PNRR: 2 miliardi per l’ECONOMIA CIRCOLARE

RAMSES GROUP NEWS n. 216 – 17 settembre 2021

Il MiTE è pronto a mettere sul piatto 2 miliardi per il bando focalizzato su rifiuti ed economia circolare. Si tratterà di “un grande programma da oltre 2 miliardi di euro per realizzare una cinquantina di nuovi impianti di smaltimento dei rifiuti attraverso l’economia circolare”, spiega Cingolani. E aggiunge: “I progetti innovativi migliori vinceranno, c’è ampio spazio per tutti”. 

La cornice in cui si inquadrano gli investimenti del PNRR in questo caso si interfacciano con IL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE E IL GREEN DEAL EUROPEO che sono i testi di riferimento a livello europeo per costruire un nuovo equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse. Su un piano di maggiore concretezza, l’Italia ha recepito a settembre dello scorso anno le direttive del “Pacchetto Economia Circolare” che contengono precisi obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani: almeno il 55% entro il 2025, il 60% entro il 2030, il 65% entro il 2035 e una limitazione del loro smaltimento in discarica non superiore al 10% entro il 2035.

Cosa prevede IL PIANO D’AZIONE EUROPEO PER L’ECONOMIA CIRCOLARE 

La Commissione agisce su più fronti: da un lato, evitare del tutto i rifiuti e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità; dall’altro, agire a monte, per impedire che prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo

L’azione a monte riguarda la progettazione dei prodotti, che dovranno essere pensati per durare più a lungo, essere più facili da riutilizzare, riparare e riciclare e incorporare il più possibile materiale riciclato anziché materia prima primaria. 

Il single-use sarà quindi limitato, e parallelamente Bruxelles agirà sulla cosiddetta “obsolescenza programmata”, vietando anche la distruzione di beni durevoli invenduti.

L’azione “a valle” riguarda invece i consumatori, che avranno accesso a informazioni affidabili sulla durata e riparabilità dei prodotti, introducendo un vero “diritto alla riparazione”. 

Focus sui settori che utilizzano più risorse e in cui il potenziale di circolarità è elevato. La Commissione avvierà una serie di azioni concrete su:

  • Elettronica e ICT: un’iniziativa sull’elettronica circolare per una maggiore durata dei prodotti e per migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti;
  • Batterie e veicoli: previsto un nuovo quadro normativo per le batterie, per migliorarne la sostenibilità e aumentarne il potenziale circolare;
  • Imballaggi: verranno introdotti nuovi requisiti obbligatori su ciò che è consentito nel mercato dell’UE, compresa la riduzione degli imballaggi (in eccesso);
  • Materie plastiche: nuovi requisiti obbligatori per il contenuto riciclato e un’attenzione speciale per le microplastiche e le materie plastiche a base biologica e biodegradabili;
  • Tessili: la Commissione prepara una nuova strategia per i tessili per rafforzare la competitività e l’innovazione nel settore e rafforzare il mercato dell’UE per il riutilizzo dei prodotti tessili;
  • Costruzioni ed edifici: anche in questo caso Bruxelles lavorerà ad una strategia globale per un ambiente costruito in modo sostenibile che promuove i principi di circolarità per l’edilizia;
  • Alimentare: prevista una nuova iniziativa legislativa sul riutilizzo, per sostituire imballaggi monouso, stoviglie e posate con prodotti riutilizzabili nei servizi alimentari.

Infine, la Commissione intende ridurre gli sprechi: l’attenzione si concentrerà sull’evitare del tutto i rifiuti e trasformarli in risorse secondarie di alta qualità che beneficiano di un mercato ben funzionante per le materie prime secondarie. La Commissione esplorerà la definizione di un modello armonizzato a livello UE per la raccolta differenziata dei rifiuti e l’etichettatura. Il piano d’azione propone inoltre una serie di azioni per ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti dell’UE e per affrontare le spedizioni illegali. 

