TRANSIZIONE 5.0

RAMSES GROUP NEWS n. 693 – 08 ottobre 2024

Il Piano Transizione 5.0 è un’iniziativa mirata a favorire la doppia transizione, sia digitale che energetica, dei processi produttivi delle imprese italiane. Questo piano incentiva nuovi investimenti effettuati nel biennio 2024-2025, mantenendo la continuità con il precedente Piano Transizione 4.0. Quest’ultimo, infatti, continuerà a supportare l’acquisto di beni materiali e immateriali necessari per implementare le tecnologie dell’Industria 4.0.

L’obiettivo principale del Piano Transizione 5.0 è agevolare l’adozione di tecnologie avanzate e progetti di innovazione che migliorino l’efficienza energetica delle strutture produttive. Il sostegno è previsto sotto forma di credito d’imposta, calcolato in base alle spese sostenute per investimenti in strutture produttive sul territorio nazionale. I progetti devono essere focalizzati sulla riduzione dei consumi energetici e sull’uso di energie rinnovabili, promuovendo così una transizione ecologica e sostenibile.

Il Piano Transizione 5.0 si distingue dal Piano Transizione 4.0 per il suo approccio integrato, che non si limita alla trasformazione digitale delle imprese, ma supporta anche la transizione energetica ed ecologica.

Piano Transizione 4.0: incentiva la digitalizzazione attraverso investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati e attività di innovazione, ed è finanziato con risorse nazionali.
Piano Transizione 5.0: promuove una produzione più sostenibile ed efficiente dal punto di vista energetico, grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Gli interventi mirano alla riduzione dell’impatto ambientale e all’utilizzo di energie rinnovabili, contribuendo a un modello produttivo più green.

L’agevolazione è disponibile per tutte le imprese italiane, indipendentemente dal settore economico, dalla forma giuridica o dalla dimensione aziendale. Tuttavia, le imprese devono rispettare determinati requisiti:

– Regolarità negli adempimenti di sicurezza sul lavoro e obblighi previdenziali e assistenziali verso i lavoratori;
– Esclusione per le imprese in stato di liquidazione, fallimento, o soggette a procedure concorsuali, nonché per quelle destinatarie di sanzioni interdittive.

Inoltre, per rispettare il principio di “non arrecare danno significativo all’ambiente” (DNSH), sono esclusi i progetti legati a:

– uso diretto dei combustibili fossili;
– attività che producono elevate emissioni di gas serra;
– attività connesse a discariche, inceneritori e impianti di trattamento di rifiuti;
– processi che generano rifiuti speciali pericolosi.

Alcune eccezioni a queste esclusioni sono previste, come l’acquisto di veicoli agricoli e forestali che usano temporaneamente combustibili fossili, ma solo se conformi alle normative europee sui limiti delle emissioni.

Gli investimenti ammissibili riguardano progetti di innovazione con l’acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0 (investimenti trainanti), collegati a sistemi aziendali di gestione della produzione o reti di fornitura. Gli investimenti devono garantire una riduzione dei consumi energetici:

– almeno del 3% per l’intera struttura produttiva
– almeno del 5% per i singoli processi produttivi interessati dall’investimento.

Rientrano tra i beni agevolabili:

– software e piattaforme intelligenti, sistemi per il monitoraggio e la visualizzazione dei consumi energetici, che ottimizzano l’efficienza attraverso l’elaborazione di dati provenienti da sensori IoT;
software per la gestione aziendale, se acquistati insieme a quelli per l’ottimizzazione energetica.

Se le condizioni per l’innovazione e la riduzione dei consumi sono rispettate, è possibile includere anche gli investimenti trainati come:

impianti per la produzione e stoccaggio di energia rinnovabile (esclusi quelli a biomassa), tra cui impianti fotovoltaici con pannelli prodotti nell’UE e un’efficienza pari o superiore al 21,5%.
formazione del personale: Fino al 10% dell’investimento totale, con un limite massimo di 300.000 €. La formazione deve riguardare competenze per la transizione energetica e digitale e può essere erogata in presenza o a distanza, purché con un minimo di 12 ore e certificazione dei risultati.

Per la determinazione della data di avvio e di conclusione del progetto si fa riferimento ai seguenti criteri:

– beni 4.0: data di consegna del bene, seguendo il principio di competenza;
– produzione di energia: data di completamento dei lavori;
– formazione: data dell’esame finale.

Questo sistema permette una gestione chiara delle scadenze, garantendo che gli investimenti siano completati entro il biennio previsto.

Per poter beneficiare delle agevolazioni previste dal Piano Transizione 5.0, è necessario ottenere due tipi di certificazione:

certificazione ex ante, rilasciata da un valutatore indipendente prima dell’avvio del progetto, ha l’obiettivo di verificare che l’iniziativa rispetti i requisiti di ammissibilità, in particolare per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici complessivi;
certificazione ex post, emessa al termine del progetto, serve a confermare che tutti gli investimenti siano stati realizzati in conformità a quanto stabilito nella prima certificazione.

Per le piccole e medie imprese (PMI), le spese sostenute per l’ottenimento di entrambe le certificazioni possono essere incluse nel calcolo del credito d’imposta, fino a un massimo di 10.000 euro.

Oltre a queste certificazioni, il progetto deve essere accompagnato da una certificazione delle spese e della documentazione contabile, come fatture, documenti di trasporto e altri documenti che dimostrino l’acquisto dei beni, e che devono riportare il riferimento normativo all’agevolazione. Anche in questo caso, per le imprese non soggette a revisione legale, i costi sostenuti per la certificazione della documentazione contabile possono essere inclusi nel credito d’imposta, fino a un massimo di 5.000 euro.

Il credito d’imposta previsto dal Piano Transizione 5.0 non può essere cumulato con alcune agevolazioni, in particolare:

– credito d’imposta per i beni 4.0;
– credito d’imposta per gli investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) del Mezzogiorno;
– credito d’imposta per investimenti nelle Zone Logistiche Semplificate (ZLS).

Tuttavia, il credito d’imposta Transizione 5.0 può essere combinato con altre agevolazioni pubbliche finanziate con risorse nazionali, a patto che il cumulo non comporti un superamento del costo complessivo sostenuto per gli investimenti, considerando anche gli effetti fiscali legati alla formazione del reddito e della base imponibile IRAP.

Il Piano Transizione 5.0 non può essere combinato con agevolazioni ottenute tramite fondi o bandi nazionali e regionali finanziati o cofinanziati con risorse europee, come:

– Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR);
– Fondo Sociale Europeo + (FSE);
– Fondo per la Transizione Giusta (JTF);
– Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
– Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).

In sintesi, l’agevolazione del Piano Transizione 5.0 è pensata per incentivare in modo mirato la doppia transizione, senza sovrapporsi a misure simili, mantenendo così una chiara distinzione tra i vari strumenti di supporto per le imprese.

In conclusione, il Piano Transizione 5.0 rappresenta un’importante opportunità per le imprese italiane, offrendo strumenti concreti per migliorare la competitività e sostenibilità dei processi produttivi, in linea con le direttive europee e gli obiettivi del PNRR.

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