SPECIALE incentivi ENERGIE RINNOVABILI  (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas)

RAMSES GROUP NEWS n. 288 – 10 marzo 2022

Il mondo agricolo è impegnato sul fronte delle AGROENERGIE

Sul tavolo ci sono, ad oggi  1,9 miliardi di euro per il biometano con la riconversione degli impianti esistenti e l’ammodernamento dei sistemi di stoccaggio e di distribuzione del digestato e circa 2,6 miliardi di euro per il fotovoltaico (in particolare 1,5 per il fotovoltaico sui tetti degli edifici agricoli e 1,1 per l’agrovoltaico a terra). 

Soldi che vanno impiegati entro il 2026 e per i quali si attende, auspicabilmente entro l’estate, l’uscita dei primi bandi. Il mondo agricolo è impegnato, da tempo, sul fronte delle agroenergie: il Cgbi ha varato un progetto, unico in Europa, già nel 2010, che con la valorizzazione dei sottoprodotti della filiera bieticola ha creato un’economia circolare di integrazione del prezzo delle barbabietole da zucchero che ha salvato il settore. 

L’aumento dei costi energetici è evidente a tutti. Le risorse del Pnrr offrono opportunità importanti per procedere verso l’autonomia energetica delle aziende, riducendo i costi di produzione. Investire sulle bioenergie significa anche produrre in maniera sostenibile e rispettare l’ambiente, aspetti fondamentali in un quadro climatico sempre più incerto.

Entro l’estate il bando PNRR per il BIOMETANO

Il ministero della Transizione ecologica lavora al varo del bando biometano previsto dal Recovery Plan, la cui pubblicazione dovrebbe avvenire prossimamente. A disposizione ci sono quasi 2 miliardi per questa fonte di energia rinnovabile ottenuta dalle biomasse agricole e agroindustriali. 

L’agricoltura può rappresentare un driver importante della transizione ecologica, soprattutto grazie al contributo che biogas rinnovabile e biometano possono dare alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico.

Tanto più adesso, con la guerra in Ucraina che ha mostrato le falle del sistema energetico italiano e la fortissima dipendenza dal gas russo. Lo stesso premier Draghi, nel corso delle comunicazioni al Senato sulla crisi in Ucraina, ha sottolineato l’esigenza di “puntare su un aumento deciso della produzione di energie rinnovabili” e “investire sullo sviluppo del biometano”.

“Tutto quello che si può fare, si può fare subito: abbiamo già tutto per poterlo fare. Quello che serve è un’accelerazione. 

L’emergenza porta a dover accelerare la tempistica nella gestione, ad esempio, di tutta la parte attuativa del Recovery Plan”, dichiara all’AdnKronos Piero Gattoni, presidente del Cib, il Consorzio italiano biogas.

Cosa prevede il PNRR per il biometano

Il Recovery Plan prevede un investimento importante nello sviluppo del biometano, accompagnato da un altrettanto decisivo progetto di riforma.

Per migliorare l’utilizzo del biometano ottenuto da biomasse agricole (cioè colture dedicate, scarti agricoli e  organici) o agroindustriali (cioè scarti della lavorazione della filiera alimentare) nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è previsto lo stanziamento di poco meno di 2 miliardi, 1,92 per essere precisi. 

Di questi, 888 milioni saranno dedicati alla riconversione degli impianti, al rinnovo delle attrezzature e alla produzione di almeno 600 milioni di metri cubi di biometano. Risorse da spendere tra il 2022 e il 2024. 

Il miliardo restante sarà utilizzato tra il 2025 e il 2026 per rinnovare le attrezzature non all’avanguardia e proseguire nella riconversione degli impianti.

L’obiettivo finale da centrare è incrementare di 2,3-2,5 miliardi di metri cubi la produzione di biometano, il che permetterebbe di ridurre l’utilizzo dei gas a effetto serra dell’80% e oltre.

Il bando PNRR per il biometano 

Nella messa a terra, tali risorse saranno utilizzate per una serie di interventi:

  • riconvertire gli impianti biogas agricoli già esistenti verso la produzione di biometano per l’industria, i trasporti e il riscaldamento;
  • sostenere finanziariamente la nascita di nuovi impianti;
  • diffondere pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas (siti di lavorazione minima del suolo, sistemi innovativi a basse emissioni per la distribuzione del digestato) per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nel terreno;
  • promuovere la sostituzione di almeno 300 trattori non efficienti e datati con veicoli alimentati a metano/biometano e dotati di attrezzi per l’agricoltura di precisione.