LINK Piano d’azione per l’economia circolare

Parlamento europeo: l’economia del “Prendi-Fai-Smaltisci” deve finire. Per farlo, servono obiettivi vincolanti

Affinché si realizzi la trasformazione dell’attuale sistema in un’economia veramente circolare, i prodotti dovrebbero essere progettati in modo da ridurre i rifiuti, le sostanze nocive e l’inquinamento e proteggere la salute umana, sottolineano gli eurodeputati in una relazione sul Piano d’azione dell’UE per l’economia circolare approvata a febbraio.

I deputati chiedono allo stesso tempo obiettivi vincolanti per il 2030 basati su evidenze scientifiche per dettare una tabella di marcia per l’uso dei materiali e l’impronta di consumo. A tal fine, sollecitano da un lato la Commissione europea a introdurre nel 2021 indicatori di circolarità armonizzati, comparabili e uniformi, dall’altro chiedono all’Esecutivo di proporre obiettivi vincolanti specifici del prodotto e/o settoriali per il contenuto riciclato.

I prodotti immessi sul mercato europeo dovrebbero quindi rispettare una serie di standard: dovrebbero cioè funzionare bene, essere durevoli, riutilizzabili, facilmente riparabili e riciclabili, non devono essere tossici e devono essere efficienti in termini di risorse ed energia.

Altre proposte chiave dei deputati includono:

  • l’introduzione di misure contro il greenwashing e le false dichiarazioni ambientali, nonché misure legislative per fermare le pratiche che comportano l’obsolescenza programmata;
  • sostenere l’Ecolabel UE come punto di riferimento per la sostenibilità ambientale;
  • rafforzare il ruolo degli appalti pubblici verdi stabilendo criteri e obiettivi minimi obbligatori;
  • l’integrazione dei principi dell’economia circolare nei Piani di ripresa nazionali degli Stati membri.

Cosa prevede IL GREEN DEAL EUROPEO

Trasformare i problemi ambientali e climatici in opportunità in tutti gli ambiti. E’ questo l’obiettivo ambizioso del Green Deal.

Strategia che fissa in primo luogo una rigorosa tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia UE, indicando azioni per stimolare l’uso efficiente delle risorse, grazie al passaggio a un’economia circolare e pulita,  per arrestare i cambiamenti climatici, mettere fine alla perdita di biodiversità e ridurre l’inquinamento.Il Green Deal si articola in una serie di macro-azioni contenenti strategie per tutti i settori dell’economia, in particolare i trasporti, l’energia, l’agricoltura, l’edilizia e settori industriali quali l’acciaio, il cemento, le TIC, i prodotti tessili e le sostanze chimiche.

Sviluppo sostenibile

Il primo mattone del Green Deal, presentato all’inizio del 2020, è il Meccanismo per la transizione giusta, che include un fondo ad hoc, il Just Transition Fund. Pensato per aiutare le regioni più povere dell’UE a muoversi verso un’economia a emissioni zero, attraverso la riduzione del consumo di combustibili fossili e il passaggio a tecnologie meno inquinanti, il Meccanismo si compone di tre pilastri:

  1. il Fondo per la transizione equa,
  2. un sistema specifico nell’ambito di InvestEU e
  3. uno strumento di prestito della BEI. 

Per integrare la sostenibilità in tutte le politiche dell’UE, la Commissione punta inoltre su un Piano di Investimenti del Green Deal Europeo da 1.000 miliardi e fissa una serie di azioni: 

  • Nuova strategia di finanziamento sostenibile;
  • Revisione della direttiva sulle comunicazioni non finanziarie;
  • Iniziative per lo screening e il benchmark delle pratiche di bilancio verde del Stati membri e dell’UE;
  • Allineare tutte le nuove iniziative della Commissione con gli obiettivi del Green Deal e la promozione dell’innovazione;
  • Consultazione degli stakeholder per identificare e porre rimedio a una legislazione incoerente che riduce l’efficacia nella realizzazione del Green Deal europeo; 
  • Integrazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile nel Semestre europeo.

