RECOVERY PLAN MISSIONE –1– DIGITALIZZAZIONE E COMPETITIVITA’ INTERESSANTI NOVITA’

two black flat screen computer monitors

RAMSES GROUP NEWS n.189 – 11 giugno 2021

M1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

  • C1 Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pubblica Amministrazione
  • C2 Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione
  • C3 Cultura e Turismo

Le misure per la digitalizzazione e l’innovazione del sistema produttivo

Transizione 4.0

La prima voce di M1C2 è dedicata a Transizione 4.0, catalogata come “investimento” sotto forma di incentivo (e non come “bonus”). Le cifre appostate sono 21,7 miliardi di cui 6,3 miliardi per il finanziamento di misure esistenti e 15,4 per misure addizionali. Il 100% del piano va nel computo delle misure in favore della digitalizzazione (il numero è importante perché, come è noto, una parte significativa delle risorse va investita in progetti che favoriscano la digitalizzazione o che abbiano “impatto green”).

Questo progetto è composto da 4 anime:

  • i crediti di imposta per acquisto di beni strumentali
  • i crediti di imposta per ricerca, sviluppo, innovazione e design
  • le misure a sportello
  • i contributi per la cybersecurity.

Le misure a sportello sono invece quelle “agevolazioni alle imprese in forma di contributi a fondo perduto e finanziamento agevolato, per supportare la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese italiane, con particolare attenzione alle PMI. Le misure sono costituite da strumenti già attivi (Nuova legge Sabatini, Digital Transformation, Macchinari innovativi), e anche in questo caso sono previste maggiorazioni rispetto alle intensità di aiuto previste”.

Infine, vengono citati “contributi a fondo perduto e/o finanziamento agevolato per l’innovazione nel settore ICT attraverso l’aggiornamento o la realizzazione ex novo di soluzioni tecnologiche a supporto delle attività di impresa con attenzione specifica agli aspetti di cybersecurity”.

Le milestone previste sono:

  • Pubblicazione dei bandi entro il 2022
  • Impegno del 100% delle risorse allocate entro il 2024

target previsti per il 2026, su cui si misurerà l’efficacia delle misure, sono:

  • Numero di imprese che acquistano beni strumentali tecnologicamente avanzati: 60.000 all’anno, con un incremento del +20% rispetto alla situazione di partenza (baseline: 50.000 per anno)
  • Numero di imprese che investono in RSI: 25.000 per anno.
  • Investimenti attivati dalle imprese beneficiarie delle misure a sportelli: 1,9 €/mld Certificazioni di cyber-sicurezza in ICT: incremento annuale del 10% dal 2021 al 2026 (baseline: n.1,261 certificazioni emesse nel 2020)

Patent box

Il secondo progetto parte della M1C2 è il Patent Box per i quali vengono stanziati 5,8 miliardi. Il progetto rientra nella categoria “Incentivi” e va tutto iscritto tra le spese del “tendenziale” e non dell’aggiuntivo.

La misura consente la deduzione fiscale del 50% dei redditi d’impresa derivanti dallo sfruttamento di Proprietà Intellettuale, quali:

  • software protetti da copyright;
  • brevetti industriali;
  • disegni e modelli;
  • processi, formule e informazioni giuridicamente tutelabili, relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico.

Il target previsto per il 2026 è rappresentato essenzialmente dal numero di imprese che avranno beneficiato delle agevolazioni fiscali (dato ancora da quantificare da parte dell’Amministrazione).

Agricoltura digitale

Il progetto “Digitalizzazione del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN)” (140 milioni di investimenti addizionali) prevede lo sviluppo di tecnologie abilitanti su cui implementare i colloqui tra amministrazioni e tra amministrazioni e aziende agricole. Lo scopo è rafforzare la capacità di analisi di settore, valorizzando il patrimonio informativo, con lo sviluppo e l’adozione di modelli per la valutazione degli effetti delle politiche agricole.

La digitalizzazione del SIAN determinerà una più efficiente gestione delle politiche agricole e lo sviluppo di servizi per le aziende agricole italiane, che potranno fruirne sia direttamente sia con il supporto di provider intermediari (organizzazioni/associazioni di categoria).

