MINI CONTRATTI: APERTURA DAL 5 FEBBRAIO

RAMSES GROUP NEWS n. 707/3 – 13 gennaio 2025 – AGGIORNAMENTO 10 febbraio 2025

A partire dalle ore 12:00 del 5 febbraio 2025 fino alle ore 12:00 dell’8 aprile 2025, sarà possibile presentare domande per accedere ai Mini Contratti di Sviluppo, un’iniziativa prevista dal DL Coesione con una dotazione iniziale di 300 milioni di euro.

Il mini contratto di sviluppo è l’incentivo che supporta gli investimenti per lo sviluppo o la produzione di tecnologie critiche negli ambiti individuati dal Regolamento europeo STEP: tecnologie digitali e deep tech, tecnologie pulite ed efficienti sotto il profilo delle risorse, biotecnologie.

L‘obiettivo è sostenere investimenti produttivi di media dimensione legati alle tecnologie critiche, incentivando lo sviluppo economico nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Questo strumento, implementato tramite il decreto del Mimit datato 12 agosto 2024, sostiene finanziariamente, tramite contributi a fondo perduto, progetti d’investimento che variano da 5 a 20 milioni di euro, concernenti tecnologie digitali e deep tech, soluzioni tecnologiche pulite ed efficienti e biotecnologie.

La partecipazione a tale misura, coordinata da Invitalia, è riservata a imprese di ogni dimensione localizzate nelle regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Conforme alle disposizioni del decreto direttoriale del 20 dicembre 2024, le proposte progettuali possono essere inoltrate dal 5 febbraio 2025 fino all’8 aprile 2025.
Le risorse totali a disposizione ammontano a 300 milioni di euro, così ripartiti:
100 milioni destinati esclusivamente ai piani di investimento proposti dalle PMI;
200 milioni assegnati ai piani di investimento presentati sia dalle PMI che dalle imprese di maggiori dimensioni.

Le proposte progettuali possono essere inviate da imprese, di ogni dimensione, debitamente costituite e registrate al Registro delle imprese.
Le imprese non residenti in Italia devono possedere una personalità giuridica riconosciuta nel loro Stato d’appartenenza, come attestato dall’equivalente registro delle imprese, e, al momento della richiesta del primo contributo, devono comprovare – pena la decadenza dal beneficio – la presenza di almeno una sede operativa in territorio italiano.

Per essere ammesse, le imprese proponenti, al momento della presentazione della domanda, devono rispettare i seguenti requisiti:
– essere in pieno e regolare esercizio dei propri diritti, non trovarsi in liquidazione volontaria e non essere soggette a procedure concorsuali con finalità liquidatorie;
– non trovarsi in situazioni di difficoltà ai sensi dell’articolo 2, punto 18, del Regolamento (UE) n. 651/2014;
– non essere inclusi tra i soggetti che hanno beneficiato e, in seguito, non restituito o versato in un conto bloccato, degli aiuti giudicati illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
– aver interamente restituito le somme dovute in conseguenza di provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy;
– essere conformi alle normative vigenti in materia di edilizia e urbanistica, lavoro, prevenzione degli infortuni e protezione ambientale;
– essere in regola rispetto agli obblighi contributivi;
– non essere soggette a sanzioni interdittive ai sensi dell’art. 9, comma 2, lettera d), del D.lgs. n. 231/2001 e successive modifiche;
– non aver effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, la delocalizzazione dell’unità produttiva oggetto dell’investimento e impegnarsi a non procedere a tale operazione nei due anni successivi al completamento dello stesso.

Si possono presentare progetti che implicano investimenti nei seguenti ambiti:
– tecnologie digitali e l’avanzamento delle tecnologie deep tech;
– soluzioni tecnologiche pulite ed efficienti in termini di risorse, compresi sistemi a zero emissioni nette;
– biotecnologie, inclusi i medicinali presenti nell’elenco dei medicinali critici dell’Unione.

A. Rientrare nei seguenti settori produttivi

1. tecnologie per semiconduttori avanzati, intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e connettività; robotica, sistemi di rilevamento e navigazione; tecnologie per energie rinnovabili (solare, eolica, geotermica, idrogeno e biogas) e per l’accumulo/gestione dell’energia; soluzioni per l’efficienza energetica e la decarbonizzazione.
2. medicinali critici (specificati nell’allegato II del decreto ministeriale dell’12 agosto 2024);
3. materie prime critiche: bauxite, allumina, alluminio; bismuto; boro (grado metallurgico); cobalto; rame; metalli del gruppo del platino; elementi delle terre rare per magneti permanenti;
4. componenti e macchinari dedicati prevalentemente alla produzione delle tecnologie di cui al punto a.1) o delle biotecnologie, inclusi i medicinali critici di cui al punto a.2);
5. servizi essenziali e specifici per la produzione dei prodotti menzionati ai punti a.1) e a.2).

