Startup e PMI innovative: 2,5 miliardi per investimenti su digitale e green

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RAMSES GROUP NEWS n. 280 – 17 Febbraio 2022

Il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) ha definito una serie di misure volte ad incentivare e sostenere gli investimenti in Startup e PMI Innovative, con l’obiettivo di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale.

Il pacchetto di misure assegna 2 miliardi di euro a CDP Venture Capital SGR, società VC controllata del Gruppo CDP, che ha il compito di attirare nuovi investitori sia sul mercato nazionale che internazionale, per dare una spinta al mercato venture capital italiano. Ai 2 miliardi di euro si aggiungeranno altri 550 milioni che arriveranno dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) o 600 ulteriori milioni da CDP e investitori terzi.

Le nuove risorse verranno utilizzate:

  • a sostegno degli operatori del venture capital, anche attraverso il potenziamento dell’attività di investimenti indiretti in fondi;
  • alla promozione di iniziative a favore dei processi di transizione ecologica e digitale delle PMI italiane e delle filiere chiave;
  • alla creazione di nuovi strumenti di equity e debito per le startup in fase avanzata di sviluppo;
  • al rafforzamento del sostegno alle startup nelle fasi iniziali anche attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione.

Con la nuova dotazione CDP Venture Capital – che nei suoi primi due anni di attività ha deliberato investimenti per circa 700 milioni – potrà consolidare il ruolo di principale player nel mercato nazionale, stimolando un’ulteriore forte spinta all’intero settore delle startup e PMI innovative.


Startup e PMI innovative: 2,5 miliardi per investimenti su digitale e green

Il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha definito un pacchetto di misure per sostenere e rafforzare con oltre 2,5 miliardi di euro gli investimenti in startup e PMI innovative, al fine di favorire la crescita di un ecosistema di innovazione e accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale.

Il Ministero ha assegnato le risorse a CDP Venture Capital Sgr, controllata al 70% dal Gruppo Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha il compito di attirare nuovi investitori, nazionali ed internazionali, e far crescere il mercato del venture capital in Italia.

CDP Venture Capital avrà quindi a disposizione i 2 miliardi di euro stanziati dal Ministero in attuazione al decreto infrastrutture, a cui si aggiungeranno 550 milioni di risorse previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Altri 600 milioni saranno stanziati da parte di CDP e investitori terzi.

In particolare, le nuove risorse verranno utilizzate a sostegno degli operatori del venture capital, anche attraverso il potenziamento dell’attività di investimenti indiretti in fondi; la promozione di iniziative a favore dei processi di transizione ecologica e digitale delle PMI italiane e delle filiere chiave; la creazione di nuovi strumenti di equity e debito per le startup in fase avanzata di sviluppo; il rafforzamento del sostegno alle startup nelle fasi iniziali anche attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione. Con la nuova dotazione CDP Venture Capital – che nei suoi primi due anni di attività ha deliberato investimenti per circa 700 milioni – potrà consolidare il ruolo di principale player nel mercato nazionale, stimolando un’ulteriore forte spinta all’intero settore delle startup e PMI innovative.

Con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di un ecosistema di innovazione e sostenere il processo di transizione digitale ed ecologica, il Ministero dello Sviluppo Economico ha introdotto per un pacchetto di investimenti da oltre 2,5 miliardi di euro volto a sostenere e rafforzare le startup e PMI innovative. 

Il budget è stato affidato a CDP Venture Capital Sgr, con il compito di trovare altri investitori sia italiani che esteri e di sviluppare il mercato del venture capital. 

La dotazione finanziaria complessiva è composta come segue: 

– 2.000.000.000€ dal MISE in attuazione al decreto infrastrutture

– 550.000.000€ a valere sulle risorse del PNRR

– ulteriori 600.000.000€ da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ed investitori terzi volti a sostenere il settore del venture capital, attraverso: il rafforzamento di investimenti indiretti in fondi, il supporto a processi di transizione green e digitale delle PMI e delle filiere strategiche, sviluppo di nuovi strumenti di equity e debito per le startup avanzate, sostegno alle startup nelle fasi di lancio mediante poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione. 

