Camera: Patuanelli illustra le linee programmatiche del Ministero

Il Ministro Stefano Patuanelli illustra alla Commissione Attività produttive della Camera le linee programmatiche del suo dicastero.

Intervento del Ministro Linee Programmatiche

Caro Presidente,

care Deputate,

cari Deputati,

illustrerò adesso le linee programmatiche del Ministero dello Sviluppo Economico per il quale ho la competenza.

In questo esercizio cercherò di essere molto franco, focalizzandomi sui provvedimenti chiave, da portare a compimento nei prossimi sei/ otto mesi, funzionali a una strategia di crescita di medio periodo.

Sono consapevole di avere il dovere di svolgere un compito arduo, complicato da una fase di rallentamento dell’economia globale. Negli ultimi mesi le tensioni geopolitiche – culminate con i rincari delle tariffe sugli scambi commerciali – e la generale caduta del commercio internazionale hanno continuato a gravare sulla fiducia delle imprese, sugli investimenti e sulla produzione industriale.

In Europa registriamo un diffuso rallentamento della produzione industriale, soprattutto in Germania, e il peggioramento della congiuntura nel comparto manifatturiero, se persistente, non potrà che ripercuotersi sugli altri settori dell’economia.

È pur vero che oggi paghiamo anche conti aperti da tempo: da metà degli anni Novanta l’Italia sperimenta una fase di bassa crescita che ha segnato l’interruzione del processo di convergenza verso i livelli di reddito dei principali paesi europei e mondiali in atto dal Dopoguerra. Inoltre, la produttività del lavoro è rimasta sostanzialmente ferma negli ultimi 25 anni e adesso scontiamo grandi divari rispetto ai nostri principali competitors: investimenti, ricerca, formazione, occupazione sono solo alcuni dei temi per i quali ci è richiesto uno sforzo particolare.

La ripresa della nostra economia dipende da alcune grandi sfide che dobbiamo affrontare con decisione, seguendo poche e chiare priorità, così da evitare la dispersione di ogni genere di risorse. Per questo, prima di mettere in cantiere nuove misure, ravvedo la forte necessità di portare a compimento alcune attività già avviate al MISE.

Solo se si appoggia alle competenze, la politica può portare a casa grandi risultati.

Oggi dunque non è mia intenzione tracciare un programma ideale ma preferisco parlare di poche cose realizzabili.

Prima di scendere nel dettaglio delle misure, vorrei premettere che anche con le strutture ho condiviso una nota di metodo fondamentale che voglio dia un’impronta a tutte le attività:

  • La razionalizzazione delle misure
  • La stabilità e la certezza degli strumenti offerti
  • Un approccio green basato sulla sostenibilità.

Fatte queste premesse, adesso posso entrare nel merito di quanto faremo:

Politica Industriale

Da Piano Impresa 4.0 alla strategia per l’innovazione – Investimenti

La dimensione PMI dovrà essere orizzontale e integrata in tutta la politica industriale per restare competitivi sul mercato globale.

Coerentemente con queste finalità, nel prossimo triennio si intende dare continuità alla politica di supporto pubblico all’indispensabile processo di innovazione e consolidamento della competitività delle imprese italiane. Tuttavia, anche alla luce del monitoraggio e delle valutazioni sull’efficacia delle misure introdotte dal Piano Nazionale Impresa 4.0, si intendono apportare significative novità, pur nel rispetto dei principi di neutralità settoriale e tecnologica che caratterizzano il Piano sin dalla sua introduzione.

I più recenti dati macroeconomici evidenziano infatti il rallentamento della domanda dei beni agevolati dal Piano: dopo un biennio di crescita sostenuta successivo all’introduzione del super e dell’iper ammortamento, la dinamica degli investimenti fissi lordi (fonte Istat) e degli ordinativi di beni 4.0 (fonte Ucimu) ha subito una decisa decelerazione nel 2018 e nel primo semestre dell’anno in corso.

Le novità punteranno a garantire un ampliamento della base di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, coinvolte nel processo di innovazione e trasformazione digitale. Nello specifico, si punterà a una razionalizzazione delle misure fiscali, per renderle più facilmente fruibili e stabili nel tempo, assicurando così una maggiore coerenza con la pianificazione di investimenti e la valutazione di ritorno degli stessi orientate a valutazioni nel medio lungo periodo. La transizione da un Piano annuale a una strategia pluriennale per l’innovazione e la trasformazione digitale avverrà attraverso l’introduzione di un unico strumento di accesso agli incentivi, il credito di imposta, articolato su più finalità: ricerca, sviluppo e innovazione; acquisto macchinari; innovazione nei processi produttivi; formazione.

A fronte di una perdurante stagnazione degli investimenti in beni strumentali, le prime edizioni del Piano erano orientate soprattutto al rinnovamento di macchinari obsoleti e poco performanti, sia in un’ottica di mera sostituzione (superammortamento), sia di innovazione attraverso il sostegno all’acquisto di beni tecnologicamente avanzati e interconnessi (iperammortamento). La nuova edizione intende confermare tali obiettivi, ma punterà a introdurne ulteriori due più ambiziosi assicurando un extra vantaggio fiscale a investimenti che concorrono a:

  1. favorire i processi di trasformazione tecnologica necessari alla transizione ecologica e in linea con i principi dell’economia circolare e decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea;
  2. massimizzare i benefici dell’industria 4.0 attraverso la realizzazione di architetture informative e piattaforme che consentano un’integrazione dei beni materiali e immateriali, vero nodo centrale nello sviluppo di soluzioni di sistema in grado di sostenere una trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa.

