In arrivo il decreto per il Piano 5.0: bonus dal 5 al 45% per spese green fino a 50 milioni

Il pacchetto, con una dotazione di 6,3 miliardi per il 2024-2025, prevede tagli dei consumi energetici almeno del 3%. Ammessa la formazione del personale fino a 300mila euro.

La lunga attesa dei nuovi incentivi all’innovazione, che sta penalizzando il mercato dei beni strumentali, sta per terminare. Nel decreto Pnrr, che approderà a uno dei primi consigli dei ministri successivi a quello in programma nei giorni scorsi, troverà posto il piano Transizione 5.0 elaborato dal ministero delle Imprese e del made in Italy. I nuovi crediti di imposta saranno finanziati con 6,3 miliardi del RepowerEu, il capitolo sulla transizione energetica entrato nel Pnrr dopo il negoziato con la Commissione europea.

Il piano introduce un incentivo alla doppia transizione dei processi produttivi (digitale ed energetica) a fronte di nuovi investimenti effettuati nel biennio 2024-2025. Potranno accedervi imprese di qualsiasi dimensione, forma giuridica, attività economica o localizzazione geografica a patto di presentare un progetto di innovazione finalizzato a ridurre i consumi energetici di almeno il 3% (oppure in alternativa, i processi interessati dall’investimento almeno del 5%) e basato esclusivamente sui beni strumentali materiali (macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi di fabbrica indicati nella legge di bilancio 2017 che aveva definito il piano Industria 4.0.

A condizione di aver rispettato questi requisiti di base, saranno inoltre inclusi gli investimenti in beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili (escluse biomasse) e le spese per la formazione in competenze per la transizione ecologica. Quest’ultime, in particolare, saranno ammesse solo entro il 10% dell’investimento complessivo, con un tetto a 300mila euro e limitazione all’attività di formatori esterni all’azienda.

Le aliquote

Il sistema di agevolazione si comporrà di nove differenti aliquote, incrociando volumi di investimento con risultati in termini di risparmio energetico. 

In sostanza per investimenti fino a 2,5 milioni, effettuati principalmente dalle Pmi, il credito di imposta arriverà al 45% nella terza classe di efficienza energetica, cioè quella che darà risultati migliori di risparmio. Si scende rispettivamente al 40% e al 35% nella seconda e prima classe. L’intensità dell’aiuto cala all’aumentare dell’investimento, secondo la logica di premiare di più le piccole e medie aziende rispetto ai grandi gruppi. Così nella fascia 2,5-10 milioni di spesa il credito d’imposta sarà del 25% nella terza classe di efficienza energetica, del 20% nella seconda e del 15% nella prima classe. Infine, tra 10 e 50 milioni il beneficio fiscale sarà rispettivamente del 15%, 10% e 5 per cento.

Le aliquote sarebbero le seguenti

Per investimenti fino a 2,5 milioni:

  • classe I: 35%
  • classe II: 40%
  • classe III: 45%

Per investimenti tra 2,5 e 10 milioni

  • classe I: 15%
  • classe II: 20%
  • classe III: 25%

Per investimenti tra 10 e 50 milioni

  • classe I: 5%
  • classe II: 10%
  • classe III: 15%

 PER IL BIENNIO 2024 / 2025  il piano Transizione 4.0 -che resta a disposizione delle aziende che si limitano solo agli investimenti “digitali” senza componente “green”, prevede le seguenti aliquote:

  • Per investimenti fino a 2,5 milioni: 20%
  • Per investimenti tra 2,5 e 10 milioni: 10%
  • Per investimenti tra 10 e 20 milioni: 5%

Si noti che la terza aliquota è limitata a 20 milioni, mentre il piano Transizione 5.0 la porta a 50 milioni.

Chiarito questo punto, si può calcolare la premialità netta – cioè il reale beneficio – del piano Transizione 5.0, facendo la differenza tra l’aliquota comunque spettante grazie al piano Transizione 4.0 e le nuove aliquote del piano Transizione 5.0.