I target fissati al 2026 sono:

  • n. 900.000 aziende agricole che hanno un beneficio atteso nell’efficientamento del proprio sistema produttivo, tramite la fruizione dei servizi e delle informazioni presenti nel SIAN (ripartizione temporale del target: 20% entro il 2022, 50% entro il 2023, 80% entro il 2024, 95% entro il 2025, 100% entro il 2026)
  • n. 100 organizzazioni/associazioni di categoria delle filiere produttive che utilizzano effettivamente i servizi del SIAN (30% entro il 2023, 70% entro il 2024, 95% entro il 2025, 100% entro il 2026)
    n. 3.000 soggetti pubblici che utilizzano i servizi del SIAN (30% entro il 2023, 80% entro il 2024, 95% entro il 2025, 100% entro il 2026)
  • n. 40 layer georeferenziati messi a sistema (25% entro il 2022, 75% entro il 2023, 100% entro il 2024)

Editoria 5.0

L’iniziativa da 220 milioni di euro di investimenti addizionali è rivolta alla transizione digitale e alla competitività del settore editoriale, prevedendo:

  • l’estensione e l’adattamento al comparto dell’editoria di misure esistenti (Transizione 4.0, credito d’imposta per spese in pubblicità e servizi digitali);
  • incentivi al turnover generazionale e all’assunzione di giovani con competenze digitali;
  • iniziative per lo stimolo della domanda (erogazione alle famiglie a basso reddito di contributi/voucher per l’acquisto di device e di abbonamenti a giornali e periodici). Cronoprogramma (milestone e target)

Le milestone previste sono:

  • Adozione di provvedimenti normativi per la revisione e l’integrazione degli strumenti di Transizione 4.0
  • Emanazione di bandi o avvisi pubblici

I target fissati al 2024 sono:

  • n. 2.000 imprese della filiera editoriale della stampa ammesse agli incentivi per la trasformazione digitale
  • n. 800 nuovi specialisti ICT impiegati nelle imprese operanti nel settore dell’informazione e dell’editoria
  • n. 1,4 milioni di famiglie a basso reddito destinatarie di contributo/voucher per acquisto abbonamenti a giornali.

Innovazione e tecnologia dei microprocessori

Con 600 milioni di incentivi addizionali, la misura agevolativa è rivolta a sostenere il settore Hi-Tech della microelettronica e prevede supporto finanziario per investimenti in macchinari, impianti e attrezzature produttive con intensità di aiuto pari al 40% delle spese ammissibili.

Le milestone previste dal progetto sono:

  1. Attivazione dello sportello (entro il primo semestre 2021)
  2. Selezione dei progetti e avvio degli investimenti (entro il 2023)
  3. Predisposizione di un report semestrale da parte del soggetto gestore sullo stato di avanzamento delle attività della misura (il primo e il secondo semestre di ogni anno dal 2021 al 2026)

Il target fissato al 2026 è costituito dagli investimenti diretti attivati nelle filiere hi-tech pari a 1.875 milioni di euro.

Banda larga e space economy

L’area è divisa in due progetti: banda ultralarga e 5G, con 2,64 miliardi, e Space economy con 890 milioni.

Il primo prevede un piano di investimenti per la diffusione di connessioni internet ultraveloci su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa prevede:

  • il Piano Italia 1 Gbit/s, per la realizzazione e completamento della rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica nelle aree grigie (aree in cui è presente una sola infrastruttura in fibra ottica e un solo operatore) e nelle aree bianche residue del territorio nazionale;
  • la copertura con connessione veloce (BUL e/o 5G) di strutture pubbliche prioritarie, quali scuole, strutture sanitarie, parchi naturali, musei, siti archeologici, strutture sportive pubbliche, vie di comunicazione extra-urbane.

Il secondo prevede due linee di intervento. La prima linea è costituita da incentivi per favorire gli investimenti nel settore aerospazio realizzati da imprese che non riescono a trovare opportunità di finanziamento nel mercato. La seconda linea è invece un investimento per la realizzazione e messa in orbita di una costellazione di satelliti per l’osservazione e il monitoraggio ad elevata risoluzione dei territori e dello spazio extra- atmosferico (strategica per la prevenzione di rischi ambientali e la tutela della sicurezza dei cittadini). Inoltre, è prevista la costituzione dell’Istituto Nazionale di Osservazione della Terra (INOT), che gestirà e distribuirà i prodotti e servizi derivanti dalle analisi dei dati.