Quanto alle tempistiche, una nota del Ministero della Transizione ecologica fa sapere che il bando sarà pubblicato con ogni probabilità entro l’estate 2022. 

In base alle scadenze imposte dal PNRR entro la fine del 2023 dovrà essere sviluppata la produzione di biometano per almeno 600 milioni di metri cubi attraverso la riconversione degli impianti. 

Per arrivare a produrre almeno 2,3 miliardi di metri cubi di biometano, che è poi l’obiettivo finale dell’investimento previsto dal PNRR, occorrerà aspettare giugno 2026. Entro quella data, inoltre, dovranno essere sostituiti i trattori non efficienti.  

Gli aiuti per l’AGRISOLARE nel PNRR: bando entro fine marzo

Per ridurre gli alti consumi energetici dell’agroalimentare il PNRR punta sull’agrisolare: 1 miliardo e mezzo sarà messo a disposizione di imprese agricole, agroindustriali e coltivatori diretti per installare pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici e rimuovere l’amianto. Il Mipaaf punta a pubblicare il bando prima del 31 marzo, complice il ruolo decisivo che le agroenergie possono avere alla luce dell’aumento dei costi dell’energia.

“Ho avuto modo di consultare alcuni studi secondo i quali se avessimo già realizzato gli investimenti del PNRR le aziende che investono in agroenergie non avrebbero neanche percepito l’aumento dei costi energetici”. E’ quanto dichiarato dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in un’intervista al Sole 24 ore. 

In effetti, i costi dell’energia tarano più del 20% delle spese variabili per le aziende agricole, con percentuali ancora più elevate per alcuni comparti. 

Per invertire tale tendenza e ridurre quindi le emissioni inquinanti del settore agrifood – responsabile del 9% delle emissioni di gas serra nazionali – nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si punta molto sulle energie rinnovabili, in particolare sul fotovoltaico. 

I progetti di investimento che nel PNRR uniscono agroalimentare e rinnovabili sono due: da un lato ci sono 1,1 MILIARDI DESTINATI ALL’AGRO-VOLTAICO, dall’altro il miliardo e mezzo per l’agrisolare. 

Se l’agrivoltaico punta su sistemi ibridi per la produzione agricola e di energia che, senza compromettere l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende, l’agrisolare intende invece utilizzare i tetti degli edifici per installare milioni di pannelli fotovoltaici.

Vediamo nel dettaglio quali interventi sono previsti nel PNRR per realizzare un Parco Agrisolare.

1 miliardo e mezzo per l’agrisolare

L’obiettivo è chiaro: produrre energia rinnovabile e conveniente utilizzando i tetti degli edifici a uso

agricolo, zootecnico o agroindustriale. 

Il target cui si intende arrivare attraverso l’utilizzo dei fondi europei è 375.000 kW di potenza intallata nel 2026.

Gli interventi previsti, nel dettaglio, sono tre: 

  • Installazione di pannelli solari sugli edifici agro-zootecnici, senza consumare nuovo suolo e riqualificando le strutture produttive, anche attraverso incentivi ad hoc;
  • Rimozione dell’eternit e dell’amianto dai tetti;
  • Coibentazione e areazione delle stalle, con miglioramento del benessere animale.

I dettagli sono ancora da definire ma i tempi non sono stretti. Sappiamo che a gestire il miliardo e mezzo del Recovery è il Ministero delle politiche agricole e che i progetti che potranno accedere ai fondi verranno individuati, a scaglioni, entro la fine del 2024. 

Come funzioneranno le agevolazioni per l’agrisolare: qualche anticipazione

Gli interventi ammessi 

Per accedere ai contributi sappiamo innanzitutto che gli interventi devono essere realizzati sui tetti di fabbricati strumentali all’attività agricola, zootecnica e agroindustriale, accatastati nel catasto dei fabbricati.

Tali interventi comprendono l’acquisto e la posa in opera di pannelli fotovoltaici, unitamente all’esecuzione di interventi di rimozione e smaltimento dell’amianto dai tetti, isolamento termico dei tetti e realizzazione di un sistema di aerazione connesso alla sostituzione del tetto (intercapedine d’aria).

Chi può accedere agli incentivi

I beneficiari individuati dal Mipaaf sono: 

  • Imprenditori Agricoli Professionali,
  • Coltivatori Diretti,
  • Imprese Agroindustriali.

Sono esclusi i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità IVA (cioè aventi un volume di affari annuo inferiore ad € 7.000,00). 