E dunque

Per investimenti fino a 2,5 milioni:

  • classe I: 15%
  • classe II: 20%
  • classe III: 25%

Per investimenti tra 2,5 e 10 milioni

  • classe I: 5%
  • classe II: 10%
  • classe III: 15%

Per investimenti tra 10 e 50 milioni

  • classe I: 0% fino a 20 milioni e 5% sopra i 20 milioni
  • classe II: 5% fino a 20 milioni e 10% sopra i 20 milioni
  • classe III: 10% fino a 20 milioni e 15% sopra i 20 milioni

Doppia certificazione

Come richiesto anche dalla Commissione europea nel corso del negoziato per il via libera alla misura, il sistema di verifica sarà particolarmente stringente. Il progetto di investimento dovrà essere certificato da un valutatore indipendente a cui spetterà attestare, ex ante, il rispetto dei criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo di energia. Poi, ex post, servirà una certificazione sulla effettiva realizzazione degli investimenti in conformità a quanto progettato.

Le imprese che non raggiungeranno gli obiettivi di efficienza energetica ma acquisteranno beni tecnologicamente avanzati funzionali alla digitalizzazione potranno comunque continuare a beneficiare degli attuali incentivi del piano Transizione 4.0, molto meno generosi però. Transizione 4.0 dovrebbe infatti continuare ad essere operativo per investimenti effettuati nel 2024 e nel 2025 (con estensione ai beni consegnati entro il 30 giugno 2026 a patto di aver versato entro l’anno precedente un acconto di almeno il 20% al venditore). Di certo, l’attesa degli incentivi rafforzati del piano Transizione 5.0 negli ultimi mesi ha raffreddato gli acquisti delle imprese. Secondo l’ultimo monitoraggio di Ucimu, l’associazione dei produttori di macchine utensili, nel trimestre ottobre-dicembre gli ordini sul mercato nazionale si sono ridotti del 69% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Le parole del Ministro Urso sono inequivocabili e dichiarano l’impegno preso, ora diventato legge:

“Tra gli investimenti agevolabili sono inclusi anche quelli per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, destinati all’autoconsumo. Punteremo a privilegiare al massimo la tecnologia europea e, quindi, nazionale. Per questo, per favorire la tecnologia nazionale, nel decreto Energia abbiamo già previsto una norma in base alla quale l’ENEA realizzerà un registro con tre classi di prestazione energetica degli impianti fotovoltaici. Quindi, il Piano Transizione 5.0 agevolerà, con maggiore intensità, gli investimenti su impianti della prima classe in cui si concentra, soprattutto, l’offerta di produttori europei e italiani.

Investimenti 5.0: in cosa consistono

Rispetto al Piano Transizione 4.0 il potenziamento della misura è evidente. Le spese sostenute nel biennio 2024-2025 dovranno riguardare investimenti in:

  • beni strumentali materiali o immateriali 4.0 (allegati A e B della legge 11 dicembre 2016, n. 232);
  • beni necessari all’autoproduzione e all’autoconsumo da fonti rinnovabili (escluse biomasse);
  • formazione del personale sulle competenze per la transizione green (entro il limite del 5% dell’investimento totale agevolato – non agevolabile in forma autonoma).

Di seguito una tabella esplicativa relativa allo stanziamento delle risorse:

L’attuazione delle misure sarà tempestiva. Entro i primi 3 mesi del 2024, ovvero entro due mesi da oggi, i crediti d’imposta saranno messi a disposizione delle imprese, tramite un decreto ad hoc, che indichi i dettagli:

  • regole attuative;
  • interventi ammissibili;
  • requisiti di risparmio energetico minimo;
  • tetto massimo di spesa

Come funzionerà il credito d’imposta: premiata la sostenibilità

Il beneficio fiscale potrà aumentare in funzione dei risultati raggiunti in termini di risparmio energetico ed efficienza, risultati che dovranno essere certificati da una sorta di “certificatore” che attesterà sia la situazione precedente, sia la condizione di efficientamento energetico ottenuta (ante/post):

  • riduzione dei consumi finali di energia per almeno il 3%;
  • risparmio energetico conseguito almeno del 5% per quanto riguarda i processi legati agli investimenti 4.0.