Legge per il clima, riduzione dell’inquinamento e crescita sostenibile

Una ‘legge per il clima’ per rendere irreversibile il percorso verso un’Europa a emissioni zero nel 2050 e un piano per aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni Ue dal 40% al 50-55% al 2030. Con una roadmap precisa:

  • Piano globale per portare l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 2030 al 50-55%;
  • Proposte di revisione delle misure legislative per realizzare le maggiori ambizioni climatiche, a seguito della revisione della direttiva sul sistema di scambio di quote di emissioni; regolamento sulla condivisione degli sforzi; regolamento sull’uso del suolo; direttiva sull’efficienza energetica; direttiva rinnovabili; standard di prestazione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni;
  • Proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia;
  • Proposta di un meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio per determinati settori;
  • Nuova strategia dell’UE sull’adattamento ai cambiamenti climatici.

Previsto inoltre il lancio del Patto europeo per il clima, cui seguirà la proposta dell’ottavo programma di azione per l’ambiente 2020.

Per ridurre l’inquinamento, la Commissione propone di partire, nell’estate 2020, da una strategia per la sostenibilità del settore chimico, cui seguiranno, nel 2021, un piano d’azione per inquinamento zero di acqua, aria e suolo e la revisione delle misure per combattere l’inquinamento causato dai grandi impianti industriali.

I lavori per fare dell’Unione europea il leader globale della transizione verso una crescita sostenibile sono già avviati nell’ambito della COP25. Oltre a guidare i negoziati per rafforzare ulteriormente il quadro politico internazionale, la Commissione intende sostenere la diplomazia europea in collaborazione con gli Stati membri e gli sforzi bilaterali per indurre i partner  ad agire e garantire la comparabilità delle politiche climatiche e ambientali. Azioni cui si aggiunge l’agenda verde per i Balcani occidentali.

Previsto inoltre il lancio del Patto europeo per il clima, cui seguirà la proposta dell’ottavo programma di azione per l’ambiente 2020.

Per ridurre l’inquinamento, la Commissione propone di partire, nell’estate 2020, da una strategia per la sostenibilità del settore chimico, cui seguiranno, nel 2021, un piano d’azione per inquinamento zero di acqua, aria e suolo e la revisione delle misure per combattere l’inquinamento causato dai grandi impianti industriali.

I lavori per fare dell’Unione europea il leader globale della transizione verso una crescita sostenibile sono già avviati nell’ambito della COP25. Oltre a guidare i negoziati per rafforzare ulteriormente il quadro politico internazionale, la Commissione intende sostenere la diplomazia europea in collaborazione con gli Stati membri e gli sforzi bilaterali per indurre i partner  ad agire e garantire la comparabilità delle politiche climatiche e ambientali. Azioni cui si aggiunge l’agenda verde per i Balcani occidentali

Energia pulita, economica e sicura

Altra tematica affrontata dalla strategia europea è l’energia. Il piano della Commissione consiste in una serie di step, che riguardano:

  • Valutazione dei piani nazionali finali per energia e clima  ;
  • Strategia per l’integrazione intelligente del settore ; 
  • Iniziativa Renovation per il settore edilizia  ;  
  • Valutazione e revisione della rete transeuropea per il settore energia ;           
  • Strategia sull’eolico offshore   .        

Economia circolare

Per realizzare le ambizioni dell’Unione in materia di clima e ambiente, la Commissione presenterà il piano d’azione sull’economia circolare, che include: 

  • Strategia industriale europea;
  • Piano di azione per economia  circolare compresa iniziativa prodotti sostenibili;  
  • Iniziative per stimolare mercati neutrali e circolari;
  • Proposta di sostegno ai processi di produzione di acciaio a carbonio zero entro il 2030; 
  •  Legislazione sulle batterie;
  • Riforme legislative sui rifiuti.