Le spese ammissibili ai contributi

Per ciascun beneficiario, la spesa massima ammissibile è pari 250.000 euro.

Sono ammessi interventi che prevedano la realizzazione di impianti fotovoltaici di potenza non inferiore a 10 kWp (Kilowatt Picco). La potenza massima ammessa all’incentivo è di 300 kWp (Kilowatt Picco). 

Agli interventi viene riconosciuto un incentivo in conto capitale fino al 65% della spesa massima ammessa, con un incremento del 25% per l’imprenditoria giovanile. 

L’incentivo previsto dal PNRR è cumulabile con altri incentivi in conto capitale o conto energia, nei limiti previsti dalla legislazione vigente in materia di aiuti di Stato.

Le spese ammesse includono i costi di: 

  • progettazione, asseverazioni ed altre spese professionali comunque richieste dal tipo di lavori, comprese quelle relative all’elaborazione e presentazione dell’istanza;
  • rimozione e smaltimento dell’amianto;
  • fornitura e messa in opera dei materiali necessari alla realizzazione degli interventi;
  • demolizione e ricostruzione delle coperture; 
  • installazione di moduli fotovoltaici, inverter, software di gestione, ulteriori componenti di impianto, sistemi di accumulo, colonnine di ricarica elettrica per la mobilità sostenibile e le macchine agricole; 
  • direzione lavori; 
  • connessione alla rete. 

Come presentare domanda di accesso al bando

Le istanze di ammissione al contributo potranno essere presentate personalmente dagli interessati, tramite i Centri di Assistenza Agricola o professionisti abilitati. 

Le domande saranno poi gestite dal Gestore dei servizi energetici (GSE), indicato dal MiPAAF quale attuatore della linea di intervento PNRR.

Le tempistiche

Entro il 31 marzo 2022 sarà pubblicato l’invito a presentare proposte per i programmi di investimento per la realizzazione del Parco agrisolare previsto dal PNRR, come indicato in una nota del Ministero e dal ministro Patuanelli a più riprese.

BANDO  PNRR per impianti agrovoltaici: verrà pubblicato prossimamente

Questione di mesi, forse già prima dell’estate. Ad anticiparlo una nota del Ministero della Transizione ecologica. Sul piatto c’è poco più di 1 miliardo per diffondere impianti agrovoltaici di medie e grandi dimensioni.

Metà agricoltura, metà energie rinnovabili. All’incrocio tra due settori chiave per l’economia italiana si posiziona l’investimento da 1,1 miliardi previsto dal Recovery Plan per diffondere maggiormente l’agrivoltaico in Italia.

Perché puntare sull’agrivoltaico?

Secondo uno studio condotto da ENEA e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, pubblicato sulla rivista scientifica Applied Energy, le prestazioni economiche e ambientali degli impianti agrovoltaici assomigliano a quelle degli impianti fotovoltaici a terra: il costo dell’energia elettrica prodotta risulta essere di circa 9 centesimi di euro per kWh, mentre le emissioni di gas serra ammontano a circa 20 g di CO2eq per megajoule di elettricità. 

Il dubbio sollevato da alcuni in merito alla bontà di tagli impianti riguarda il consumo di suolo. “Alcune tipologie di installazioni agrivoltaiche, come i pannelli a 5 m di altezza, incidono in misura relativamente limitata sul consumo di suolo rispetto agli impianti a terra”, spiega Alessandro Agostini, ricercatore ENEA della Divisione Produzione, Storage e Utilizzo dell’Energia, e tra gli autori dello studio. “La superficie occupata dai pannelli solari è modesta se confrontata con altri usi del terreno ben più aggressivi dal punto di vista ambientale: penso ad esempio alle piazzole e ai parcheggi che occupano l’1% del territorio nazionale, un consumo di suolo che continua a crescere”, afferma Gianni Girotto, presidente della Commissione Industria del Senato, in un’intervista a Huffington Post. 

 Sono sorte associazioni di categoria per promuovere l’agrivoltaico sostenibile, che consente di produrre energia elettrica da fotovoltaico e, al tempo stesso, di coltivare i terreni. Reti nate anche con l’intento di cogliere l’opportunità offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per lo sviluppo di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia. 

Nel Recovery Plan 1,1 miliardi per l’agrovoltaico

L’obiettivo indicato nel PNRR è ridurre i costi di approvvigionamento energetico del settore agricolo, che oggi rappresentano una parte importante (oltre il 20%) dei costi aziendali. In un periodo segnato da rincari delle bollette e aumento dei costi delle materie prime è evidente come un simile obiettivo non sia da trascurare.