La novità introdotta dal Piano Transizione 5.0 riguarda un’aliquota aggiuntiva crescente in base al risparmio energetico apportato.

Di seguito, i soggetti autorizzati al rilascio delle certificazioni (anche detti, valutatori indipendenti):

  • EGE (Esperto in Gestione dell’Energia) accreditate UNI CEI 11339;
  • ESCO accreditate UNI CEI 11352;
  • Organizzazioni accreditate ISO50001;
  • Geologi, ingegneri e periti industriali iscritti all’ordine professionale di riferimento e appartenenti all’organico della società richiedente la diagnosi energetica.

Si tratterà, perciò, di un credito d’imposta migliorativo rispetto a quello già previsto da Transizione 4.0. Le aliquote agevolative non sono ancora certe, ma secondo le anticipazioni potrebbero arrivare a un massimo del 20% e potranno sommarsi a quelle del Piano Transizione precedente.

In sintesi, l’aliquota massima per le imprese che potranno sommare i due incentivi sarà del 40%, a cui potrebbero aggiungersi due ulteriori aliquote minori per un massimo complessivo del 45%.

L’intensità del beneficio e quindi la percentuale di credito d’imposta riconosciuto varieranno in base ai miglioramenti conseguiti in termini di efficienza energetica a livello di impresa (almeno del 3%) o a livello di processo produttivo interessato (almeno del 5%).

Ricordiamo che entro il secondo trimestre 2026 è attesa anche la pubblicazione del rapporto di valutazione di competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy attestante il raggiungimento dell’obiettivo di 0,4 Mtep di risparmio energetico. Per questa stessa scadenza, l’ammontare del credito dovrà essere stato stanziato.

PMI: incentivi per il fotovoltaico

Lo schema, rivolto alle micro, piccole e medie imprese prevede contributi a fondo perduto, mediamente fino al 45% dell’investimento complessivo, per l’acquisto di impianti e relative tecnologie digitali, che consentano la produzione diretta di energia da fonti rinnovabili per l’autoproduzione, con consumo immediato o attraverso sistemi di accumulo/stoccaggio.

Saranno escluse, con specifiche eccezioni, le imprese con ricavi lordi generati dal settore o dall’attività vincolata non superiori al 50%) nei settori:

  • produzione di energia basata su combustibili fossili e attività correlate;
  • industrie ad alta intensità energetica o a elevate emissioni di CO2;
  • produzione, noleggio o vendita di veicoli inquinanti (a emissioni diverse da zero);
  • raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti;
  • lavorazione del combustibile nucleare, produzione di energia nucleare.

Piano Transizione 5.0: come si calcolano gli incentivi

Per investimenti da 0 a 2,5 milioni di euro, il credito d’imposta ammonterà al 35% delle spese, nella prima classe energetica; al 40% per la seconda classe energetica e al 45% nella terza.

Per intervento dal costo da 2,5 a 10 milioni di euro, le percentuali di credito d’imposta del Piano transizione 5.0 prevedono il 15% di bonus nella prima fascia, il 20% nella seconda e il 25% nella terza.

Le spese maggiori, da 10 a 50 milioni di euro, godranno di percentuali agevolate previste variano dal 5% della prima classe di efficienza energetica, al 10% della seconda fascia, fino al 15% della terza.

Gli esperti, a caldo, hanno paragonato questa misura scatenante per la transizione ecologica, come il Piano Industria 4.0 fu per la transizione digitale.

Una piccola e media impresa potrà installare un impianto fotovoltaico grazie al nuovo credito d’imposta e risparmiare sui costi energetici assumendo un’immagine sostenibile.

Quali sono le novità in termini di incentivi per le imprese?

Le principali misure per le imprese, pari ad un ammontare di 12,4 miliardi di €, riguardando:

6,3 miliardi di €, in luogo dei 4 milioni di € previsti inizialmente, per il riconoscimento di 3 crediti d’imposta per le spese sostenute tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025 relativi a:

        -acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0 (3,78 miliardi di €);

        -acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili (1,89 mld €);

        -spese per la formazione del personale in competenze per la transizione verde (630 milioni di €).