Il mandato a CDP Venture Capital mira anche a rafforzare la sua presenza nel mercato italiano e ad incentivare il settore delle startup e delle piccole e medie imprese innovative, nonché a sviluppare e far crescere l’economia italiana economico attraverso il sostegno all’imprenditorialità e ai progetti strategici.


Investimenti green e digitale: 2,5 miliardi di euro per startup e pmi innovative

Il MiSE, attraverso CDP Venture Capital SGR, punta sugli investimenti innovativi, promuovendo i processi di transizione ecologica e digitale delle pmi italiane e delle filiere chiave.

Per sostenere e rafforzare il tessuto imprenditoriale italiano, favorendone la crescita nel breve e medio periodo, il MiSE ha destinato 2 miliardi di euro agli investimenti in startup e pmi innovative. Lo stanziamento dovrà facilitare lo sviluppo di un ecosistema innovativo, supportando le imprese nei processi di transizione ecologica e digitale.

La regia dell’operazione è affidata a CDP Venture Capital SGR, attraverso il Fondo Nazionale Innovazione. Gli interessati potranno quindi rivolgersi direttamente alla SGR, scegliendo tra le varie opportunità offerte dai diversi Fondi specifici, entrando direttamente in contatto con il Gestore, e raccontando la propria idea di business.

Le risorse economiche

A fine ottobre 2021, con un emendamento al DL Infrastrutture, venivano assegnati 2 miliardi di euro al MiSE, a condizione che questi li utilizzasse per sottoscrivere quote o azioni di fondi per il venture capital e per il venture debt, istituiti da CDP Venture Capital SGR. E così è stato.

La SGR, quindi, avrà a disposizione ulteriori 3 miliardi di euro: ai 2 del MiSE (ex Decreto infrastrutture) si aggiungeranno 550 milioni di euro provenienti dalle risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Infine, arriveranno ulteriori 600 milioni, stanziati da CDP e investitori terzi.

I fondi verranno utilizzati per sostenere le operazioni di venture capital: verranno potenziate le attività di investimenti indiretti in fondi e la promozione di iniziative a favore dei processi di transizione ecologica e digitale delle pmi italiane e delle filiere chiave. Inoltre, sarà sostenuta la creazione di nuovi strumenti di equity e debito per le startup in fase avanzata di sviluppo. Sarà rafforzato il sostegno alle startup nelle fasi iniziali anche attraverso poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazione.

Il Fondo Nazionale Innovazione

Ma chi è CDP Venture Capital SGR? È una SGR, ovvero una Società di Gestione del Risparmio, controllata indirettamente (per il 70% tramite CDP Equity) da Cassa Depositi e Presiti e, per il 30%, da Invitalia. Si tratta quindi di una longa manus governativa che opera attraverso lo strumento del venture capital, quella serie di attività di investimento, dirette e indirette, nel capitale di rischio di aziende non quotate, in fase di startup, caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo.

CDP Venture Capital SGR opera attraverso il Fondo Nazionale Innovazione e nasce proprio per accelerare la crescita dell’ecosistema del venture capital italiano, rendendolo un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del Paese. Ha, come obiettivo, l’ampliamento degli investimenti nel comparto strategico dell’innovazione, riunendo e moltiplicando le risorse pubbliche e private. In questo modo, attirando nuovi investitori, nazionali ed internazionali, si punta alla crescita del mercato.

Come opera il Fondo Nazionale Innovazione

Il FNI è composto da diversi Fondi. Tra questi, ci sono il Fondo Evoluzione, il FoF Venturitaly (anche “Fondo di Fondi di Venture Capital”, che investe nei settori tecnologici), il Fondo Italia Venture I, nell’ambito digital.