Internazionalizzazione

Il progetto dedicato all’internazionalizzazione (450 milioni di euro) prevede tre linee di intervento:

  1. Il rafforzamento del Patto per l’Export, che comprende varie misure per campagne di comunicazione, voucher per Digital Export Managers, sviluppo delle piattaforme “Fiera Smart 365” e www.export.gov.it, definizione di accordi di e-commerce con i principali digital marketplaces, rafforzamento delle piattaforme per l’accesso alle gare internazionali;
  2. La digitalizzazione degli Enti Fiera (prestito agevolato a favore degli enti fiera per investimenti in soluzioni digitali che consentano lo svolgimento degli eventi anche online);
  3. Il rifinanziamento e rimodulazione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST, che fornisce supporto finanziario a PMI e “mid-cap companies” per accedere e competere nei mercati internazionali (esempi di spese ammissibili: studi di fattibilità, partecipazione a fiere e mostre, apertura di primi punti commerciali all’estero, formazione del personale in loco; spese per l’accesso a piattaforme di e-commerce, fornitura di un gestore temporaneo delle esportazioni).

Fonte INNOVATION POST


Un terzo dei fondi per il digitale al BONUS FISCALE sui BENI 4.0

Gli investimenti aziendali. Assegnati 13.5 miliardi (più 5 di risorse nazionali). 

Il credito d’imposta più alto (50%) solo per chi investe nel 2021 e per spese fino a 2,5 milioni. Resta il nodo cedibilità

Le risorse riservate alla prima missione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – dedicata a «Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura e turismo» – ammontano a 40,3 miliardi e salgono a poco meno di 50 miliardi includendo anche il programma React-Eu (0,8 miliardi) e l’integrazione delle risorse nazionali del Fondo complementare (8,7 miliardi). L’obiettivo generale indicato dal governo nel documento è quello di dare un «impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Paese», attraverso investimenti che permettano di compiere progressi reali nel percorso di digitalizzazione del paese.

Il finanziamento del piano di incentivi fiscali Transizione 4.0 è il capitolo più ricco della missione. Si tratta di poco meno di 13,5 miliardi – in pratica un terzo dell’intera missione – ai quali il governo ha aggiunto 5,08 miliardi a valere sul Fondo complementare nazionale in extradeficit.

In sostanza, dopo alcuni mesi di incertezza, attraverso il Pnrr è stata blindata la copertura che era stata anticipata nella legge di bilancio 2021 proprio in previsione dell’approvazione del Pnrr. Resta fuori però dal perimetro delle risorse europee una fetta, pari a circa 8,5 miliardi, relativa ai crediti di imposta per i beni strumentali tradizionali (l’ex “superammortamento”) per il quale l’esecutivo è stato costretto a ripiegare sui fondi nazionali dello scostamento di bilancio in seguito a rilievi mossi dalla Commissione europea, contraria a finanziare con il Pnrr investimenti non legati alla vera e propria digitalizzazione e con impatti potenzialmente negativi sull’ambiente.

Nell’interlocuzione con Bruxelles il governo ha fornito anche delle stime sul numero di imprese che potrebbero beneficiare dei crediti di imposta finanziati con il piano: almeno 91mila fino al 2022. In particolare, si prevede che almeno 68.400 imprese effettueranno investimenti agevolati in beni strumentali 4.0 (26.900 in beni materiali, l’ex “iperammortamento”, e 41.500 in beni immateriali quindi sostanzialmente software). Sarebbero invece 20.600 le aziende che si agganceranno al credito di imposta per finanziare investimenti in ricerca, innovazione e design. Sono infine stimate in 2mila le imprese che usufruiranno del credito di imposta per attività di formazione legate alla transizione digitale 4.0.

Ricapitolando, dunque, Pnrr e fondi nazionali in deficit finanziano il rinnovo del piano Transizione 4.0 previsto nell’ultima legge di bilancio. Lo schema dei vantaggi fiscali è piuttosto articolato. Per i beni strumentali materiali 4.0 il credito d’imposta è del 50% (40% nel 2022) per investimenti inferiori a 2,5 milioni di euro; oltre questa soglia e fino a 10 milioni l’aliquota è del 30% nel 2021 e del 20% nel 2022. Per spese superiori a 10 milioni e fino a 20 milioni l’aliquota è del 10% per entrambi gli anni. Per i beni immateriali 4.0, come i software funzionali alle tecnologie avanzate, il credito d’imposta è del 20% in tutto il periodo con massimale di 1 milione di euro.

