Piano Sud 2030: investimenti, infrastrutture, innovazione e giovani

 RAMSES GROUP NEWS n.54 – 20 Febbraio 2020

E’ stato presentato nei giorni scorsi a Gioia Tauro il Piano Sud 2030 che pone al centro gli investimenti, le infrastrutture e i giovani. Il Piano sarà realizzato con risorse nazionali ed europee che solo per il triennio 2020-2022 si attestano sui 21 miliardi di euro.

E’ un programma ambizioso quello presentato dal Premier Giuseppe Conte assieme ai Ministri Porvenzano e Azzolina e che mira a rilanciare il Sud. Nel prossimo triennio 2020-2022, infatti, alle regioni meridionali dovrebbero arrivare 21 miliardi di euro (il 65% in più rispetto al triennio 2016-2018), rintracciati nel modo seguente:

  • Con il recupero della clausola del 34% – che impone di destinare agli interventi al sud un volume complessivo annuo di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento (il 34% appunto) – e che dovrebbe garantire 5,6 miliardi sulla spesa in CC e 2 miliardi sui nuovi fondi della Legge di bilancio;
  • Con un recupero della capacità di spesa sul Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) che dovrebbe assicurare 6,5 miliardi;
  • Con il salvataggio della spesa dei Fondi strutturali europei 2014-2020 (+ 3 miliardi);
  • Con l’anticipo dei Fondi del prossimo settennato europeo (+3,9 miliardi).
I fondi del Piano Sud

Ma guardando in più in prospettiva fino al 2030, grazie alla nuova fase di programmazione europea, l’ammontare complessivo di risorse aggiuntive per il Sud ammonta a circa 123 miliardi di euro. Molti fondi, quindi, che saranno impiegati su cinque priorità: infrastrutture, innovazione, ambiente, internazionalizzazione e giovani&lavoro.

Infrastrutture e connettività

Uno dei problemi cronici del nostro Mezzogiorno è la debole rete logistica ed infrastrutturale che taglia in due il Paese.  Su questo il Governo ha intenzione di intervenire identificando tre priorità:

  • Il potenziamento della rete ferroviaria;
  • Il miglioramento del trasporto pubblico locale;
  • Il sostegno alle filiere logistiche territoriali, con particolare riferimento alla intermodalità delle merci in uscita e in entrata dai porti, soprattutto quelle di “ultimo miglio”.

Sul tema delle infrastrutture, le prime azioni saranno realizzate grazie agli oltre 33 miliardi di euro in capo al Ministero dei trasporti di cui:

  • 27,5 miliardi destinati al settore ferroviario (in primis l’alta velocità per la Salerno-Reggio Calabria, la Napoli-Bari e la Messina-Catania);
  • 5 miliardi per la manutenzione e la messa in sicurezza di strade e autostrade;
  • 360 milioni per la rete idrica;
  • 600 milioni per le opere nel settore edilizia.

Tutti interventi che saranno realizzati grazie ad un accordo con ANAS e RFI e che dovrebbe garantire l’affidamento dei lavori tra il 2020 e il 2021. Le infrastrutture programmate valgono invece 54,8 miliardi di euro, di cui 46 miliardi di euro finanziati.

Un Green deal per il Sud

Ambiente, energia e territorio saranno al centro di una nuova stagione di investimenti anche al Sud. Il Governo, infatti, mira a realizzare una nuova grande opera di infrastrutturazione verde del territorio che tocchi diversi aspetti: mitigazione del rischio sismico e idrogeologico; contenimento della produzione di rifiuti; servizio idrico integrato; uso efficiente e razionale delle risorse naturali; energia.

Tra le prime azioni ci sarà la creazione di un “Fondo Nazionale Reddito Energetico” per:

  • L’acquisto di impianti fotovoltaici;
  • Il risparmio in bolletta attraverso l’autoconsumo di energia elettrica.

E poi la creazione di un “Cantiere Taranto” incentrato su una serie di pilastri tra cui:

  • Il rilancio sostenibile ed eco-compatibile dell’Ilva, che il Governo intende attuare con il Just Transition Fund, una volta completato il negoziato con l’UE;
  • Un nuovo finanziamento da 55 milioni di euro per la Zona Franca Urbana (ZFU) di Taranto, con cui garantire incentivi fiscali a professionisti e imprese, nuovi e già operanti nella ZFU.

Per un Sud “frontiera dell’innovazione” si punta sul Credito d’imposta in R&S

Una delle principali emergenze del Sud è la nuova emigrazione. Tra il 2002 e il 2017 il Mezzogiorno ha infatti perso 612mila giovani e 240mila laureati. Un drenaggio di competenze e di energie che nessun territorio che guardi davvero al futuro può permettersi. Per trattenere i giovani bisogna puntare a creare condizioni lavorative e di sviluppo in linea con quelle che si trovano altrove. E per farlo l’innovazione e la ricerca sono fondamentali perché capaci di creare valore aggiunto e ricchezza. 