Particolarmente interessante risulta il Fondo Acceleratori, che investe in settori strategici collegati ai grandi ecosistemi industriali italiani, come meccanicaautomotive ed energia, con un interesse specifico per le tecnologie disruptive quali IoT, Big Data, Blockchain, AI, biotecnologie.​

I principi del Fondo

Il Fondo Nazionale Innovazione si basa su principi generali che, assieme, contribuiscono alla riuscita del progetto. Li riportiamo qui di seguito:

  • Inclusione, per un sostegno all’innovazione tecnologica accessibile a tutti, imprese, cittadini e territori;
  • Crescita, per un supporto economico al mercato privato dei capitali per l’innovazione;
  • Presidio strategico, per le tecnologie e i mercati emergenti più innovativi, garantendo alle startup e pmi italiane innovative il necessario supporto strategico;
  • Ecosistema, per accorciare i ritardi culturali e strutturali, creando spazi e opportunità di crescita;
  • Leadership internazionale, per confermare il ruolo dell’Italia – seconda potenza manifatturiera d’Europa – quale leader nell’economia della conoscenza.

Lo Stato Imprenditore

L’obiettivo del FNI è quello di supportare la nascita del (già) famoso “Stato Imprenditore e Innovatore”, nella difesa dell’interesse nazionale, evitando la dispersione dei talenti italiani, della proprietà intellettuale nazionale e di tutti quegli asset strategici di cui l’Italia è ricca.

Si agisce attraverso il FNI per evitare che tutto questo patrimonio venga ceduto all’estero, con una svendita avvilente che provocherebbe una perdita per il sistema Italia. Vengono così acquisite minoranze qualificate del capitale delle imprese, funzionalmente alla capacità di generare un impatto e un valore per l’investimento e per la stessa economia italiana.

La caratteristica principale del venture capital è la rapidità con cui l’investimento viene perseguito, evitando lungaggini e arrivando dritti all’obiettivo. Flessibilità e selettività sono altri due elementi che fanno del venture capital uno strumento leva per lo sviluppo dell’innovazione.

Innovazione e startup: le sinergie vincenti

La sinergia tra il Ministero di via Molise e Cassa Depositi e Prestiti, attraverso la SGR, rappresenta un importante traguardo non solo per entrambe le Parti ma per l’intero sistema imprenditoriale nazionale, in un connubio fondamentale che dà supporto alle imprese italiane, lungo il delicato percorso della transizione ecologica.

Anche da un punto di vista economico, per il settore del venture capital le risorse a disposizione rappresenteranno una notevole spinta in avanti, nel sostegno alla crescita delle startup e delle pmi innovative così come, in un futuro non troppo lontano, all’imprenditorialità nazionale. Lo strumento del Fondo risulta, infine, ottimo per il coinvolgimento del risparmio privato, fungendo da moltiplicatore per le risorse investite.

Startup e pmi innovative: le previsioni

Dal 2019 ad oggi, CDP Venture Capital SGR ha deliberato investimenti per circa 700 milioni, con 1,3 miliardi di euro in asset under management. Questo nuova immissione di “liquidità” servirà a consolidare il ruolo di prezioso player nel mercato nazionale, creando interessanti opportunità per il comparto delle startup e pmi innovative.  

Un’Italia “Smart Nation” non è solo un obiettivo finanziario ma riveste un’importanza anche politica, civile e culturale. Attraverso il FNI si può fare tanto: si parla di investimenti per 5 miliardi di euro, entro il 2025, con un aumento degli occupati – in ambito startup e pmi innovative – che potrebbero raddoppiare, nel breve periodo, arrivando alle centomila persone, anche grazie agli ingenti investimenti preventivati.

Fonte Automazione news

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PMI Innovative – Guida Requisiti Agevolazioni Incentivi

TUTTO SU PMI INNOVATIVE

TUTTO SU START UP INNOVATIVE

Cosa sono le PMI Innovative?

Il Decreto Legge 3/2015 (Investment Compact), convertito con la Legge 33/2015, ha assegnato larga parte delle misure previste a beneficio delle Startup innovative a una platea di imprese potenzialmente molto più ampia: le PMI innovative, vale a dire tutte le piccole medie imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione, dell’oggetto sociale e del livello di maturazione.

Leggi la Scheda di Sintesi della policy a sostegno delle PMI innovative pubblicato dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

Startup innovative e PMI innovative rappresentano quindi due stadi evolutivi di un processo sequenziale e coerente con cui il Governo ha voluto prima agevolare la fase di partenza, e poi anche accelerare il rafforzamento e la crescita dimensionale delle imprese ad alta innovazione tecnologica.