Per i beni strumentali tradizionali, quindi non 4.0, l’aliquota è del 10% per il solo 2021, mentre scende al 6% nel 2022. Nel caso di investimenti effettuati nel 2021 per implementare il lavoro agile il beneficio sale al 15%. Anche per i software di base, quindi beni immateriali non 4.0, l’aliquota è del 10% nel 2021 e del 6% nel 2022. Per quanto riguarda invece il credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo il “bonus” è del 20% con massimale di 4 milioni, per l’innovazione tecnologica è del 10% con tetto a 2 milioni (del 15% se si tratta di progetti collegati a transizione digitale o ecologica). Anche per design e ideazione estetica infine 10% di aliquota e massimale di 2 milioni.

Non è passato l’ulteriore rafforzamento di queste aliquote che nel mese di gennaio, ancora in carico il governo Conte bis, era stato studiato dai tecnici del ministero dello Sviluppo. Ed è tuttora congelata l’ipotesi di concedere alle imprese la possibilità di cedere i crediti d’imposta alle banche assicurandosi così liquidità immediata. Il medesimo meccanismo, per intenderci, che oggi è in vigore per il superbonus del 110% sui lavori di efficientamento energetico. La cedibilità dei crediti 4.0 è stata fermata in extremis in Parlamento dai rilievi della Ragioneria dello Stato in merito a un emendamento al decreto sostegni che era stato presentato dal Movimento 5 Stelle. È invece entrata nel decreto Sostegni 2 una norma che amplia la fascia delle imprese che possono accedere alla compensazione accelerata dei crediti. Salta infatti il limite di ricavi o compensi fissato a 5 milioni di euro per i soggetti che possono compensare in un’unica quota annuale i crediti relativi a investimenti in beni strumentali tradizionali (l’ex superammortamento). L’estensione si riferisce comunque solo a investimenti effettuati nel corso del 2021.

Contratti di sviluppo, fondi export 

Gli interventi previsti dal Recovery plan per i grandi settori industriali appaiano piuttosto disomogenei. C’è una evidente attenzione, ad esempio, all’industria dell’aerospazio con quasi 1,5 miliardi che salgono a 2,3 miliardi se si sommano le risorse del Fondo complementare nazionale. C’è un ambizioso progetto di portare in Italia una linea produttiva nel settore della microelettronica, i subtstrati di carburo di silicio, con 340 milioni di risorse europee, ma per il resto il disegno è abbastanza disunito. Per i grandi settori energivori, in primis la siderurgia ma anche la produzione di carta, vetro, cemento – figura nel documento una linea di intervento trasversale che fa perno su una tecnologia del futuro – l’idrogeno nel ciclo energetico (2 miliardi la posta in palio) – ma non si scorgono specifici ragionamenti di filiera.

Per l’automotive fin qui si sono sprecate le critiche. L’input dell’industria del settore, ma anche delle commissioni parlamentari competenti sui temi industriali, per varare politiche di sostegno al ricambio del parco circolante è caduto nel vuoto. Anche perché, va detto, la sede migliore per intervenire potrebbe essere semmai rappresentata da singoli provvedimenti di sostegno alla domanda o emendamenti ad essi collegati (di sicuro se ne parlerà nell’iter parlamentare del decreto Sostegni bis). L’intervento del Recovery plan si è invece concentrato sulle politiche di contesto, come investimenti per potenziare le infrastrutture di ricarica per le auto elettriche installando 21.300 punti pubblici e veloci, con una dote di 740 milioni. Nella stessa logica si inseriscono 500 milioni come primo tassello per sviluppare una vera e propria factory per le batterie al litio (con una stima di nuova occupazione tra 350 e 500 addetti), elemento centrale per rendere competitiva un’industria nazionale dei veicoli elettrici. Per il resto all’automotive, insieme ad altre filiere del made in Italy (turismo, biofarmaceutica ed “economia verde”), è riservata un’indicazione ancora generica in merito a 750 milioni che saranno utilizzati per siglare contratti di sviluppo gestiti da Invitalia.

Ai contratti di sviluppo il governo lega la capacità di industrializzare i risultati della ricerca e innovazione, a sua volta finanziate dal Pnrr con diversi strumenti. Agli Important projects of european common interest sono riservati 1,5 miliardi e a Horizon Europe 200 milioni per supportare le imprese che partecipano ai bandi Ue. Un ulteriore miliardo, però a valere sul Fondo complementare nazionale, è assegnato agli Accordi per l’innovazione.

Merita una citazione a parte l’internazionalizzazione, che il piano finanzia con 1,2 miliardi traversali a tutti i settori e destinati a rafforzare la dotazione del fondo 394 gestito dalla Simest.