Tali attività dovranno produrre dei risultati misurati in termini di efficienza energetica o risparmio di energia e l’intensità del beneficio fiscale aumenterà in base ai miglioramenti conseguiti.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è già al lavoro per l’emanazione delle norme di legge e dei decreti ministeriali, cui seguiranno i nuovi bandi per le nuove misure.

NOVITA’:

Secondo diverse anticipazioni:

  • Il progetto di innovazione deve essere finalizzato a ridurre i consumi energetici di almeno il 3% (oppure in alternativa, i processi interessati dall’investimento almeno del 5%) e basato esclusivamente sui beni strumentali materiali (macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) tecnologicamente avanzati e interconnessi ai sistemi di fabbrica indicati nella legge di bilancio 2017 che aveva definito il piano Industria 4.0.
  • Saranno riconosciuti anche l’acquisto di beni per l’autoproduzione e autoconsumo da fonti rinnovabili e le spese per la formazione in competenze per la transizione ecologica.
  • Le aliquote del credito d’imposta varieranno in base ai volumi di investimento e risultati in termini di risparmio energetico, dal 5% al 45%.

Per rendere certe ed ufficiali le indicazioni, si attende la pubblicazione di un decreto di prossima emanazione.

Transizione 5.0 è il risultato della proposta che l’Italia ha portato in seno all’Ue che è stata approvata dalla Commissione il 24 novembre e dal Consiglio l’8 dicembre. Si tratta di novità strutturali che impattano il Pnrr italiano, passato intanto da 191,5 a 194,4 miliardi di euro, a 614 da 527 obiettivi, da 6 a 7 missioni, con l’introduzione del capitolo Repower Ue. Le riforme che l’Italia dovrà attuare passano da 69 a 66. Il nuovo Pnrr stanzia 2,9 miliardi di euro a supporto del sistema produttivo per la transizione ecologica, tecnologie net zero e competitività e resilienza delle filiere produttive strategiche. Tutti gli investimenti sono tesi ad agevolare l’efficienza energetica dei processi produttivi, l’autoconsumo di elettricità, l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse, ma tutte queste misure dipendono dai decreti attuativi che ancora non sono stati pubblicati.

La novità più dirompente è l’introduzione di tre nuovi crediti di imposta per una capienza di 6,3 miliardi di euro nel biennio 2024-25, che si sommano al piano transizione 4.0. Mentre quest’ultimo continuerà a incentivare l’acquisto di beni e software 4.0; il 5.0 invece introdurrà nuove misure per tutti gli investimenti in beni e attività che genereranno risparmi energetici o apporteranno efficienza energetica. I tre crediti in particolare agevolano:

  • L’acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0 per 3,78 miliardi di euro;
  • L’acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili ad esclusione delle biomasse per 1,8 miliardi di euro;
  • Le spese per la formazione del personale in competenze per la transizione verde per 630 milioni di euro.

Efficienza e Risparmio di energia

Le attività oggetto dell’agevolazione dovranno produrre dei risultati misurati in termini di efficienza energetica e risparmio di energia. A tal fine sarà necessario rispettare una delle seguenti due condizioni: nel caso degli investimenti in beni 4.0, il risparmio energetico conseguito nei processi target dovrà essere pari ad almeno il 5% rispetto ai consumi precedenti per gli stessi processi; mentre nel caso di attività non legate a specifici processi target, la riduzione del consumo finale di energia dovrà essere di almeno il 3%. L’intensità del beneficio sarà modulata su almeno una determina tre aliquote in base ai risultati conseguiti. Il progetto dovrà essere accompagnato da certificazione ex ante da un professionista che attesta la validità dell’opera ed ex post un’ulteriore certificazione dovrà verificare che i parametri siano effettivamente rispettati. Il decreto attuativo dovrà arrivare nei primi mesi del 2024.

Obiettivi

li obiettivi del Piano Transizione 5.0 sono:

  • Incrementare l’efficienza energetica e promuovere l’adozione dell’autoproduzione di energia rinnovabile nelle imprese, con l’obiettivo di conseguire un risparmio cumulativo di 0,4 Mtep nei consumi energetici nel periodo 2024-2026.
  • Sostenere la digitalizzazione delle imprese, attraverso l’adozione di tecnologie innovative, come la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la stampa 3D e il cloud computing.
  • Promuovere la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali.