B. contribuire a diminuire o evitare le dipendenze strategiche dell’Unione nei settori indicati al punto a) e/o assicurare l’introduzione di elementi innovativi, emergenti e all’avanguardia con rilevante potenziale economico negli stessi ambiti.

I piani d’investimento proposti devono concernere una singola unità produttiva, ubicata nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e includere un piano occupazionale incrementale legato all’investimento, che preveda l’assunzione di personale qualificato.

Per essere ammissibili, i progetti devono:
– riguardare la costituzione, l’espansione, la riconversione o la ristrutturazione di una unità produttiva;
– prevedere spese ammissibili che oscillano da un minimo di 5 milioni di euro a un massimo di 20 milioni di euro;
– essere avviati dopo la data di presentazione della domanda di agevolazione. Per “data di avvio del programma” si intende la data in cui iniziano i lavori di costruzione relativi all’investimento oppure la data del primo impegno legalmente vincolante per ordinare attrezzature o assumere qualsiasi altro impegno che renda irreversibile l’investimento, a seconda di quale condizione si verifichi per prima. L’acquisto del terreno e le attività preparatorie, quali il deposito di permessi o la realizzazione di studi di fattibilità, non sono considerati ai fini dell’individuazione della data di inizio dei lavori;
– essere completati entro 36 mesi dalla data in cui viene emesso il provvedimento di concessione delle agevolazioni. Per “data di ultimazione” si intende la data relativa all’ultimo titolo di spesa reso conto e dichiarato ammissibile. Il termine per il completamento del piano d’investimento può essere esteso, su richiesta motivata dell’impresa beneficiaria, per un periodo massimo di 12 mesi, compatibilmente con i tempi di utilizzo delle risorse del PN RIC 2021 – 2027.

Le spese ammissibili includono quelle per l’acquisizione di immobilizzazioni materiali e immateriali riguardanti:
– il suolo aziendale e le relative sistemazioni, fino al 10% del totale dell’investimento produttivo ammissibile;
opere murarie e simili, entro il limite del 40% del complessivo investimento produttivo ammissibile;
macchinari, impianti e varie attrezzature, nuovi di fabbrica. In questa categoria rientrano anche le spese per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili o impianti di cogenerazione;
software, brevetti, licenze, know-how e conoscenze tecniche non brevettate relative a nuove tecnologie per prodotti e processi produttivi (per le imprese di grandi dimensioni tali spese sono ammissibili fino al 50% del totale dell’investimento ammissibile);
– esclusivamente per le PMI: consulenze correlate alla realizzazione del piano d’investimento, fino al 4% dell’importo totale ammissibile.

L’agevolazione si configura come un contributo a fondo perduto, corrispondente a:
55% delle spese ammissibili, per le imprese di piccole dimensioni;
45% delle spese ammissibili, per le imprese di medie dimensioni;
35% delle spese ammissibili, per le imprese di grandi dimensioni.

Per le PMI, per le spese relative a consulenze funzionali alla realizzazione del piano d’investimento, il contributo corrisponde al 50% delle spese ammissibili.

Le domande possono essere inoltrate dalle ore 12:00 del 5 febbraio 2025 fino alle ore 12:00 dell’8 aprile 2025, esclusivamente online tramite la procedura informatica disponibile nella sezione dedicata del sito web di Invitalia.

Per completare la compilazione dell’istanza è necessario disporre di una casella di posta elettronica certificata (PEC) attiva.

Ogni impresa può inoltrare una sola domanda di agevolazione. Qualora la stessa impresa presenti più proposte, verrà considerata esclusivamente l’ultima, con conseguente esclusione delle precedenti.

Dopo la presentazione delle domande si procederà alla formazione di una graduatoria per determinare l’ordine di inizio dell’istruttoria, secondo i seguenti criteri di valutazione:
– livello di indipendenza finanziaria;
– incidenza della gestione operativa sul fatturato;
– sostenibilità ambientale;
– grado di innovazione;
– impatto sull’occupazione.

Il punteggio totale potrà essere maggiorato:
– del 5% per le imprese dotate del rating di legalità;
– del 5% per le imprese che dispongono di almeno una certificazione ambientale; in alternativa, nel piano d’investimento, potrà essere applicata una metodologia riconosciuta per la valutazione del ciclo di vita (ad es. LCA, LCC) o per il calcolo dell’impronta ambientale di organizzazioni, processi o prodotti;
– del 5% per le imprese che, alla data del 31 dicembre 2024, sono in possesso della certificazione di parità di genere.

In caso di parità di punteggio, si darà preferenza alla domanda che richiede un contributo in valore nominale inferiore. Se persiste la parità, verrà privilegiata quella che ha ottenuto il punteggio più elevato per il criterio indicato nel primo punto.

Questo nuovo strumento mira a rafforzare la competitività e la resilienza del sistema produttivo nel Sud Italia, contribuendo alla transizione verso tecnologie innovative e sostenibili.

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