Anche le agevolazioni alla ricerca e sviluppo saranno rimodulate superando l’attuale approccio incrementale . In analogia con le best practice europee, in primis le discipline francesi e spagnole, si prevede di integrare il supporto alla R&S con un’agevolazione alle attività di innovazione tecnologica e alle attività di design e ideazione estetica per i settori del Made in Italy. Tale impostazione risponde anche a un’esigenza di chiarezza della norma, caratterizzata nei suoi primi anni di applicazione da confini applicativi incerti che, in sede di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, rischiano di vanificarne l’efficacia.

La trasformazione digitale richiede inoltre una pianificazione strategica riguardo agli obiettivi e ai benefici a lungo termine che le imprese intendono raggiungere: i processi di evoluzione digitale non possono prescindere dalle competenze adeguate a governare la trasformazione a tutti i livelli. Verrà pertanto consolidato il credito d’imposta per la formazione 4.0, rimuovendo alcune barriere normative che ne hanno finora ostacolato la diffusa fruizione da parte delle imprese.

Strategia per l’innovazione – Competenze

Per il rafforzamento delle competenze nelle imprese, soprattutto PMI, nel campo dell’economia digitale e della trasformazione tecnologica dei processi aziendali, è indispensabile anche continuare a supportare con un contributo a fondo perduto l’inserimento in azienda, anche a tempo determinato, di figure manageriali altamente qualificate e specializzate sui temi dell’innovazione. Per questa misura vi annuncio che il 7 novembre prossimo sarà operativo lo sportello per la presentazione delle domande per i contributi dedicati al digital innovation manager.

Sarà inoltre potenziato il ruolo degli ITS, strumento ancora troppo poco diffuso ma che si è rivelato efficace per la formazione di nuovi profili professionali con competenze nelle tecnologie 4.0.

Nel 2020 saranno pienamente operativi gli otto Centri di competenza ad alta specializzazione (Competence center), distribuiti sul territorio nazionale con lo scopo di supportare l’innovazione delle piccole, medie e grandi imprese italiane, per favorire il trasferimento di soluzioni tecnologiche e l’innovazione nei processi produttivi e/o nei prodotti.

Più in generale, si intende potenziare e rendere più efficiente il network del trasferimento tecnologico costituito anche dai Digital Innovation Hub delle associazioni datoriali e dai PID (punti impresa digitale) del sistema camerale, nella convinzione che per una maggiore incisività delle azioni del Piano occorra investire su soggetti abilitatori che integrino le proprie competenze e favoriscano una cultura dell’innovazione soprattutto tra le imprese di piccola dimensione.

Per irrobustite il sistema delle competenze, vogliamo anche dedicarci al trasferimento tecnologico, affinché ogni impresa, anche la più piccola, non incontri barriere alla ricerca.

Anche in questo caso siamo partiti da un’opera di ricognizione dell’esistente e insieme a Unioncamere stiamo ultimando la mappatura per conoscere l’ubicazione e gli ambiti di attività di queste strutture (Competence Center; Digital Innovativon Hub; centri di trasferimento tecnologico; ITS e acceleratori di impresa), indispensabili per favorire i processi d’innovazione attraverso l’interazione tra il mondo della ricerca e della conoscenza e il tessuto imprenditoriale.

Decodificare i processi di trasferimento tecnologico è un’azione propedeutica anche alla permanenza in Italia dei nostri giovani, e spesso bravissimi, ricercatori.

Start up e PMI innovative

Altre politiche da potenziare riguardano le start up e le PMI innovative, rafforzando la dimensione dei finanziamenti alternativi (ad esempio, crowdfunding) e dei finanziamenti seed, così come lo sviluppo ed il rafforzamento di nuovi modelli di business e di gestione di impresa trasparente, responsabile e sostenibile in linea con le nuove opportunità e gli orientamenti europei e internazionali. 

Misure di sistema per l’innovazione di frontiera: Blockchain e IA + Fondo nazionale innovazione

Siamo pionieri in Europa anche nell’introduzione di nuove tecnologie come la Blockchain per la quale, congiuntamente al tema dell’Intelligenza Artificiale, sono stat creati gruppi di esperti di alto livello in grado di elaborare un documento contenente Proposte per una Strategia italiana: quello su Intelligenza artificiale è già stato presentato e faremo altrettanto a breve per Blockchain.

Ritengo essenziale completare il processo di redazione delle Strategie Nazionali e per questo, insieme alla Ministra Pisano, provvederò nelle prossime settimane a coinvolgere i dicasteri interessati con l’intento di finalizzare le Strategie e presentarle poi anche a livello comunitario.

Attraverso l’utilizzo della Blockchain stiamo sviluppando uno specifico progetto per promuovere il Made in Italy. Il progetto pilota “Blockchain per la tracciabilità nel tessile” è possibile grazie al coinvolgimento dal basso di imprese medio piccole del settore e al partner tecnologico IBM e darà luogo al rilascio di un documento “proof of concept” disponibile per tutte le imprese che vorranno avvicinarsi a questa tematica. Presto vorremo applicare il medesimo modello anche all’agrifood.