I criteri per potersi definire “PMI

Ma come si può rientrare nella definizione di “PMI innovativa”, e quindi accedere alle agevolazioni? Occorre prima di tutto essere una “PMI”, e poi essere “innovativa”. “Essere una PMI” significa rientrare nella definizione di “Piccola e Media Impresa” della Comunità Europea (raccomandazione 361/2003/CE), e quindi:

– impiegare meno di 250 persone e non superare in fatturato annuo i 50 milioni di euro o in totale di bilancio i 43 milioni;

– essere costituite come società di capitali, anche in forma cooperativa;

– avere sede principale in Italia (o in altro Paese UE, o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo, pur di avere una sede produttiva o filiale in Italia);

– disporre della certificazione dell’ultimo bilancio (ed eventuale bilancio consolidato) redatto da un professionista o una società iscritti nel registro dei revisori contabili;

– non essere quotate in un mercato regolamentato;

– non essere iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese per le startup innovative e gli incubatori certificati.

I criteri per potersi definire “innovativa”

Per essere “innovativa” invece l’impresa, secondo il decreto Investment Compact, deve rispettare almeno 2 dei 3 seguenti criteri:

1. dedicare alla spesa in ricerca, sviluppo e innovazione almeno il 3% del valore totale della produzione (o del costo del lavoro, se più alto del valore della produzione);

2. avere almeno 1/5 della forza lavoro complessiva con un titolo di dottorato di ricerca (o un dottorato in corso presso un’università italiana o straniera), o una laurea con almeno 3 anni di attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero. In alternativa almeno 1/3 della forza lavoro complessiva deve avere una laurea magistrale;

3. avere almeno una privativa industriale (invenzione industriale, biotecnologica, topografia di prodotto a semiconduttori, nuova varietà vegetale, ecc.) o una titolarità dei diritti su un programma registrato al Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché la privativa sia direttamente afferente all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

L’iscrizione al Registro delle imprese

Per accedere alle agevolazioni, le PMI innovative devono registrarsi nella sezione speciale del Registro delle imprese creata ad hoc presso le Camere di Commercio. L’iscrizione avviene trasmettendo in via telematica alla Camera di Commercio competente una dichiarazione di autocertificazione di possesso dei requisiti visti sopra, autocertificazione che verrà sottoposta a controlli e va aggiornata ogni anno (scadenza 30 giugno), pena la perdita dello status di PMI innovativa. Il registro speciale delle PMI innovative è pubblico e aggiornato ogni settimana dal sistema camerale. Al momento dell’ultimo aggiornamento (marzo 2016) le PMI iscritte in questo registro sono 137, di cui 32 in Lombardia, 13 in Puglia, 12 in Emilia-Romagna e 10 in Toscana.

È prevista la realizzazione di un sistema strutturato di monitoraggio e valutazione dell’impatto economico delle misure, su cui il Ministro dello Sviluppo Economico deve relazionare annualmente in Parlamento. La prima relazione (marzo 2014) è stata dedicata solo alle startup innovative. La seconda, estesa anche alle PMI innovative, è stata pubblicata nel dicembre 2015.

Le misure di agevolazione

1. Esonero dall’imposta di bollo per le iscrizioni nel Registro delle imprese delle Camere di Commercio.

2. Deroghe alla disciplina societaria ordinaria. Le più significative sono per le PMI innovative costituite in forma di SRL, alle quali si consente di creare categorie di quote dotate di particolari diritti (per esempio quote che non attribuiscono diritti di voto, o ne attribuiscono in misura non proporzionale alla partecipazione); effettuare operazioni sulle proprie quote; emettere strumenti finanziari partecipativi; offire al pubblico quote di capitale. Molte di queste misure comportano un radicale cambiamento nella struttura finanziaria della SRL, avvicinandola a quella della SPA.

3. Facilitazioni nel ripianamento delle perdite. Le PMI innovative godono di un regime speciale sulla riduzione del capitale sociale, tra cui una moratoria di un anno per il ripianamento delle perdite superiori a un terzo (il termine è posticipato al secondo esercizio successivo).

4. Inapplicabilità della disciplina sulle società di comodo. La PMI innovativa non deve effettuare il test di operatività per verificare lo status di società non operativa.