In termini tecnici, i fondi PNRR serviranno a installare 1,04 GW da impianti agro-voltaici, pari a 1.300 GWh annui.  

L’investimento, da 1,1 miliardi, sarà indirizzato all’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-fotovoltaico che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma anzi contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte, potenzialmente anche valorizzando i bacini idrici tramite soluzioni galleggianti. 

Il bando agrovoltaico PNRR e i tempi per realizzare gli investimenti

In base a quanto anticipato dal Ministero della Transizione ecologica, nei prossimi 6 mesi saranno avviate le procedure per attivare l’investimento sull’agrivoltaico previsto dal PNRR. 

Tra il 2022 e il 2024 verranno stanziati 638,6 milioni di euro per le attività preparatorie alla firma dei contratti per l’istallazione dei pannelli solari fotovoltaici in parchi agri-solari.

Entro dicembre del 2024 verranno aggiudicati gli appalti e a quel punto partiranno le installazioni vere e proprie. 

Tra il 2025 e il 2026 verranno stanziate le risorse restanti: 504,4 milioni di euro necessari per centrare il target finale ed arrivare, entro giugno 2026, all’installazione di panneli solari fotovoltaici in ambito agricolo con una capacità di 1,04 GW.

Gli incentivi per gli impianti a biogas prorogati al 2022

Allungata al 2022 la vita degli incentivi per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, fino a 300 kW, che fanno parte del ciclo produttivo di un’impresa agricola. 

Come funzionano gli incentivi per il biogas

La legge di bilancio 2019 ha riaperto la possibilità di accesso alle tariffe incentivanti previste dal D.M. 23 giugno 2016 agli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, con potenza elettrica non superiore a 300 kW e che fanno parte del ciclo produttivo di un’impresa agricola o di allevamento, realizzati da imprenditori agricoli anche in forma consortile. 

Per accedere, gli impianti devono prevedere un’alimentazione per almeno l’80% da reflui e materie derivanti dalle aziende agricole realizzatrici e per il restante 20% da loro colture di secondo raccolto. 

Ferma restando la modalità di accesso diretto, l’ammissione agli incentivi è stata riconosciuta agli impianti tenuti all’iscrizione a registro, nel limite di un costo annuo di 25 milioni di euro (coperto tramite il meccanismo degli oneri generali di sistema e, dunque, senza effetti negativi per la finanza pubblica). Le due modalità sopra indicate dipendono dalla potenza dell’impianto: 

  • accesso diretto: gli impianti fino a 100 kW possono presentare domanda a seguito dell’entrata in esercizio; 
  • fermo restando l’accesso diretto, l’ammissione agli incentivi è riconosciuta agli impianti tenuti all’iscrizione a registro: dunque, gli impianti di potenza superiore a 100 kW e fino 300 kW devono essere iscritti allo specifico Registro per l’assegnazione del contingente di potenza disponibile e, se rientrati in posizione utile, possono presentare domanda dopo aver realizzato l’impianto. Gli impianti fino a 100 kW possono optare per l’iscrizione al Registro invece dell’accesso diretto.

Al Gestore dei servizi energetici – GSE è attribuito il compito di pubblicare la graduatoria delle domande iscritte a registro, secondo i seguenti criteri di priorità: 

  • impianti localizzati, in tutto o in parte, in aree agricole classificate vulnerabili ai nitrati; 
  • impianti che richiedono una tariffa pari al 90 per cento di quella di cui al comma 954; 
  • anteriorità della data ultima di completamento della domanda di partecipazione alla procedura (articolo 1, comma 956).

La proroga degli incentivi biogas al 2022

Per dare continuità agli investimenti nel settore e favorire lo sviluppo dell’economia circolare in ambito agricolo, anche il Milleproroghe 2022 (legge n. 15-2022) ha prolungato al 2022 gli incentivi previsti dalla legge di bilancio 2019 per gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, con potenza non superiore a 300 kW, realizzati da imprenditori agricoli a servizio dei processi aziendali. 

Consulta il testo della legge n. 15-2022, conversione del decreto Milleproroghe 2022

Consulta il testo del decreto Milleproroghe n. 228-2021 coordinato con la legge di conversione n. 15-2022

Contratti di sviluppo per filiere strategiche e rinnovabili: in arrivo i fondi PNRR

A disposizione, circa 2,2 miliardi, tra risorse della legge di Bilancio 2022 e PNRR. Ai 450 milioni per il 2022 destinati ai contratti di sviluppo dalla Manovra, si aggiungono infatti un miliardo e 750 milioni a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza per progetti in materia di rinnovabili e batterie e per investimenti in filiere strategiche del Made in Italy.