Su questo tema a livello internazionale l’impegno del MISE ha portato l’Italia a ottenere la Presidenza della European Partnership (EBP) insieme a Svezia e Repubblica Ceca: vorremmo continuare a impegnarci su questo fronte così da conferire al nostro Paese un ruolo di leadership nell’ambito dei progetti europei sulla Blockchain. Si tratta di un’opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l’utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini e imprese, rafforzando la cooperazione in ambito UE.

Con la Legge di Bilancio 2019 è stato introdotto il “Fondo Nazionale Innovazione” e in questi mesi sono state messe in piedi tutte le operazioni con Invitalia e Cassa Depositi e Prestiti necessarie per renderlo operativo. Una volta stabilita la governance è necessario definire il numero e l’allocazione dei diversi fondi gestiti ed eventuali sinergie con altre iniziative in cantiere al fine di ottimizzare l’uso delle risorse.

A tal fine è necessario preservare e garantire un coordinamento e indirizzo strategico. Si sta lavorando al riguardo per la costituzione di un comitato specifico per orientare l’azione del Fondo.

Progetti europei

A sostegno della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione cercheremo di intercettare i settori maggiormente interessati dalle dinamiche innovative mettendo a disposizione risorse tramite il Fondo per la crescita sostenibile che opera sia attraverso procedure a sportello indirizzate a progetti di medie dimensioni, sia mediante procedure negoziali a sostegno dei grandi progetti. Sarà altresì attuato il pacchetto italiano dell’importante progetto di comune interesse europeo nel settore della microelettronica (IPCEI), il primo attivato a livello comunitario utilizzando tale procedura concertata, che vede l’Italia partecipe con investimenti pari ad oltre 2 miliardi di euro, che vogliamo sostenere mediante un Fondo dedicato.

L’approvazione del primo IPCEI ha suscitato grande interesse in altri settori industriali. Da un lato il Vice Presidente della Commissione Sefcovic ha lanciato l’idea di uno o più IPCEI nel settore delle batterie, dall’altra la Commissaria europea all’Industria e Mercato Interno, Bienkowska, ha istituito un Forum di alto livello per gli IPCEI e le Catene Strategiche del Valore /SVC arrivando ad individuare altri 6 ambiti di applicazione dello strumento:

  1. Veicoli connessi verdi e autonomi
  2. Salute intelligente
  3. Industria a bassa emissione di carbonio
  4. Tecnologie e sistemi ad idrogeno
  5. Internet delle cose industriale
  6. Sicurezza informatica.

L’Italia si è già ritagliata un ruolo di primo piano nella costruzione dei due IPCEI e non può perdere le ulteriori sfide che ci attendono.

Misure settoriali di cui automotive

Oltre a sostenere iniziative di frontiere, forte è l’attenzione anche ad alcuni settori della nostra manifattura più tradizionale che oggi per numerosi motivi sono in difficoltà. Penso all’automotive dove numerose sfide si intrecciano a vari livelli: target di riduzione delle emissioni; transizione industriale che deve tenere conto della trasformazione della domanda di mobilità, sempre più orientata verso modelli as a service (MaaS); fenomeni trasversali e pervasivi quali la digitalizzazione e l’ICT che portano a un modello di mobilità sostenibile, sicura e connessa.

Le piattaforme Maas, che si ritiene possano avere una forte accelerazione con il 5G, consentiranno la piena ed efficiente integrazione tra trasporto privato e pubblico, con stime che prevedono una penetrazione dei servizi intorno al 40% entro una decina di anni.

Sul fronte dell’adozione di nuove tecnologie, l’orientamento del settore va verso la cosiddetta smart mobility, vale a dire la creazione di un ecosistema integrato, intelligente e connesso che coinvolge veicoli, strade, infrastrutture digitali e logistiche, aprendo nuove ulteriori sfide quali ad esempio quelle che attengono agli ambiti della sicurezza: si ricorda che la mobilità sicura resta un obiettivo prioritario per l’UE considerando che il costo annuale per le vittime e i feriti gravi sulle strade è superiore a 120 miliardi di euro, pari a circa l’1% del PIL UE.

In questo scenario in rapida evoluzione, si aprono opportunità che il settore è chiamato a cogliere, pena il rischio di un progressivo e inesorabile arretramento: uno studio della Commissione Europea del 2018 ha previsto che il nuovo mercato dei veicoli a guida autonoma e connessa produrrà benefici economici di grande entità, stimando a livello UE entrate per oltre 620 miliardi di euro entro il 2025 per l’industria automobilistica e di 180 miliardi di euro per il settore elettronico.

Gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e di riduzione delle emissioni, potranno essere raggiunti solo attraverso un progressivo incremento della quota di veicoli commercializzati a basso impatto ambientale, accompagnata pertanto da una riconversione delle produzioni elettriche. A sua volta, tale processo di riconversione interesserà l’intera filiera: dalla componentistica alla manutenzione/riparazione dei veicoli su cui vantiamo vere e proprie eccellenze riconosciute anche a livello internazionale.