Rilancio del TURISMO tra garanzie, Fondo Bei e crediti d’imposta

Le iniziative per infrastrutture ed eventi

In previsione anche incentivi per favorire le aggregazioni tra imprese. Offerta da diversificare per agganciare le opportunità di Ryder Cup 2023 e Giubileo 2025

Arrivare al turismo 4.0 con il potenziamento dell’attrattività, il miglioramento dell’offerta delle strutture ricettive attraverso interventi di riqualificazione e potenziamento degli hotel, delle infrastrutture e dei servizi collegati, accelerare la transizione verso il digitale e la sostenibilità ambientale. Queste solo alcune delle aree chiave d’intervento del Pnrr che punta al sostengo e miglioramento dell’industria dell’ospitalità. A questo serviranno i 6,7 miliardi previsti dal Piano da ripartire tra turismo e cultura. È anche prevista, insieme ad altri quattro strumenti, la definizione di un fondo Bei ad hoc che dovrà attrarre anche investitori privati creando un effetto leva in grado di generare oltre 2 miliardi di investimenti. Ci sarà un credito d’imposta per le strutture ricettive, una sezione speciale del fondo di garanzia, incentivi all’aggregazione delle imprese turistiche, il fondo nazionale per il Turismo e il fondo per il Turismo sostenibile. Verranno investiti fondi su progetti di investimento in immobili di prestigio con l’obiettivo di supportare la ripresa delle catene alberghiere. Interventi che vanno nella direzione emersa dal recente studio di Altagamma con la collaborazione di Bain & Company e Boston Consulting Group da cui emerge come il turismo di lusso per l’Italia sia un “giacimento” dalle grandi potenzialità. Nell’era pre Covid venivano realizzati ricavi per 25 miliardi che potrebbero crescere e raggiungere una forchetta tra i 60 e i 100 miliardi anche con l’allungamento della stagione turistica e la conquista di nuove quote degli ospiti miliardari.

Il Pnrr prevede il potenziamento del portale italia.it, la vetrina della destinazione Italia, che seguendo le best practice estere avrà il compito di fare incontrare domanda e offerta turistica.

Contro l’overtourism e gli assalti alle città d’arte si cercherà inoltre di promuovere le destinazioni minori, i “borghi”. Questi piccoli comuni spesso offrono antiche gemme artistico-culturali e per loro verrà stilato uno specifico piano di sostegno e sviluppo intrecciando percorsi turistico culturali per fare scoprire le peculiarità, per esempio, artigianali e agroalimentari di questi territori.

Una serie di progetti per innalzare, rinnovare e diversificare l’offerta pensando ai prossimi grandi eventi che il Paese a breve ospiterà. Per la prima volta l’Italia ospiterà a Roma la Ryder Cup 2023 in cui si affronteranno i migliori golfisti d’Europa e Usa. Nel 2025 ci sarà il Giubileo. Grandi eventi per i quali si dovranno ideare percorsi alternativi verso tutte le regioni. Qui l’intervento del pubblico, secondo il Pnrr, innescherà un effetto moltiplicatore degli investimenti a cui si aggiungeranno altre iniziative dei fondi. Le risorse saranno destinate per potenziare la competitività del turismo di montagna, quello business e dell’offerta turistica premium, quello sostenibile con interventi per rinnovare le attività. Con «Caput mundi», 500 milioni di risorse, si pensa anche ai grandi eventi turistici che si svolgeranno nella Capitale tra cui il Giubileo lavorando su una offerta diversificata per le diverse tipologie di ospiti.

I risultati non mancheranno perché nel 2026 al termine del Pnrr, secondo la simulazione del Governo, tutti gli interventi concertati tra cultura e turismo dovrebbero portare a un incremento complessivo del Pil dell’1,3%. Le ricadute potrebbero essere maggiori riuscendo ad attirare maggiori quote di turisti altospendenti stranieri che scelgono altre destinazioni. Da potenziare inoltre le attività del comparto Mice (Meeting, incentive, congressi ed esposizioni) altro segmento che lavora con clientela premium. Nell’era pre pandemia il 40% delle camere di hotel 4 e 5 stelle era occupato dalla clientela congressuale che insieme a quella premium ha i tassi di spesa giornaliera più alti, creano più posti di lavoro a    quella premium ha i tassi di spesa giornaliera più alti, creano più posti di lavoro a tempo determinato senza contare le ricadute sul commercio, la moda e il terziario.

Fonte IL SOLE 24 ORE


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