Oltre al provvedimento annunciato da Giorgetti con la nuova disciplina del contratto di sviluppo, già firmato e di prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale, sono quindi in arrivo altri due decreti ministeriali contenenti le modalità di accesso ai finanziamenti agevolati e ai contributi a fondo perduto per i progetti di investimento targati PNRR. Saranno poi altrettanti decreti direttoriali a fissare i termini per la presentazione delle domande di agevolazione.

Cambiano le regole per i contratti di sviluppo

“Sosteniamo i programmi d’investimento che puntano ad accrescere la competitività del sistema produttivo italiano all’interno delle strategiche filiere europee dall’alto valore tecnologico e industriale che impattano in maniera decisiva sul futuro del Paese”, ha dichiarato il ministro Giorgetti annunciando la firma del provvedimento che ridisegna i contratti di sviluppo per farne uno strumento a supporto della reindustrializzazione e della valorizzazione del patrimonio industriale nazionale.

Nel decreto, ha spiegato il ministro, è stata prevista anche una norma volta a sostenere i lavoratori coinvolti in aree territoriali e aziende in crisi, “legando la concessione di incentivi agli impegni degli investitori ad assumerli”. In pratica, la nuova disciplina sulla valutazione e ammissione a finanziamento dei progetti prevede un impegno, per le imprese che realizzano programmi di sviluppo con connesso incremento occupazionale, ad assumere in via prioritaria i percettori di interventi di sostegno al reddito, disoccupati a seguito di procedure di licenziamento collettivo e lavoratori di aziende coinvolte in tavoli di crisi attivi presso il MISE.

Un miliardo dal PNRR per rinnovabili e batterie

Un ulteriore decreto sarà dedicato a dare attuazione – principalmente attraverso i contratti di sviluppo – al progetto di investimento 5.1 “Rinnovabili e batterie”, che rientra nella seconda componente della Missione 2 (M2C2) del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dedicata a “Energia rinnovabile, idrogenico, rete e mobilità sostenibile”.

L’obiettivo è potenziare le filiere collegate alla transizione ecologica nei settori fotovoltaico, eolico, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, realizzando investimenti in infrastrutture industriali high-tech e automazione, ricerca e sviluppo, brevetti e innovazione e favorendo anche i processi di riconversione industriale con la costruzione di Gigafactory per realizzare batterie e pannelli fotovoltaici e per l’eolico. L’intervento punta anche a generare nuovi posti di lavoro e alla crescita del capitale umano, investendo in nuove capacità e competenze.

Del miliardo di euro a disposizione del progetto “Rinnovabili e batterie”, 400 milioni andranno al fotovolatico, 100 milioni all’eolico e 500 milioni alle batterie elettriche. Il 40% dei fondi – in linea con quanto previsto dal decreto Semplificazioni – dovrà andare agli investimenti nel Mezzogiorno, quindi nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Contratti di sviluppo per le filiere industriali strategiche del Made in Italy

Infine, un ulteriore provvedimento darà attuazione al progetto di investimento “Competitività e resilienza delle filiere produttive”, nell’ambito della Componente 2 della prima Missione del Recovery Plan (M1C2), relativa a “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”.

Attraverso lo strumento dei contratti di sviluppo, si mira a finanziare progetti di digitalizzazione, innovazione e accrescimento della competitività presentati da imprese appartenenti a una serie di filiere industriali strategiche:

  • automotive,
  • microelettronica e semiconduttori,
  • metallo ed elettromeccanica,
  • chimico-farmaceutico,
  • turismo,
  • design, moda e arredo,
  • agroindustria,
  • tutela ambientale.

Con i 750 milioni del PNRR il MISE punta a finanziare almeno 40 contratti di sviluppo, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno. Chimico-farmaceutico e agroindustria dovrebbero assorbire da soli 300 milioni di euro.

PMI e tecnologie 4.0: in arrivo 678 milioni per investimenti e risparmio energetico

Un nuovo regime di aiuti di 678 milioni di euro è stato istituito dal ministro dello sviluppo economico al fine di supportare gli investimenti delle piccole e medie imprese italiane nella messa in atto di progetti innovativi che si leghino a tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico.