L’avanzamento tecnologico del settore automotive richiede investimenti innovativi che attengono alle batterie, alle componenti elettroniche – centraline e sensoristica – ma anche a quelle motoristiche e richiedono l’adeguamento delle competenze della manodopera del settore.

La transizione industriale dovrà inoltre essere supportata da interventi di policy coerenti che facciano fronte, in primis, ai fabbisogni di natura infrastrutturale del Paese per la distribuzione e il rifornimento, a livello urbano ed extra-urbano.

Il Governo intende supportare il processo di transizione dell’automotive con politiche mirate, consapevole del ruolo strategico per l’intera economia nazionale. Il settore auto si caratterizza infatti per il più elevato moltiplicatore sia in termini di valore aggiunto che di manodopera: per ogni occupato nella fase industriale dell’auto si generano ulteriori due occupati nella filiera, con un rapporto sostanzialmente analogo anche per quanto riguarda il valore aggiunto e il Pil nazionale (moltiplicatore pari a 3,2).

Lo scorso 18 ottobre si è tenuto al Mise il tavolo dell’automotive ove hanno partecipato le parti sociali e le associazioni di categoria. Sono stati individuati 3 gruppi di lavoro aventi come tema le politiche per la domanda, le politiche per l’offerta e le infrastrutture. D’accordo con le associazioni elaboreremo una strategia di intervento di breve, medio e lungo periodo. Al momento le mie strutture stanno raccogliendo le adesioni ai gruppi di lavoro nonché i contributi per le misure di breve periodo, anche in vista dell’imminente avvio dei lavori parlamentari sulla legge di bilancio 2020.

Misure settoriali – Space Economy

Una valenza particolare, nell’ambito delle politiche per l’innovazione e la competitività, assume anche la Space Economy. Si sta lavorando per la piena attuazione del Piano Space Economy a sostegno di un settore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti, arriva fino allo generazione di prodotti e servizi innovativi “abilitati” (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale previsione meteo, ecc.). E’ stato definito un Piano strategico che punta a mobilitare un investimento pari a circa 4,7 miliardi di euro, per metà da coprire con risorse pubbliche nazionali e regionali e per l’altra metà a carico delle imprese. Nel 2016, il CIPE ha assegnato al Ministero dello Sviluppo Economico una prima dotazione di risorse pari a 360 milioni di euro, per la realizzazione di diverse iniziative nel campo delle telecomunicazioni satellitari innovative, dei servizi geospaziali basati sull’osservazione satellitare della terra, dei servizi di navigazione, dell’applicazione delle tecnologie legate all’esplorazione spaziale. Il primo programma ad essere stato avviato è il Programma Mirror.

Misure orizzontali di semplificazione

Altro fondamentale versante di impegno sarà quello delle semplificazioni. Si intende infatti proseguire il lavoro già svolto con l’emanazione del DL n.135/2018, per proporre ulteriori semplificazioni amministrative, particolarmente attese da parte delle PMI dei settori del Made in Italy, superando forme obsolete ed onerose di ingerenza nell’attività delle imprese, previste da normativa risalente agli anni ’50. Lavoreremo su questo cercando di coinvolgere le Associazioni e le altre amministrazioni competenti.

Incentivi alle imprese

Altro pilastro della politica industriale sono gli incentivi.

Nel 2019 è già stata avviata l’attività di revisione degli strumenti, volta a una razionalizzazione del sistema degli incentivi e a un’allocazione più efficiente delle risorse finanziarie: già sono state individuate alcune prime azioni da intraprendere in vista di un più ampio riordino cui si intende dar seguito a qui a breve.

Preliminarmente sono state esaminate le misure che riscuotono un alto gradimento da parte delle imprese, pur presentando alcune farraginosità nelle procedure e nei ritardi nell’attuazione cui ha provveduto il decreto “Crescita” con un’opera di semplificazione. Cito, a titolo esemplificativo, la legge 181 del 1989 per le aree di crisi complesse e non complesse.

Con il recente DM 30 agosto 2019, pubblicato in gazzetta lo scorso 17 ottobre, è stata attuata la riforma della legge per le aree di crisi industriale, che semplifica le procedure con le quali le imprese potranno richiedere e ottenere le agevolazioni previste per gli interventi di riconversione e riqualificazione. Con questo provvedimento, che dà attuazione a quanto previsto nel Decreto Crescita, si rende lo strumento più agevole e accessibile alle PMI e alle reti d’imprese, nonché più funzionale a investimenti strategici ad alto contenuto tecnologico e con forte impatto occupazionale nei territori interessati.

Le novità introdotte puntano ad ampliare la platea di imprese potenzialmente beneficiare, anche attraverso un abbassamento della soglia minima di investimento e procedure semplificate per l’accesso alle agevolazioni delle piccole imprese. Sono inoltre previste nuove tipologie di sostegno per favorire la formazione dei lavoratori.

L’obiettivo è infatti quello di garantire una più elevata qualità degli interventi di rilancio previsti per le aree di crisi industriale e favorire il reinserimento di lavoratori attualmente interessati da misure di sostegno al reddito.

Il MiSE pubblicherà, in un prossimo provvedimento, le indicazioni sui criteri e le modalità di concessione delle agevolazioni.