Da dove nasce il piano transizione 5.0

La pandemia prima, con i suoi effetti globali, il ripresentarsi poi di drammatici conflitti con la loro scia di crisi economiche, energetiche e sociali, l’aggravarsi delle due grandi emergenze date dai cambiamenti climatici e dalla crescita delle disuguaglianze hanno messo in luce però la necessità di un ripensamento dello sviluppo, e quindi dei modelli di business, verso una maggiore sostenibilità sociale ed ambientale. È da questa istanza sociale che nasce la “transizione 5.0” che coinvolge sia il sistema produttivo sia, in generale, tutte le componenti della società e, quindi, in primis, anche la sua politica e la sua amministrazione.

La transizione 5.0 rappresenta, perciò, quello che si potrebbe definire un nuovo paradigma che integra l’automazione avanzata, la collaborazione uomo-macchina e la sostenibilità. L’intento di tale transizione è, quindi, quello di rendere le imprese e le organizzazioni qualitativamente migliori, creando un ambiente di lavoro innovativo, fondato su una migliore commistione tra le capacità umane e le tecnologie digitali.

Secondo la visione dell’Unione europea, la transizione 5.0 è in grado di apportare benefici alle imprese, ai lavoratori e alla società ed è caratterizzata da essere “umanocentrica”, sostenibile e resiliente. Tale transizione riguarda ovviamente anche l’amministrazione pubblica. Si tratta infatti di un paradigma che nasce proprio da una diversa concezione della società, la “società 5.0”. Una società che mira a trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico e la soluzione dei problemi sociali e ambientali. In questa società l’obiettivo principale non è semplicemente la crescita economica, ma il benessere di ogni individuo. In questo contesto, la tecnologia e l’innovazione digitale sono fattori determinanti per migliorare la qualità della vita delle persone e ampliarne le possibilità; per risolvere le sfide ambientali e sociali; per creare una società più equa e sostenibile di fronte alla attuale crescita delle disuguaglianze e all’emergenza climatica.

Centralità dell’essere umano

Già l’attuale tendenza del processo di riforma della pubblica amministrazione, mettendo al centro le persone, coglie la prima delle caratteristiche della transizione 5.0, ossia la centralità dell’essere umano nei processi di produzione ed erogazione dei servizi. Una centralità che riguarda sia i dipendenti pubblici, che tuttora soffrono spesso di un’organizzazione rigida, basata più sulle regole che sulle potenzialità di ciascuno, sia gli utenti dei servizi, lasciati a volte soli di fronte ad una digitalizzazione delle interfacce poco attenta all’effettiva fruibilità, specie delle fasce più deboli.

Sostenibilità

La seconda caratteristica di questa transizione è quella della sostenibilità che impatta fortemente sia sulle imprese che sulla PA. Anche le amministrazioni devono fare la loro parte sia attuando con coraggio, lungimiranza e creatività le politiche di regolazione tese a ridurre le emissioni, sia divenendo esse stesse più sostenibili riducendo il consumo di energia e le emissioni di gas serra, comprando prodotti e servizi ecocompatibili, efficientando gli edifici pubblici e promuovendo comportamenti virtuosi dei dipendenti. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e la produzione additiva possono svolgere un ruolo importante in tal senso, ottimizzando l’efficienza delle risorse e riducendo al minimo gli sprechi.

Resilienza

La resilienza costituisce il terzo pilastro della transizione 5.0 e vale, anch’essa, sia per le imprese sia per la PA e si riferisce alla necessità di sviluppare attività e organizzazioni più solide e meglio preparate a far fronte a malfunzionamenti. I cambiamenti geopolitici e le catastrofi naturali, come la pandemia di Covid-19, evidenziano l’importanza di assetti adattabili e processi aziendali flessibili, soprattutto dove le catene del valore sono al servizio dei bisogni fondamentali dell’uomo, come nel campo dell’assistenza sanitaria e della sicurezza.