Mobilità smart e sostenibile

Carburanti alternativi, trasporti intelligenti e mobilità sostenibile sono i punti focali del quarto punto dell’agenda UE, che prevede:

  •  Strategia per la mobilità sostenibile e intelligente;   
  • Sostenere la diffusione della ricarica pubblica e punti di rifornimento di carburante come parte dell’infrastruttura del combustibile alternativo;
  • Valutazione delle opzioni legislative per incentivare la produzione e l’offerta di carburanti alternativi sostenibili per i diverse modalità di trasporto;
  • Proposta di revisione della direttiva sul trasporto combinato;
  • Revisione della direttiva sulle infrastrutture per i carburanti alternativi e della rete transeuropea dei trasporti;
  • Iniziative per aumentare e gestire meglio la capacità delle ferrovie e vie navigabili interne; 
  • Proposta di norme più rigorose sulle emissioni di inquinanti atmosferici per veicoli con motore a combustione.

Agricoltura più verde e sostenibile

Rendere più green la politica agricola comune è un altro punto focale del Green Deal europeo. Tra il 2020 e il 2021 la Commissione esaminerà i piani strategici nazionali, con riferimento al ambizioni del Green Deal europeo e della  strategia Farm to  Fork, dal produttore al consumatore per una politica alimentare sostenibile  .

Tutelare la biodiversità

L’obiettivo ambizioso del Green Deal è mettere fine alla perdita di biodiversità. Obiettivo che la Commissione intende centrare attraverso una serie di azioni:

  • Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030  ;
  • Misure per affrontare i principali motori della perdita di biodiversità;
  • Nuova strategia forestale UE;
  • Misure a sostegno di catene del valore prive di deforestazione.

Le proposte progettuali all’interno del PNRR mirano a colmare le lacune strutturali che ostacolano lo sviluppo dell’economia circolare in Italia – si legge nel testo – a partire dal divario tra le regioni del Nord e quelle del Centro-Sud.

1 miliardo e mezzo per nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di quelli esistenti

Il primo progetto di investimento, da solo, vale buona parte delle risorse del PNRR per l’economia circolare. Il focus è tutto sui rifiuti e su quelle lacune che da tempo il Paese si prefigge di superare. 

I sistemi di gestione dei rifiuti urbani risultano infatti molto fragili e caratterizzati da procedure di infrazione che interessano molte regioni italiane, soprattutto nel Centro-Sud Italia. Inoltre, il sistema risulta carente di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento. 

L’investimento pianificato con il Recovery Plan, da 1 miliardo e mezzo, mira quindi a migliorare la rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, realizzare nuovi impianti di trattamento/riciclaggio di rifiuti organici, multimateriale, vetro, imballaggi in carta e alla costruzione di impianti innovativi per particolari flussi. Nel dettaglio – si legge nel testo del PNRR – gli investimenti proposti mirano a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale (ad esempio, il 65% di raccolta differenziata al 2035, e il tetto massimo del 10% dei rifiuti in discarica). Per questo circa il 60% dei progetti si focalizzerà sui comuni del Centro-Sud Italia.

Progetti “faro” di economia circolare

Focus sui rifiuti anche per il secondo progetto di investimento preventivato nel PNRR, da poco più di mezzo milione di euro.

Il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare introduce misure mirate in alcuni settori a forte valore aggiunto, con target di riciclo specifici: tra i quali RAEE, carta e cartone, plastica e tessile. In tal senso – si legge nel testo del Recovery – particolarmente interessante è lo sviluppo di tecnologie avanzate di riciclo meccanico e chimico delle plastiche rivolto anche al “marine litter”.

L’Italia ad oggi è ancora lontana dal raggiungimento di questi target, ad esempio più del 50% dei rifiuti plastici viene raccolto come Rifiuti Plastici Misti e quindi non recuperato ma utilizzato per il recupero energetico o inviato in discarica.