Sono in corso analoghe revisioni sulle misura Smart & Start e Nuove imprese a tasso zero.

Sono state infine individuate alcune misure poco appetibili per le imprese, le cui risorse finanziarie potrebbero essere liberate e riallocate su quelle maggiormente apprezzate ed efficaci. Su questo stiamo lavorando.

Nella prossima legge di Bilancio andremo sicuramente a confermare molte agevolazioni in grado di rafforzare la competitività delle imprese offrendo maggiori possibilità di investimento nella ricerca, nello sviluppo e nell’innovazione:

  • la “Nuova Sabatini” per gli investimenti in beni strumentali, che da poco è stata rivista prevedendo l’erogazione del contributo in un’unica soluzione per i finanziamenti di importo non superiore a 100 mila euro e l’innalzamento da 2 a 4 milioni di euro dell’importo massimo dei finanziamenti concedibili per singola impresa.
  • Contratti di sviluppo per il sostegno all’innovazione dell’organizzazione, dei processi e della tutela ambientale: questo strumento deve diventare sempre più adattabile alle diversificate esigenze dei territori e per questo è essenziale valorizzare l’interlocuzione e la collaborazione con le amministrazioni regionali, anche attraverso la stipula di specifici Accordi di programma di cofinanziamento per la realizzazione di iniziative di rilevante e significativo impatto sulla competitività del sistema produttivo del territorio. Questo strumento, a fronte di uno stanziamento di oltre 3 miliardi, non è ancora riuscito a soddisfare l’intera domanda da parte delle imprese, prevalentemente a causa dell’attuale funzionamento del riparto delle risorse finanziarie tra regioni. Dobbiamo potenziare tale misura intervenendo non solo sulle procedure ma anche sulla dotazione finanziaria così da garantirne la continuità.
  • Fondo di garanzia: il tema dell’accesso al credito costituisce un tassello importante del sostegno alle imprese e il Fondo rappresenta un ottimo strumento al fine di assicurare al sistema produttivo del Paese un costante afflusso di risorse finanziarie. Vogliamo opportunamente rafforzare questo insostituibile pilastro del sistema della garanzia pubblica che dal 2010 ad oggi registra una dotazione finanziaria cumulata di circa 7 miliardi di euro, che ha attivato oltre 142 miliardi di finanziamenti bancari. Anche questo strumento ci vedrà impegnati in una continua opera di revisione e in un impegno finanziario costante.
  • Accordi per l’innovazione: a sostegno di progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti. I progetti di ricerca e sviluppo devono prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a 5 milioni di euro e non superiori a 40 milioni di euro.

Sul fronte credito, mi soffermo annunciando che proseguiremo con la creazione della Banca Pubblica di Investimento a sostegno delle imprese di minori dimensioni che non riescono ad accedere al credito bancario. Occorre istituire un soggetto bancario pubblico che operi verso il sistema delle micro e piccole imprese spesso fuori dal circuito tradizionale a causa dell’impossibilità di svolgere valutazioni da parte degli istituti di credito che dalla contabilità semplificata non hanno elementi sufficienti per il rating. Strutture simili sono già attive nel resto di Europa in diversi paesi (Kreditanstalt für Wiederaufbau in Germania; Bpifrance in Francia; Caisse des Dépôts et Consignations in Francia; Instituto de Crédito Oficial in Spagna e Green Investment Bank e British Business Bank nel Regno Unito).

Continuando la disamina degli strumenti, sul lato Green economy procederemo, ove possibile, ri-focalizzando in un’ottica di green economy gli strumenti esistenti, come è avvenuto per il recente bando per i grandi progetti di ricerca e sviluppo a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, per il quale è stata prevista una riserva del 20% dei fondi disponibili in favore dei progetti realizzati nell’ambito di tematiche inerenti l’economia circolare.

La promozione della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione può trovare sostegno anche attraverso strumenti al di fuori del perimetro degli aiuti di Stato, mediante interventi quali gli appalti innovativi o pre-commerciali, facendo emergere la cosiddetta domanda pubblica intelligente per stimolare risposte innovative ai fabbisogni delle pubbliche amministrazioni. Il MISE ha già approntato la cornice normative dell’intervento con il DM 31 gennaio 2019, cui è seguita un’apposita convenzione stipulata con AGID per la gestione dei bandi di innovazione. E’ auspicabile che tale azione sia condotta attraverso le opportune sinergie con gli altri Ministeri, per favorire al massimo l’efficacia dell’intervento pubblico.

Occorre favorire la nascita, in Italia, di una industria strategica delle soluzioni innovative per le aree urbane, grazie ad un vero e proprio “pacchetto” di misure, comunicabile a livello nazionale ed internazionale, che:

  • Faccia leva sulla immediata disponibilità di risorse che supportano la “domanda pubblica intelligente” e su una veloce ricognizione di fabbisogni e luoghi di sperimentazione tra più aree urbane;
  • Dia evidenza di come queste azioni avvengano in un contesto di infrastrutture abilitanti già all’avanguardia (5G, BUL) ed in via di rafforzamento (grazie all’integrazione di smart grids, smart roads, cloud nazionale, ipercalcolo);

Presenti le possibili sinergie con ulteriori, rilevanti strumenti già disponibili – primo fra tutti il Fondo Nazionale Innovazione.