La “transizione 5.0” supera quindi il concetto dell’impresa 4.0, ma non per questo diminuisce l’importanza dell’innovazione e della trasformazione digitale che, sempre più, costituiscono gli strumenti fondamentali per uno sviluppo giusto e per contrastare quel “sonnambulismo diffuso” denunciato dall’ultimo rapporto del Censis e a cui non possiamo e non vogliamo rassegnarci.

Beneficiari del Piano Transizione 5.0

I beneficiari del Piano Transizione 5.0 sono le imprese di qualsiasi dimensione, incluse le micro, piccole e medie imprese (PMI).

Tipologie di Investimenti Agevolabili

Gli investimenti agevolabili dal Piano Transizione 5.0 sono quelli finalizzati a:

  • Incrementare l’efficienza energetica, attraverso l’acquisto di beni strumentali nuovi che consentano di migliorare l’efficienza energetica dei processi produttivi.
  • Adottare tecnologie innovative, come la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la stampa 3D e il cloud computing.
  • Promuovere la sostenibilità, attraverso l’adozione di soluzioni innovative per la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.

Si tratterà di un credito d’imposta incrementativo rispetto a quello già previsto da Transizione 4.0. Le aliquote agevolative non sono ancora definite, ma secondo le anticipazioni fornite arriveranno a un massimo del 20% e potranno sommarsi a quelle di Transizione 4.0. Pertanto l’aliquota massima per le imprese che potranno sommare i due incentivi sarà del 40%, a cui potrebbero aggiungersi due ulteriori aliquote minori per un massimo complessivo del 45%.

L’intensità del beneficio e quindi la percentuale di credito d’imposta riconosciuto varieranno in base ai miglioramenti conseguiti in termini di efficienza energetica a livello di impresa (almeno del 3%) o a livello di processo produttivo interessato (almeno del 5%).

Aliquote di Incentivo

L’incentivo previsto dal Piano Transizione 5.0 è un credito d’imposta, che può essere utilizzato in compensazione con le imposte a debito o in forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore dei beni strumentali.

L’aliquota del credito d’imposta varia a seconda della tipologia di investimento e del grado di risparmio energetico o di innovazione conseguito.

In particolare, le aliquote sono le seguenti:

  • Investimenti in beni strumentali per l’efficienza energetica
    • 50% del costo, se il risparmio energetico è almeno del 30%
    • 30% del costo, se il risparmio energetico è almeno del 20%
  • Investimenti in beni strumentali per l’innovazione
    • 40% del costo, se il bene rientra nella categoria dei beni 4.0
    • 20% del costo, se il bene non rientra nella categoria dei beni 4.0
  • Investimenti in beni strumentali per la sostenibilità
    • 30% del costo, se il bene è finalizzato alla produzione di energia da fonti rinnovabili

Requisiti per accedere al Credito d’imposta

Per accedere al credito d’imposta è necessario che gli investimenti siano realizzati entro il 31 dicembre 2026. Inoltre, i beni strumentali devono essere nuovi e acquistati da fornitori stabiliti in Italia.

Le due certificazioni per ottenere gli incentivi

Per ottenere l’incentivo sarà inoltre necessario il conseguimento di una certificazione “ex ante”, rilasciata da un valutatore indipendente che dovrà attestare che il progetto rispetti i criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo totale di energia. Una seconda certificazione “ex-post”, a investimento ultimato, attesterà l’effettiva realizzazione degli investimenti in conformità alle disposizioni della certificazione ex-ante.

I soggetti autorizzati al rilascio delle certificazioni dovrebbero essere gli stessi abilitati a produrre la certificazione tecnico-economica prevista dal Fondo per il sostegno alla Transizione Industriale per la parte relativa all’efficientamento energetico:

  • EGE (Esperto in Gestione dell’Energia) accreditate UNI CEI 11339
  • ESCO accreditate UNI CEI 11352
  • Organizzazioni accreditate ISO50001
  • Geologi, ingegneri e periti industriali iscritti all’ordine professionale di riferimento, ovvero facenti parte dell’organico della società richiedente la diagnosi energetica.

