PRESTO UNA REVISIONE DEL PIANO TRANSIZIONE 4.0 (ex Impresa 4.0) MAXI PRESTITO PONTE a PMI

finanza agevolata

RAMSES GROUP NEWS n.73 – 6 Aprile 2020 

ALIQUOTE PIU’ ALTE PER INCENTIVARE GLI INVESTIMENTI ma non prima del mese di MAGGIO – Ad APRILE occorre garantire la liquidità necessaria                     

Potrebbe arrivare già da metà 2020 un importante rafforzamento del Piano Transizione 4.0, con il raddoppio delle aliquote del credito d’imposta per ricerca e innovazione e l’aumento di tetti e aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali.  I primi sei mesi dell’anno hanno visto  uno sfruttamento basso delle risorse che avevamo a disposizione per gli investimenti privati. In questa fase è evidente che le imprese non abbiano investito né in 4.0 né in altri beni strumentali. 

La situazione attuale

Attualmente esistono diversi incentivi, tutti sotto forma di crediti d’imposta, sia per gli investimenti in beni strumentali sia per le attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design.

In particolare, gli incentivi oggi previsti sono:

Acquisto di beni strumentali

  • Credito d’imposta con aliquota al 6% per l’acquisto di beni strumentali fino a 2 milioni di euro
  • Credito d’imposta per l’acquisto di beni 4.0 (ricompresi nell’allegato A della legge 11 dicembre 2016 n. 232) con aliquota al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni e aliquota al 20% per investimenti di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni di euro
  • Credito d’imposta con aliquota al 15% per l’acquisto dei beni immateriali (ricompresi nell’allegato B della legge 11 dicembre 2016 n. 232) con investimenti massimi di 700.000 euro.

Attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design

  • Credito d’imposta con aliquota al 12% per Ricerca & Sviluppo con investimenti massimi di 3 milioni di euro
  • Credito d’imposta con aliquota al 6% per attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati, con investimenti massimi di 1,5 milioni di euro. L’aliquota si alza al 10% per attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0
  • Credito d’imposta con aliquota al 6% per le attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica.

L’emergenza Coronavirus, porta il  Governo a potenziare gli incentivi fiscali alle imprese per gli investimenti privati, a partire proprio dal Piano Transizione 4.0 con un incremento delle aliquote dei crediti di imposta già previste  con un orizzonte temporale non inferiore a 3 anni, privilegiando obiettivi strategici, in primis sostenibilità e innovazione tecnologica, nonché di riconversione, riqualificazione e riuso di strutture produttive dismesse, anche in un’ottica di risparmio del consumo di suolo. In occasione di una recente intervista al Sole 24 Ore, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli aveva confermato  di essere al lavoro per “aumentare le soglie di investimenti incentivabili con il credito di imposta o le percentuali di beneficio fiscale” e per mettere nero su bianco la triennalizzazione del piano Transizione 4.0. “Questa crisi può essere l’occasione per stanziare definitivamente le risorse per rendere gli incentivi triennali, dopo che la manovra aveva stabilito un primo impegno su questo punto”, aveva dichiarato.

Le modifiche allo studio per cambiare il Piano Transizione 4.0

a) Aumento di aliquote e tetti degli incentivi per l’acquisto di beni strumentali

Una volta che l’emergenza sanitaria sarà superata, si potrebbero sfruttare le maggiori risorse rimaste a disposizione per aumentare la portata degli incentivi previsti dal Piano Transizione 4.0, con un sostanziale aumento  delle attuali aliquote  

Nello specifico, aumentare significativamente l’aliquota dei crediti d’imposta per i beni strumentali generici, attualmente al 6%, che è una percentuale molto bassa.

Per quanto riguarda gli investimenti sui beni 4.0, per i quali il Piano prevede un’aliquota già abbastanza alta al 40%, ci potranno essere ottenere ritocchi marginali. In questo caso l’idea è di lavorare sui tetti degli investimenti incentivabili: attualmente il tetto massimo è di 10 milioni,  ma può essere tranquillamente raddoppiato a 20 milioni, tornando a quello che era il tetto originario ai tempi dell’iperammortamento. Si metterebbero così le grandi imprese in condizione di fare investimenti significativi quando ci sarà la ripresa post emergenza. Anche la soglia dei 2,5 milioni – il limite per godere dell’aliquota massima al 40% – potrebbe essere alzata, allargando così la platea di acquisti che potrebbero sfruttare un incentivo maggiore.

b) Raddoppio del credito d’imposta per attività di Ricerca, sviluppo e innovazione

Non solo investimenti in beni strumentali: il Governo sta anche pensando di ritoccare le aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 per le attività di Ricerca e Sviluppo fortemente modificati con l’ultima  legge di bilancio. Attualmente sono al 12%, nel limite massimo di 3 milioni di euro per periodo d’imposta. Una percentuale che, come suggerisce Bianchi, potrebbe anche raddoppiare “Se uno  degli insegnamenti dell’emergenza Coronavirus è proprio la centralità della ricerca”, spiega “Tutto ciò che non abbiamo investito negli anni scorsi in questo campo ci sta probabilmente tornando indietro in questa fase. Quello che occorre fare è di avere un credito d’imposta sulla ricerca non solo triennale ma anche molto potente e comparabile con quello che hanno gli altri Paesi, in particolare la Francia. Si può ragionare su un incremento dell’aliquota dal 12% attuale a una cifra più che doppia, per portarci in linea con i Paesi più avanzati sotto questo punto di vista”.

