposta dovrebbe risalire fino a percentuali del 40 per cento. I progetti di investimento dovranno contenere progetti tecnologicamente e innovativamente avanzati (con soluzioni di block chaing, cyber security, cloud), accompagnati da prodotti green, anche in questo caso avanzati nell’ottica della transizione energetica, ecodesign e di alta qualità.

Fonte tag24


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