5. Remunerazione con strumenti di partecipazione al capitale. La PMI innovativa può remunerare i collaboratori con strumenti di partecipazione al capitale sociale (come le stock option), e i fornitori di servizi esterni attraverso schemi di “work for equity”, per cui accettano come pagamento per le proprie prestazioni alcune quote della società. A questi strumenti fa capo un regime fiscale e contributivo di estremo favore: non rientrano nel reddito imponibile, e sono soggetti solo alla tassazione sul capital gain.

6. Incentivi fiscali per investimenti in PMI innovative che operano da meno di 7 anni dalla prima vendita commerciale, provenienti da persone fisiche (detrazione Irpef del 19% fino a un massimo investito di 500mila euro) e persone giuridiche (deduzione dall’imponibile Ires del 20% fino a un massimo investito di 1,8 milioni). Gli investimenti possono essere diretti o indiretti attraverso OICR e altre società che investono prevalentemente in questo tipo di impresa. Se la PMI innovativa opera sul mercato da più di 7 anni, gli incentivi si applicano previa presentazione di un piano di sviluppo di prodotti, servizi o processi nuovi o sensibilmente migliorati rispetto allo stato dell’arte nel settore.

7. Ricorso all’equity crowdfunding. Con la pubblicazione del “Regolamento sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative tramite portali on-line” (Consob 2013) l’Italia è stata il primo Paese al mondo ad aver regolamentato il fenomeno. Anche le PMI innovative, come le startup innovative, possono avviare campagne di raccolta di capitale diffuso attraverso portali online autorizzati. Inoltre l’Investment Compact ha introdotto due ulteriori novità: anche gli organismi di investimento collettivo del risparmio e le società di capitali che investono prevalentemente in startup e PMI innovative possono raccogliere capitali mediante campagne online sui portali autorizzati, consentendo di diversificare e ridurre il rischio di portafoglio all’investitore retail; in deroga rispetto alla disciplina ordinaria, il trasferimento delle quote di startup e PMI innovative viene dematerializzato, con conseguente riduzione degli oneri annessi.

8. Intervento semplificato, gratuito e diretto al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, un fondo pubblico che facilita il finanziamento bancario tramite la concessione di una garanzia sui prestiti. Tale garanzia copre fino all’80% del credito erogato dalla banca alla PMI innovativa (massimo 2,5 milioni di euro), ed è concessa in base a criteri di accesso estremamente semplificati, con un’istruttoria che beneficia di un canale prioritario.

Incentivi 2020 per chi investe in imprese innovative

Si aggiunge un tassello sul fronte degli incentivi in regime “de minimis” destinati a chi investe in startup e PMI innovative. Ad oggi, sono due le misure volte a stimolare la partecipazione al capitale delle imprese innovative:

  • gli  INCENTIVI FISCALI PER INVESTIMENTI EFFETTUATI DA PERSONE FISICHE E GIURIDICHE in start up e PMI innovative che si focalizza su un taglio di investimenti più elevato (agevolazioni fiscali del 30% fino a 1 milione di euro per le persone fisiche e del 30% fino a 1,8 milioni per le persone giuridiche)
  • il FONDO NAZIONALE PER L’INNOVAZIONE che interviene con investimenti diretti e indiretti in minoranze qualificate nel capitale di imprese innovative con Fondi generalisti, verticali o Fondi di Fondi, a supporto di start-up, scaleup e PMI innovative.

A queste la legge di conversione del decreto Rilancio aggiunge un regime fiscale agevolato rivolto esclusivamente alle persone fisiche che investono in startup o in PMI innovative.

Una detrazione d’imposta pari al 50% della somma investita dal contribuente nel capitale sociale di una o più startup o PMI innovative direttamente ovvero per il tramite di organismi di investimento collettivo del risparmio che investano prevalentemente in tali imprese. L’investimento massimo detraibile non può eccedere, in ciascun periodo d’imposta, l’importo di 300mila euro e deve essere mantenuto per almeno tre anni. 

PER APPROFONDIMENTI

Guida alle agevolazioni per le startup e le pmi innovative
La strategia nazionale per le startup e le PMI innovative


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