Questo è previsto dal decreto firmato dal titolare del Mise che va a disciplinare i finanziamenti garantiti dal programma d’investimento europeo React-Eu e dai fondi di coesione.

Afferma Giorgetti “Da ministro dello sviluppo economico è mio dovere tutelare le imprese italiane, individuando tutte le risorse e gli strumenti necessari per sostenere gli investimenti in progetti innovativi che mirano anche a ridurre l’impatto energetico sui processi produttivi. E’ questa un’altra importante linea d’azione da perseguire per fronteggiare, in un’ottica di medio e lungo periodo, il caro bollette“.

La capacità del nostro sistema imprenditoriale di rimanere competitivo sui mercati – aggiunge il ministro – passa infatti dall’ammodernamento degli impianti attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie che, oltre a incrementare la produttività e migliorare la sostenibilità ambientale, devono favorire sviluppo e occupazione“.

In particolare, i finanziamenti previsti dal nuovo regime di aiuti sono destinati:

  • Per circa 250 milioni agli investimenti da realizzare nelle regioni del Centro – Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria e Province Autonome di Bolzano e di Trento);
  • Per circa 428 milioni sono previsti per quelli nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna). Di queste risorse, una quota pari al 25% è destinata ai progetti proposti dalle micro e piccole imprese.

Ogni investimento innovativo avrà un importo massimo agevolabile non superiore a 3 milioni di euro e dovrà essere finalizzato ad una trasformazione digitale dell’attività manifatturiera delle Pmi grazie al supporto di tecnologie abilitanti individuate dal piano Transizione 4.0.

I progetti che mirano a favorire l’economia circolare, la sostenibilità ambientale e il risparmio energetico godranno di un particolare booster.

Le imprese che sceglieranno di richiedere l’agevolazione dovranno essere in possesso del seguente requisito fondamentale:

  • Non dovranno aver effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso uno stabilimento situato in un’altra parte dello Spazio Economico Europeo (SEE) che realizzi prodotti o servizi oggetto dell’investimento, impegnandosi a non farlo anche fino ai 2 anni successivi al completamento dell’investimento stesso.

Le agevolazioni verranno concesse utilizzando le possibilità offerte dal Temporary framework comunitario.

La Corte dei Conti provvederà alla registrazione del decreto.

Tempistiche di presentazione delle domande.

Le PMI che vorranno beneficiare delle agevolazioni, potranno presentare domanda nei termini e nelle modalità che verranno definite con un successivo provvedimento ministeriale.

Aiuti R&S e innovazione sostenibile

Competitività e resilienza, transizione ecologica, innovazione dell’organizzazione e di processo, industrializzazione dei risultati della ricerca e sviluppo. Sono questi gli obiettivi cui devono tendere gli investimenti delle imprese per ottenere gli aiuti sotto forma di finanziamenti agevolati, contributi a fondo perduto, in conto spese e in conto impianti a valere sulle risorse disponibili nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del Fondo crescita sostenibile (Fcs).

Per ottenere le agevolazioni messe a disposizione dal ministero dello sviluppo economico fino a copertura del 100% degli investimenti, le imprese impegnate nella ricerca e sviluppo sperimentale, anche a rilevante impatto tecnologico, e nella ricerca di base e applicata condotta in sinergia con le università, dovranno portare a termine i progetti ammissibili nell’ambito delle filiere produttive della moda e design, dell’agroindustria, della microelettronica, della chimica, e così via all’interno dei Contratti di sviluppo (di cui al decreto 13 gennaio 2022), mentre finanziamenti agevolati e contributi alla spesa fino al 60% potranno essere concessi a fronte di programmi di investimento previsti dagli Accordi per l’innovazione e la competitività del sistema produttivo di specifici ambiti territoriali (di cui al decreto 31 dicembre 2021).

I programmi di spesa coerenti con le finalità del Green new deal italiano nell’innovazione, finalizzati al miglioramento della sostenibilità come l’economia circolare, la decarbonizzazione, il turismo sostenibile, la riduzione dell’uso della plastica, e così via, potranno invece ottenere aiuti fino al 70% dei costi per immobilizzazioni materiali, immateriali e per le consulenze (decreto del ministero dello sviluppo economico 1° dicembre 2021).