Analogo discorso si potrà fare per l’aliquota del credito d’imposta per “attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati”, che è al 6% per investimenti massimi di 1,5 milioni di euro, e al 10% per le attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.

Quando si potrà intervenire?

Come si è detto, la situazione di emergenza attuale ha fatto arretrare gli investimenti privati nella sequenza di priorità attuali per le imprese. È chiaro che non ha molto senso parlare di investimenti privati nel momento in cui è fermo il 50% dell’attività produttiva del Paese.

Le priorità devono essere, in ordine cronologico: liquidità, riapertura e poi investimenti.

In riferimento a questi ultimi, quindi, è difficile che le modifiche al Piano Transizione 4.0 trovino spazio in uno dei due decreti legge di aprile del Governo, che si concentreranno sul garantire la liquidità necessaria alle imprese. Più probabile invece che le modifiche alle aliquote dei crediti d’imposta previsti dal Piano Transizione 4.0 siano contenute in un intervento che vedrà la luce a maggio.

L’importante  è che il Decreto Legge sia immediatamente operativo, senza dover attendere ulteriori decreti attuativi. Perché, se c’è una cosa che l’emergenza Coronavirus ha dimostrato, è l’importanza dell’innovazione tecnologica nell’industria italiana. Questo Coronavirus cambierà in modo strutturale molte cose. Ciò che sicuramente non cambierà è la centralità degli investimenti digitali: come ad esempio alla manutenzione a distanza, che in questo periodo ha consentito alle imprese di continuare a dare il servizio post vendita, elemento centrale dell’Industria 4.0.

Fonte Innovation post


Operazioni fino a 25mila euro senza valutazione

Fondo Pmi per imprese fino a 499 dipendenti

Prevista la garanzia al 100% per prestiti fino a 800mila euro, al 90% fino a 5 milioni

Sul fronte del maxi prestito ponte, ci sono già importanti conferme da parte del Governo. Nella serata di ieri, in particolare, il Ministro dello Sviluppo economico ha dichiarato che la strada prescelta dovrebbe essere quella di potenziare l’attuale Fondo di Garanzia per le PMI, riconoscendo una garanzia per le aziende sotto i 500 dipendenti pari:
– al 100% per i prestiti fino a 25.000 euro, senza alcuna valutazione del merito di credito;
– al 100% per i prestiti fino a 800.000 euro, con la valutazione del merito di credito;
– al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro, potendo arrivare al 100% con la controgaranzia dei Confidi.

Già questo sarebbe un primo risultato, se si considera che l’idea iniziale del Governo era quella di non andare oltre al 90% per tutti, ma è auspicabile possano esservi ulteriori passi in avanti, soprattutto se si osserva che nella fascia tra 25.000 e 800.000 euro di prestito la presenza della garanzia al 100% sembrerebbe non scongiurare comunque la necessità di una valutazione del merito creditizio

Il Fondo di garanzia per Pmi e professionisti si apre quindi anche a imprese fino a 499 dipendenti. Con un doppio binario per la garanzia massima, al 100% in alcuni casi e al 90% in altri.

Il pacchetto predisposto dal ministero dello Sviluppo economico, salvo alcuni punti specifici che potrebbero ancora cambiare in queste ore, è pronto. Per le cosiddette “small mid cap”, aziende fino a 499 dipendenti, che oggi sono ammesse al Fondo solo per operazioni su portafogli di finanziamenti, l’accesso diventa generalizzato e si sceglie la strada del decreto legge dopo il lungo ritardo del decreto attuativo che da mesi giaceva al ministero dell’Economia. 

Per quanto riguarda i tetti di garanzia, si va verso il 100% per prestiti fino a 800mila euro con valutazione del Fondo, 100% fino a 25mila euro senza valutazione, e 90% nei casi restanti con tetto a 5 milioni di importo garantito e valutazione della situazione finanziaria pre crisi (e non del modulo andamentale). Quest’ultima casistica può a sua volta arrivare al 100% con la controgaranzia dei Confidi. 

Il ministero dello Sviluppo economico parla di una dote complessiva del Fondo di 7 miliardi per il 2020, ma non è ancora chiaro quante sono le risorse residue incluse nel calcolo. L’effetto leva è stimato in circa 14 miliardi di finanziamento per ogni miliardo garantito.

Via libera, stando all’ultima bozza di ieri sera, anche ai finanziamenti garantiti per le aziende che hanno inadempienze probabili (Utp). Sul fronte degli adempimenti burocratici, poi, si valuta se spostare a dopo l’erogazione del finanziamento la valutazione antimafia. Il ministro Patuanelli parla di prestiti attivi in pochi giorni ma sarà decisivo il processo di notifica alla Commissione europea che effettueranno i nostri ministeri: perché determinerà i tempi reali delle erogazioni e chiarirà se per tutte le operazioni varrà il limite di restituzione in 6 anni fissato dalla Commissione europea con il Temporary Framework sugli aiuti di Stato (nelle settimane scorse il ministero dello Sviluppo si era spinto a ipotizzare rimborsi a 15-20 anni).

Novità riguardano anche i “mini-prestiti”, cioè quei finanziamenti di importo ridotto e a procedura ultrasemplificata introdotti nel decreto Cura Italia. Questi prestiti, destinati ai lavoratori autonomi, saranno possibili entro un limite più alto dei 3mila originariamente stabilito (25mila euro) e con una garanzia del 100% limitata però al 30% del fatturato dell’ultimo anno.

Nel contempo, il nuovo provvedimento dovrebbe estendere da 9 mesi a tutto il 2020 le prime misure di rafforzamento inserite nel Dl Cura Italia.

Fonte Il sole 24 ore


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