In quest’ultimo caso, ingegneri e periti industriali sarebbero autorizzati a redigere sia le perizie per il credito d’imposta 4.0 sia quelle per il 5.0, mentre gli altri sarebbero abilitati solo alle perizie 5.0. Il tetto massimo agevolabile per ciascun investimento, dovrebbe ammontare a 50 milioni di euro.

Conclusioni

Il Piano Transizione 5.0 è un importante strumento di sostegno alla digitalizzazione e alla sostenibilità delle imprese italiane.

In data odierna il Consiglio dei Ministri ha confermato il varo del già annunciato Piano Transizione 5.0. Perché possa diventare a tutti gli effetti realtà occorrerà attendere il decreto PNRR attuativo, che dovrebbe essere adottato in occasione di uno dei prossimi consigli dei ministri.

Le imprese che intendono beneficiare degli incentivi previsti dal Piano Transizione 5.0 devono presentare la domanda all’Agenzia delle Entrate entro il 31 dicembre 2026. In secondo luogo, è importante ricordare che il Piano Transizione 5.0 è un piano complesso, con una serie di requisiti da rispettare per poter accedere agli incentivi. È importante che le imprese clienti siano consapevoli di questi requisiti e che si avvalgano di un supporto qualificato per presentare correttamente la domanda.

Il piano è volto a premiare tramite il riconoscimento di incentivi la digitalizzazione e il contenimento dei consumi da parte delle imprese.

Domande frequenti

Cos’è la transizione 5.0?

La transizione 5.0 è un piano di incentivi per la digitalizzazione e la sostenibilità delle imprese italiane. È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2024 e si inserisce nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Quali sono gli obiettivi della transizione 5.0?

Gli obiettivi della transizione 5.0 sono:
Incrementare l’efficienza energetica e promuovere l’adozione dell’autoproduzione di energia rinnovabile nelle imprese, con l’obiettivo di conseguire un risparmio cumulativo di 0,4 Mtep nei consumi energetici nel periodo 2024-2026.
Sostenere la digitalizzazione delle imprese, attraverso l’adozione di tecnologie innovative, come la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la stampa 3D e il cloud computing.
Promuovere la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali.

Chi sono i beneficiari della transizione 5.0?

I beneficiari della transizione 5.0 sono le imprese di qualsiasi dimensione, incluse le micro, piccole e medie imprese (PMI).

Quali sono le tipologie di investimenti agevolabili dalla transizione 5.0?

Gli investimenti agevolabili dalla transizione 5.0 sono quelli finalizzati a:
Incrementare l’efficienza energetica, attraverso l’acquisto di beni strumentali nuovi che consentano di migliorare l’efficienza energetica dei processi produttivi.
Adottare tecnologie innovative, come la robotica avanzata, l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things, la stampa 3D e il cloud computing.
Promuovere la sostenibilità, attraverso l’adozione di soluzioni innovative per la produzione e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.

Qual è l’incentivo previsto dalla transizione 5.0?

L’incentivo previsto dalla transizione 5.0 è un credito d’imposta, che può essere utilizzato in compensazione con le imposte a debito o in forma di sconto sul corrispettivo dovuto al fornitore dei beni strumentali.

Qual è l’aliquota del credito d’imposta previsto dalla transizione 5.0?

L’aliquota del credito d’imposta varia a seconda della tipologia di investimento e del grado di risparmio energetico o di innovazione conseguito

FONTI:

IL SOLE 24 ORE –  VALORE  SOLARE – Fisco mania


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in tutti i passaggi formali  previsti e necessari, la cui condizione  necessaria e imprescindibile per il successo dell’operazione.

SUPPORTIAMO l’azienda 

nella fase di rendicontazione e controllo ex post.

RESTIAMO AL FIANCO dell’azienda 

per qualsiasi controllo ex post.


RAMSES GROUP

Dott. Alfredo Castiglione – Tributarista – Revisore Legale
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Dott.ssa Lucia Di Paolo – Commercialista – Revisore Legale

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RAMSES GROUP ha sede a Pescara, in Via G. Parini n. 21
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