I programmi di sviluppo industriale all’interno dei Contratti di sviluppo devono riguardare un’iniziativa imprenditoriale finalizzata alla produzione di beni e/o servizi, per la cui realizzazione sono necessari uno o più progetti d’investimento e progetti di ricerca e sviluppo. Per quanto riguarda l’innovazione dell’organizzazione e di processo, le imprese di grandi dimensioni sono ammissibili solo nell’ambito di un programma congiunto con pmi, dove queste ultime sostengono cumulativamente almeno il 30% del totale dei costi ammissibili del progetto. Attraverso gli Accordi per l’innovazione il ministero mira a favorire la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata, finalizzate alla realizzazione e/o al miglioramento di nuovi prodotti e processi, condotta in sinergia tra università e imprese, comprese quelle artigiane. Contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati potranno essere concessi anche per immobilizzazioni materiali, immateriali nell’ambito degli investimenti agevolati targati Green new deal italiano, finalizzati alla transizione ecologica. Tali incentivi si aggiungono agli aiuti concedibili a fronte di spese sostenute per la realizzazione di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, quali costi del personale, per strumentazioni e attrezzature, per know how, brevetti, materiali e spese generali.

MISE: Contributi per progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la Transizione ecologica e circolare negli ambiti del Green New Deal italiano

Area Geografica: Italia

Scadenza: BANDO APERTO | Scadenza il 31/12/2023

Beneficiari:  Enti locali , Micro impresa , Enti NON PROFIT, Imprenditoria femminile, Imprenditoria giovanile, Piccola e Media Impresa, Grande impresa, Impresa individuale

Settore: Servizi/No Profit, Pubblico, Industria, Artigianato, Agroindustria/Agroalimentare

Spese finanziate: Consulenze/Servizi, Risparmio energetico/Fonti rinnovabili, Innovazione Ricerca e Sviluppo, Attrezzature e macchinari

Agevolazione: Contributo a fondo perduto, Finanziamento a tasso agevolato


Cosa offre il bando

L’intervento del Fondo per la crescita sostenibile (FCS) definito con il decreto Ministro dello sviluppo economico (MISE) di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze 1° dicembre 2021 prevede la concessione di agevolazioni finanziarie a sostegno dei progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare a sostegno delle finalità del “Green New Deal italiano”.

La misura “Progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare negli ambiti del Green New Deal italiano” è destinata al sostegno dei progetti di imprese ammesse ai finanziamenti agevolati Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), e prevede la concessione di contributi a sostegno delle attività di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e, per le PMI, di industrializzazione dei risultati della ricerca e sviluppo.

Possono partecipare al bando le imprese di qualsiasi dimensione che esercitano attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e centri di ricerca, che presentano progetti singolarmente o in forma congiunta. I soggetti beneficiari possono presentare programmi anche congiuntamente tra loro, previa indicazione del soggetto capofila e fermo restando un importo progettuale a carico di ciascuna impresa partecipante di valore non inferiore a euro 3.000.000.

L’intervento sostiene progetti coerenti con gli ambiti di intervento del Green New Deal italiano, con particolare riguardo agli obiettivi di:

  1. decarbonizzazione dell’economia
  2. economia circolare
  3. riduzione dell’uso della plastica e sostituzione della plastica con materiali alternativi
  4. rigenerazione urbana
  5. turismo sostenibile
  6. adattamento e mitigazione dei rischi sul territorio derivanti dal cambiamento climatico

Le attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale devono essere finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti.

Gli investimenti per l’industrializzazione, che sono ammessi esclusivamente per le PMI, devono avere un elevato contenuto di innovazione e sostenibilità, ed essere volti a diversificare la produzione di uno stabilimento mediante prodotti nuovi aggiuntivi ovvero a trasformare radicalmente il processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente. Possono essere ammessi distintamente ovvero insieme ad un progetto di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nell’ambito di un programma integrato presentato per l’ottenimento di agevolazioni, alle condizioni previste dal decreto.

Ai fini dell’ammissibilità alle agevolazioni, i programmi devono prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a euro 3.000.000  e non superiori a euro 40.000.000.

Le imprese accedono alle agevolazioni secondo due distinte procedure:

  1. a sportello, per i programmi di importo non inferiore a 3 milioni e non superiore a 10 milioni di euro, con un massimo di tre imprese partecipanti
  2. negoziale, per i programmi di importo superiore a 10 milioni e non superiore a 40 milioni di euro, con un massimo di cinque imprese partecipanti.

 Le agevolazioni sono:

  • Finanziamenti agevolati del FRI, accompagnati da finanziamenti bancari e in presenza di idonea attestazione creditizia, per una percentuale nominale delle spese e dei costi ammissibili non inferiore al 50 per cento e, comunque, non superiore al 70 per cento. 