La misura intende potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo contribuendo al raggiungimento dei target di: 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone; 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”); 100% di recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs”. A sostegno della misura e per il raggiungimento degli obiettivi verrà sviluppato un sistema di monitoraggio su tutto il territorio nazionale che consentirà di affrontare tematiche di “scarichi illegali” attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di Intelligenza Artificiale.

Le riforme: entro giugno 2022 la strategia nazionale per l’economia circolare

Richiesta da tempo dagli stakeholder, nel 2022 dovrebbe vedere la luce la Strategia nazionale per l’economia circolare. Un progetto che rientra tra le riforme previste nell’ambito della Mission del PNRR e che mira a creare un quadro strategico nazionale per rafforzare la coerenza e l’efficacia delle politiche di economia circolare, in linea non solo con il piano  europeo  ma anche in sinergia con altre politiche e strategie nazionali, come Transizione 4.0 , il Piano Integrato nazionale per l’energia e il clima PNIEC e le politiche di coesione attuate attraverso i Fondi strutturali e di investimento europei.

Nel fornire indicazioni su come impostare la versione definitiva del Recovery Plan, a marzo, il Senato aveva fatto richieste precise in merito all’impianto di tale strategia, che dovrebbe:

  • prevedere riforme che agevolino l’utilizzo di sottoprodotti;
  • favorire lo sviluppo di modelli di consumo basati sul servizio come prodotto;
  • prevedere l’applicazione di regimi di responsabilità estesa del produttore, dell’industria e distribuzione alimentare, dell’industria dei mobili ed edile;
  • introdurre il deposito cauzionale per gli imballaggi e per i RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), favorendo allo stesso tempo la realizzazione di nuovi centri di raccolta;
  • favorire il trasferimento tecnologico e l’implementazione di soluzioni di open and wide innovation ed eco-design sistemico;
  • sostenere progetti di sharing economy;
  • prevedere un piano di attivazione di zone economiche speciali per evitare lo spopolamento dei territori di montagna e dei piccoli comuni disagiati e il conseguente pericolo di dissesto idrogeologico derivante dall’incuria.

La versione finale del Recovery Plan non entra molto nel dettaglio e si limita ad annunciare che la strategia integrerà nelle aree di intervento l’ecodesign, eco prodotti, blue economy, bioeconomia, materie prime critiche, e si focalizzerà su strumenti, indicatori e sistemi di monitoraggio per valutare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Della strategia nazionale farà parte anche il nuovo sistema di tracciabilità che consentirà anche di supportare gli organi di controllo e le forze dell’ordine nella prevenzione e repressione.

Un Programma nazionale per la gestione dei rifiuti

Per far fronte alle evidenze emerse dalla Commissione europea sull’assenza di una rete integrata di impianti di raccolta e trattamento rifiuti attribuibile all’insufficiente capacità di pianificazione delle regioni e, in generale, alla debolezza della governance, nel PNRR è incluso un secondo progetto di riforma: lo sviluppo di un programma nazionale per la gestione dei rifiuti.

Oltre ad evitare procedure di infrazione sui rifiuti, il programma dovrebbe permettere di colmare le lacune impiantistiche e gestionali, di migliorare significativamente i dati medi nazionali e di raggiungere gli obiettivi previsti dalla nuova normativa europea e nazionale (percentuale di rifiuti raccolta in differenziata e percentuale di rifiuti in discarica, riutilizzo, recupero, ecc.).

Supporto tecnico alle autorità locali

Uno dei principali ostacoli alla costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti è la durata delle procedure di autorizzazione e delle gare d’appalto. I ritardi sono spesso dovuti alla mancanza di competenze tecniche e amministrative del personale di regioni, province e comuni.

Il secondo progetto di riforma del Recovery prevede il coinvolgimento del Ministero per la Transizione Ecologica e del Ministero per lo Sviluppo Economico per assicurare il necessario supporto tecnico agli Enti Locali attraverso società interne e uno specifico piano d’azione per supportare le stazioni appaltanti nell’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) fissati dalla legge alle procedure di gara.

Fonte FASI

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