Per questo tra le prime azioni previste dal Governo c’è anzitutto su un incentivo rafforzato su ricerca e sviluppo al Sud per innalzare il Credito d’Imposta fino al

  • 100% dei costi per la ricerca fondamentale 
  • 50% per la ricerca industriale 
  • 25% per lo sviluppo sperimentale.

L’obiettivo è quello di colmare il gap sostanziale tra l’utilizzo delle agevolazioni nelle regioni del Centro-Nord e il Sud e rafforzare l’occupazione qualificata, la dotazione industriale e lo sviluppo tecnologico. Per questo l’agevolazione potrà essere usata per:

  • Assumere Ricercatori;
  • Acquistare beni, forniture e software;
  • Realizzare prototipi e impianti pilota;
  • Sviluppare brevetti e servizi;
  • Siglare contratti di ricerca.

Internazionalizzazione, porti, logistica e Mediterraneo

In un mondo globalizzato lo sviluppo è inevitabilmente connesso anche al resto delle aree del pianeta e all’inserimento nelle catene globali del valore. Su questi aspetti un valido strumento è quello delle Zone economiche speciali (ZES) identificate al Governo come una delle chiavi di volta per sostenere la vocazione mediterranea e internazionale del Sud.

Lo strumento ZES si fonda su due pilastri fondamentali: 

  • Misure di incentivo fiscale (credito d’imposta rafforzato per investimenti in beni materiali);
  • Semplificazioni amministrative, a livello nazionale e locale.

Il percorso è stato già avviato. La Legge di bilancio 2020 infatti ha previsto: L’estensione del credito di imposta ZES al 2022 (100 milioni di FSC) e l’istituzione di un Commissario Straordinario di Governo per ogni ZES, per garantire indirizzo unitario e un cambio di passo nell’attuazione della misura. 

Adesso i prossimi passi saranno: 

  • La nomina dei Commissari Straordinari e degli Uffici dei Commissari;
  • Il finanziamento e la realizzazione delle infrastrutture «ultimo miglio» nelle aree ZES;
  • Le sinergie con l’Agenzia delle Entrate per il migliore utilizzo degli incentivi fiscali ZES;
  • L’istituzione delle Zone Franche Doganali nelle aree ZES.

Giovani, lavoro e imprese

Al centro delle politiche a sostegno dei giovani abitanti del Sud, il Governo pone la scuola. Tra i primi progetti a partire dal prossimo anno scolastico ci sarà quello delle “scuole aperte tutto il giorno” con priorità per quei Comuni dove il tasso di dispersione scolastica è più alto. Ma poi anche più soldi per il potenziamento dell’edilizia scolastica.

Sul capitolo lavoro, invece, si punta su un incentivo per l’occupazione femminile attraverso uno sgravio contributivo al 100% a favore delle imprese fino a 8.060€ annui. La misura sarà introdotta nei primi mesi del 2020 e riguarderà tutte le assunzioni fino al 2022. 

Le  imprese eccellenti del Mezzogiorno potranno contare, invece, sull’istituzione del Fondo “Cresci al Sud” che avrà una dotazione iniziale di 250 milioni di euro (già previsti in Legge di bilancio) con cui favorire la  crescita economica e dimensionale di queste imprese. Quattro le linee di intervento:

  • Investimenti nel capitale delle piccole e medie imprese;
  • Sostegno alle PMI meridionali ad alto potenziale;
  • Incremento per l’aiuto della crescita economica per le imprese del Sud;
  • Incentivi di filiera per l’aggregazione dei fornitori delle grandi imprese.

Piano Sud 2030 – Il testo completo

Fonte FASI


Piano Sud: sviluppo e coesione per l’Italia

Più investimenti al Sud per ridurre i divari tra cittadini e territori e riavviare uno sviluppo forte e durevole per l’Italia di domani.

Il Governo presenta il Piano Sud come programma per l’Italia. Tra gli obiettivi quello di recuperare credibilità e fiducia nelle politiche di sviluppo e coesione anche attraverso l’adozione dei Fondi strutturali e l’attivazione della leva nazionale della politica di coesione (FSC).

Il Piano è stato costruito intorno alle cinque grandi «missioni» nazionali della coesione che sono:

un Sud connesso e inclusivo;

un Sud rivolto ai giovani;

un Sud aperto al mondo del Mediterraneo;

un Sud per la svolta ecologica;

un Sud frontiera dell’innovazione.