Il finanziamento agevolato può essere assistito da idonee garanzie ed è concesso a un tasso non inferiore allo 0,50 per cento nominale annuo.

La durata del finanziamento può assumere un valore minimo di 4 anni e massimo di 15 anni, comprensivo di un periodo di preammortamento commisurato alla durata in anni interi del progetto o programma e, comunque, non superiore a 4 anni decorrenti dalla data di sottoscrizione del contratto di finanziamento.

  • Contributi a fondo perduto, per una percentuale massima delle spese e dei costi ammissibili di progetto:
  • pari al 15 per cento come contributo alla spesa, a sostegno delle attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e per l’acquisizione delle prestazioni di consulenza relative alle attività di industrializzazione
  • pari al 10 per cento come contributo in conto impianti, per l’acquisizione delle immobilizzazioni oggetto delle attività di industrializzazione.

Il bando intende sostenere i progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare a sostegno delle finalità del “Green New Deal italiano”.

A chi si rivolge

I soggetti beneficiari della misura sono le imprese operanti nel settore industriale, agroindustriale, artigiano, dei servizi all’industria e i centri di ricerca, anche in forma congiunta. 

Cosa finanzia

L’incentivo sostiene progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale volti alla realizzazione di nuovi prodotti, processi, servizi o al loro miglioramento, in linea con gli obiettivi del Green New Deal italiano:

  • economia circolare
  • decarbonizzazione 
  • riduzione dell’uso di plastica e sostituzione con materiali alternativi
  • rigenerazione urbana
  • turismo sostenibile
  • mitigazione del rischio e adattamento ai cambiamenti climatici

Sono previsti 2 procedure per l’assegnazione dell’incentivo: 

  • a sportello, per i programmi dai 3 milioni ai 10 milioni di euro, con un massimo di 3 imprese partecipanti
  • negoziale, per i programmi da oltre 10 milioni ed entro i 40 milioni di euro, con un massimo di 5 imprese partecipanti

L’agevolazione consiste in finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto:

1) Finanziamenti a tasso agevolato dal Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca (FRI) e finanziamenti bancari – previa idonea attestazione creditizia – a copertura del 50-70% delle spese ammissibili. 

  • Durata finanziamenti: 4-15 anni, incluso un periodo di preammortamento di massimo 4 anni

2) Contributi a fondo perduto del:

  • 15% come contributo alla spesa dei progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale e delle consulenze per le attività di industrializzazione
  • 10% in contributi in conto impianti per l’acquisto di immobilizzazioni per le attività di industrializzazione.

Requisiti del progetto

  • Spesa minima 3.000.000€
  • Spesa massima 40.000.0000€
  • Durata: 12-36 mesi ed avviati dopo la domanda di accesso all’agevolazione al MISE

Il decreto è stato pubblicato nella GURI n. 26 del 1° febbraio 2022 Decreto (pdf)

Credito d’imposta per l’efficienza energetica nelle regioni del Sud

Lo prevede l’art. 14 del DL n. 17/2022 per le imprese che effettuano investimenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia volti ad ottenere una migliore efficienza energetica ed a promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili

Contributo sotto forma di credito d’imposta per l’efficienza energetica nelle regioni del Sud: è quanto prevede l’articolo 14 del decreto-legge n. 17/2022 pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale.

Alle imprese che effettuano investimenti nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia volti ad ottenere una migliore efficienza energetica ed a promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili, fino al 30 novembre 2023 è attribuito un contributo sotto forma di credito d’imposta, nel limite di 145 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, nella misura massima consentita dal regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, senza l’applicazione dei limiti di cui all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.

Il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito d’impresa né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Il credito d’imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive, non porti al superamento del costo sostenuto.

I costi ammissibili all’agevolazione corrispondono ai costi degli investimenti supplementari necessari per conseguire un livello più elevato di efficienza energetica e per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nell’ambito delle strutture produttive.

Con decreto del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, di concerto con il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti i criteri e le modalità di attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo, con particolare riguardo ai costi ammissibili all’agevolazione, alla documentazione richiesta, alle procedure di concessione, anche ai fini del rispetto del limite degli oneri annuali di cui al comma 1, nonché alle condizioni di revoca e all’effettuazione dei controlli.

L’agevolazione è concessa ai sensi e nel rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dal regolamento (UE) n. 651/2014.

Agli oneri derivanti, pari a 145 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per lo sviluppo e la coesione di cui all’articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178.

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