Tutela proprietà intellettuale

Una volta sviluppati nuovi processi o prodotti, è necessario continuare a offrire il nostro supporto alle imprese anche sul fronte della tutela della proprietà intellettuale: i marchi e i brevetti in un contesto sempre più competitivo sono un elemento vincente perché garantiscono autenticità e qualità.

In questa direzione vanno le misure per l’attività deputata al deposito e alla concessione dei titoli di proprietà industriale (registrazione marchi, disegni, brevetti) per lo Stato italiano: so che in questo non c’è elemento di novità, ma quest’attività è indispensabile per stimolare proprio i processi innovativi che una volta realizzati hanno garanzia di tutela. Vogliamo continuare in modo serrato la lotta al falso Made in Italy sul territorio nazionale e non solo: occorre infatti adoperarci sempre più anche sui mercati esteri dove vogliamo sconfiggere la falsa evocazione dell’origine italiana di prodotti non realizzati in Italia, fenomeno dell’Italian Sounding, offrendo un contributo ai consorzi per contenziosi legali all’estero.

Particolare tutela è riservata ai marchi storici di interesse nazionale cui è stato dedicato un nuovo istituto in materia di titoli di proprietà industriale attraverso l’introduzione di un Registro dedicato a rafforzare la tutela e la promozione nel mondo delle produzioni Made in.

Entro la fine del 2019 inoltre è previsto il finanziamento di nuovi strumenti e il rifinanziamento di misure di successo per un totale di 55 milioni di euro:

  • Bando Disegni+
  • Bando Marchi+
  • Bando brevetti+
  • Bando UTT (Uffici per il trasferimento tecnologico)
  • Bando POC (Proof of concept – protipazione)
  • Decreto attuativo del Voucher 3i
  • Decreto attuativo dell’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI per i titolari di marchi storici di interesse nazionale

Lo scopo di tutte queste misure è quello di offrire soprattutto alle imprese di piccola taglia strumenti in tema di innovazione, progettazione e design, al fine di sfruttare al meglio le loro capacità sul mercato nazionale ed estero.

Energia

Premessa

L’energia è un settore strategico se vogliamo assicurare al nostro Paese un futuro sostenibile, ma abbiamo numerose sfide, vecchie e nuove, da affrontare nel prossimo periodo:

  • Dobbiamo garantire la disponibilità di energia minimizzandone gli impatti ambientali e sociali associati alla produzione e al consumo;
  • Dobbiamo rilanciare il settore dell’efficienza energetica, ambito in cui il nostro Paese ha lungamente primeggiato;
  • Possiamo e dobbiamo far crescere velocemente ma armoniosamente la quota delle fonti energetiche rinnovabili, così da diminuire il peso economico delle importazioni e i rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi internazionali e legati alla sicurezza nei paesi di produzione e di transito;
  • Infine, dobbiamo assicurare una maggiore trasparenza dei mercati e una loro ulteriore integrazione e interconnessione in ambito europeo e verso i Paesi del Mediterraneo.

Piano Nazionale Integrato Energia e Clima – PNIEC

Già dalle prossime settimane l’attività sarà incentrata sulla chiusura del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) che sarà presentato alla Commissione europea entro il prossimo 31 dicembre. Il Piano costituisce lo strumento con il quale ogni Stato membro stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell’energia e competitività. Per dare attuazione al PNIEC, sotto le varie dimensioni, occorre investire a livello nazionale in termini di sicurezza, competitività, innovazione e sostenibilità del settore energetico.

In base alle deleghe che vorrà approvare il Parlamento (legge di delegazione), saranno inoltre avviati i lavori per il recepimento del “pacchetto” di direttive e regolamenti sui mercati dell’energia, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica.

Ecobonus – proroga delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici

Con la prossima Legge di bilancio proporremo una proroga delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici. Il contributo degli interventi di efficienza energetica stimolati dal meccanismo è, infatti, significativo rispetto al target di riduzione di consumi di energia finale. Inoltre, il meccanismo ha dimostrato di avere una buona efficacia a fini anticongiunturali, stimolando notevolmente gli investimenti in prodotti e tecnologie sviluppati dal nostro sistema produttivo.

Nel quinquennio 2014-2018 sono stati realizzati circa 1,77 milioni di interventi, di cui oltre 334.000 nel 2018, anno in cui oltre il 40% di essi ha riguardato la sostituzione di serramenti, e per circa il 27% la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale.

Gli investimenti attivati nel quinquennio ammontano a circa 16,8 miliardi di euro.

Dall’avvio del meccanismo (2007) gli investimenti mobilitati dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici sono pari a 38,8 miliardi di euro con una riduzione dei consumi di energia di circa 1,41Mtep/anno.

Piano di Azione Preventiva e del Piano di Emergenza nazionali nel settore del gas naturale

Particolare attenzione riserveremo anche all’aggiornamento del Piano di Azione Preventiva e del Piano di Emergenza nazionale nel settore del gas naturale, che rimane una fonte di approvvigionamento importante per il nostro Paese: dobbiamo identificare le misure per eliminare o mitigare i rischi e l’impatto di una interruzione dell’approvvigionamento, specificando le modalità di applicazione delle misure e di gestione delle crisi. Inoltre, dobbiamo porre in essere tutte le azioni per ridurre i costi delle forniture, con particolare riferimento ai costi fissi e alle attuali inefficienze/rigidità del settore, a beneficio dei cittadini e delle imprese. 

Mobilità eco-sostenibile

Verranno poi assunte tutte le iniziative necessarie a promuovere la mobilità sostenibile, anche in concerto con Mit e Mattm, e con il Mef lavoreremo al contrasto dei sistemi illegali diffusi nel settore dei carburanti. 

Phase out dell’estrazione degli idrocarburi

Particolare attenzione sarà riservata alle iniziative per sospendere il rilascio di nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi come previsto nel programma di Governo.

Al fine di valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con l’obiettivo di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione, ci dedicheremo a partire dalle prossime settimane al programma di “phase out dell’estrazione degli idrocarburi” (o programma di transizione sostenibile per il settore upstream degli idrocarburi), soprattutto in merito alla pianificazione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale in modo pienamente condiviso con le Regioni coinvolte.

Mettendo in atto ogni strumento utile per la salvaguardia dello Stato Italiano da eventuali rischi di risarcimento danni (danno emergente e lucro cessante) da parte dei concessionari o degli istanti, porremo la nostra massima attenzione a supportare le aziende nel necessario processo di riconversione che il settore dovrà mettere in atto, e che permetterà di creare maggiori posti di lavori di quanti sinora garantiti stabilmente nel settore dell’upstream italiano. Questa attività dovrà raggiungersi in necessario coordinamento con il “Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee [PITESAI]” e che potrà essere supportato da possibili interventi normativi in tal senso: ci muoveremo dunque su questo fronte con la massima risolutezza per salvaguardare le componenti ambientale, sociale ed economica, necessariamente connesse.

Phase out centrali elettriche a carbone

Stiamo procedendo anche sul programma di “Phase out delle centrali elettriche a carbone” entro il 2025, secondo gli impegni assunti nella bozza di Piano Energia e Clima e su cui il Ministero ha già attivato un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti. A tal fine occorre affrontare le diverse criticità per quattro aree geografiche definite in funzione delle zone del mercato elettrico (Zone Nord, Centro Nord e Centro Sud, Zona Sud e Sicilia, Sardegna).

D.M. Superamento del regime tariffario di “maggior tutela” per i clienti domestici e le PMI

Per quanto attiene il regime tariffario di “maggior tutela” per i clienti domestici e le PMI, stiamo lavorando all’individuazione delle misure necessarie a garantire la cessazione della disciplina transitoria dei prezzi di energia elettrica e gas e l’ingresso consapevole dei clienti sul mercato libero. Su questo riprenderemo il tavolo di confronto con l’autorità di regolazione ARERA e con l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, estendendo il confronto anche alle associazioni di categoria e dei consumatori che intendiamo tutelare anche attraverso l’istituzione dell’elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica, per qualificare i venditori energia secondo regole più selettive.

Tavolo di confronto con i settori industriali su investimenti e misure per la competitività

Uguale attenzione sarà posta verso i settori industriali che a oggi rappresentano i maggiori consumatori di energia (acciaio, carta, chimica, ecc.) e che sono anche i principali beneficiari delle misure di aiuto esistenti a fronte delle quali hanno manifestato l’impegno a effettuare importanti investimenti in contratti di lungo termine per l’approvvigionamento di energia rinnovabile (cd. PPA), così da contribuire efficacemente alla decarbonizzazione.

Avvio del mercato della capacità

Dallo scorso giugno 2019, a seguito di un lungo e articolato processo di notifica alla CE che ha approvato la misura, è stata approvata, sentita l’ARERA, la proposta di TERNA della disciplina del mercato della capacità che prevede aste annuali per il riconoscimento di una remunerazione, coperta da un’apposita tariffa, ai soggetti aggiudicatari per la disponibilità della capacità. Le prime aste annuali saranno svolte da TERNA nel prossimo mese di novembre; per la consegna del servizio per gli anni 2022 e 2023, visto che la richiesta di sospensiva del provvedimento impugnato al TAR è stata rigettata.

D.M. Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) per il Deposito di rifiuti radioattivi

Per quanto riguarda l’annosa questione dei rifiuti radioattivi, posso annunciarvi che siamo nelle fasi finali della approvazione della Carta nazionale per la localizzazione delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale e il Parco Tecnologico. Il Deposito Nazionale è l’infrastruttura di superficie dove saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall’esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Richiamo che la prima versione della CNAPI è stata presentata da Sogin a gennaio 2015. Allo stato attuale, la Sogin S.p.A., tenendo conto dei criteri indicati dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), e della recente richiesta politica di escludere, per motivi cautelativi nei confronti del territorio, le zone in classe sismica 2 (“dove sono possibili forti terremoti”) tra le aree potenzialmente idonee, ha trasmesso all’ISIN in data 26/06/2019 la settima revisione della CNAPI. Sulla stessa l’ISIN, lo scorso 2 luglio, ha chiesto a Sogin di verificare eventuali aggiornamenti di alcuni dati non pubblici usati nel 2014 per elaborare la prima CNAPI comunicando entro 3 mesi le eventuali modifiche da apportare a tale ultima revisione della CNAPI che ne dovessero derivare. Si conta che a breve la Sogin comunicherà ad ISIN gli esiti di tale ultima verifica.

Di conseguenza, una volta ottenuto il nulla osta del Mise e del Mattm, la Sogin, dopo aver recepito gli eventuali rilievi che potranno essere contenuti nei nulla osta ministeriali, provvederà, alla pubblicazione della CNAPI sul proprio sito e su quotidiani a diffusione nazionale. La pubblicazione aprirà la fase della consultazione pubblica che dovrà essere preparata da una campagna preventiva di informazione. Tale fase di consultazione terminerà con un Seminario nazionale, al quale saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati. L’esito della consultazione condurrà a una versione aggiornata della Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI) che, con il parere tecnico dell’ISIN, sarà approvata con decreto dei ministri competenti (MiSE di concerto con il MATTM ed il MIT).

Seguirà una procedura per l’acquisizione di possibili manifestazioni di interesse aperta a Regioni ed enti. In assenza di manifestazioni spontanee, saranno attivati dei comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l’intesa della Conferenza Unificata Stato-Regioni ed Enti locali. In caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sarà assunta con deliberazione motivata del Consiglio dei Ministri, a tal fine integrato con la partecipazione di ciascun presidente di Regione interessato.

FER 1/FER 2

A seguito del recente decreto di incentivazione FER 1, occorre predisporre il successivo decreto FER2 per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse da fotovoltaico ed eolico e mini-idro (biomasse, biogas, geotermoelettrico, eolico off-shore). Gli incentivi alle fonti rinnovabili non gravano sulla finanza pubblica ma su un fondo presso la Cassa dei Servizi Energetici Ambientali alimentato da una componente applicata da ARERA sulle tariffe indirettamente pagate dai consumatori di energia elettrica. La bozza del decreto è in corso di stesura. A oggi sono in fase di programmazione incontri con il MATTM e il MIPAAFT, per verificare le posizioni e i principali punti in sospeso.

Ricerca di sistema elettrico.

Attuazione del DM 16 aprile 2018

Infine, per quanto riguarda la ricerca del sistema elettrico, che serve a supportare le attività di ricerca necessarie per dare seguito alla transizione energetica, daremo esecuzione al piano triennale 2019-2021 per il quale sono stati stanziati 210 milioni di euro in tre anni: il piano individua le attività e le risorse che saranno assegnate attraverso specifici Accordi di programma tra MISE e i soggetti beneficiari individuati dal DM nonché attraverso bandi di gara per progetti di ricerca. Entro il 31 ottobre, i soggetti beneficiari individuati dovranno presentare i piani di realizzazione sulla base dei quali saranno definiti, a valle della valutazione degli Esperti, gli Accordi di programma con il MISE.

Vigilanza

Mi sposto ora su un altro argomento di competenza del mio Ministero.

Nel mese di aprile 2019 il MiSE ha avviato un “Programma ispettivo straordinario” volto a potenziare l’azione di ridimensionamento del fenomeno delle false società cooperative.

Le false società cooperative, anche dette “spurie”, sono quelle che abusano della forma giuridica cooperativa per approfittare dei vantaggi connessi a tale forma societaria, senza in effetti realizzare alcuna forma di scambio mutualistico.

Continuiamo la lotta al fenomeno, attraverso un’azione coordinata tra le diverse istituzioni deputate al controllo e alla repressione degli illeciti, in grado di affinare e mirare le attività di controllo.

E’ quindi stato programmato un numero di ispezioni straordinarie pari a 540, da espletarsi tra il 2019 ed il 2020. Nelle prime due trance di ispezioni/revisioni disposte da aprile a luglio 2019 sono state programmate azioni di vigilanza per un totale di 277 Società cooperative, di cui circa la metà aderenti ad Associazioni nazionali di rappresentanza.

Continueremo su questa linea soprattutto per tutelare chi usa la fattispecie cooperativa nella maniera adeguata e i consumatori. In questo senso è stato attivato un tavolo di confronto con le Associazioni che potrà portare alla rivisitazione della normativa.

Politiche per il Mercato e il consumatore

Il Ministero dello Sviluppo Economico non è deputato solo a sostenere e difendere il tessuto imprenditoriale, ma anche la controparte, ossia i consumatori, attraverso normative adeguate e la tutela della concorrenza, in coerenza con quanto previsto nell’accordo di governo.

Forte è l’impegno su molti fronti a tal proposito e per sintesi vi dico che ho particolarmente a cuore il settore assicurativo, al fine di permettere l’ulteriore contenimento dei premi di polizza a vantaggio dei consumatori e al fine di contrastare le frodi nel mercato di riferimento, dando piena e definitiva attuazione alla cd. Legge Gelli del 2017, avuto riguardo alla disciplina dell’obbligo assicurativo connesso alla malpractice sanitaria.

Inoltre, proseguirà l’attività relativa alle questioni delle concessioni balneari e del trasporto pubblico non di linea: stiamo elaborando una proposta di un ddl in materia di occupazione di aree pubbliche e commercio ambulante avendo avviato le strutture del MISE un tavolo tecnico con le associazioni.


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