Tali missioni devono essere:

– definite sulla base dei fabbisogni di investimento

– coerenti con gli obiettivi di policy indicati dalla Commissione Europea per le Politiche di Coesione del 2021-27:

– coerenti con i 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030.

Per ciascuna delle cinque missioni il Piano individua le prospettive di medio periodo in termini di risultati attesi e le prime azioni attivate o da attivare nel 2020.

Il Governo presenta il “Piano Sud” come programma per l’Italia. L’attenzione viene rivolta nuovamente alla necessità di effettuare investimenti al Sud in quanto ridurre i divari tra cittadini e territori è la vera opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole e quindi pensare all’Italia di domani.

E’ necessario recuperare credibilità e fiducia nelle politiche di sviluppo e coesione anche attraverso l’adozione dei Fondi strutturali, agevolazione che comunque da «sola» non basta e dovrebbe essere affiancata dall’attivazione della leva nazionale della politica di coesione (FSC).

Interdipendenza Nord-Sud

E’ stato rilevato che il progressivo disinvestimento al Sud ha indebolito anche il Nord che indietreggia in Europa per il mancato apporto dei reciproci effetti benefici dell’integrazione economica con il Mezzogiorno. Da diverse fonti è emerso che:

– ogni euro investito in opere pubbliche al Sud attiva 0,4 euro di domanda di beni e servizi nel Centro-Nord (fonte: SVIMEZ);

– un incremento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno pari all’1 per cento del suo PIL per un decennio, avrebbe effetti espansivi significativi per l’intera economia italiana (fonte: Banca d’Italia).

Emerge chiaramente dunque la necessità di riaccendere il «motore interno» dello sviluppo nazionale, riattivando l’interdipendenza tra Nord e Sud.

Piano Sud 2023

Un’azione pubblica di investimento, da sviluppare nell’arco di un decennio, può garantire un tempo congruo alla buona programmazione e una portata finanziaria ampia per gli interventi, per recuperare il lungo processo di disinvestimento al Sud

Il Piano prevede una prima fase con un’immediata mobilitazione di risorse, finanziarie, amministrative e umane, che, senza gravare di maggiori oneri la finanza pubblica, agisca sul riequilibrio della spesa ordinaria e sull’accelerazione della spesa aggiuntiva.

La seconda fase prevede l’attività di nuova Programmazione delle Risorse Europee e Nazionali per il periodo 2021-27.

Sud Rivolto ai giovani

La mission principale e che ha la priorità su tutte è l’investimento nel capitale umano da raggiungere attraverso le seguenti misure:

– combattere la povertà economica ed educativa minorile;

– restituire alla scuola il ruolo di motore di emancipazione personale, luogo di aggregazione sociale e presidio di cittadinanza;

– combattere il fenomeno dell’abbandono scolastico;

– rendere prioritario l’investimento in infrastrutture scolastiche del Sud Investire nel diritto allo studio e nell’accesso alle università del Mezzogiorno.

Sud connesso ed inclusivo

Dall’analisi dei divari sono emersi i seguenti obiettivi da raggiungere:

– ridurre la distanza temporale fra le ripartizioni territoriali del Paese, potenziando la rete ferroviaria e velocizzando i servizi;

– migliorare la mobilità interna al Mezzogiorno, con particolare riferimento al Trasporto Pubblico Locale;

– sostenere le filiere logistiche territoriali, con particolare riferimento alla inter-modalità delle merci in uscita e in entrata dai porti (cd. “ultimo miglio” di collegamento dei porti alle reti ferroviarie, logistica e inter-modalità).

Green Deal per il Sud

Il Green Deal per il Sud è l’occasione di una nuova grande opera di infrastrutturazione verde del territorio (mitigazione del rischio sismico e idrogeologico; contenimento della produzione di rifiuti; servizio idrico integrato; l’uso efficiente e razionale delle risorse naturali). Il piano prevede:

– investimenti nell’efficienza energetica;

– sostegno alle iniziative di economia circolare;

– riqualificazione dei siti industriali dismessi;

– sostegno della filiera agroalimentare per innescare processi di innovazione coerenti con il Green Deal;

– unione tra attività produttiva e standard ambientali stringenti (potenzialità del biotech al Sud).

Sud frontiera dell’innovazione

Per trattenere i nostri talenti che spesso cercano lavoro altrove, servono occasioni di lavoro di qualità, generate da imprese in grado di competere, crescere e innovare. Il piano si propone dunque di avviare una politica specifica per il sistema produttivo orientata alla “frontiera” tecnologica intorno a due priorità:

– sostenere la diffusione di ecosistemi dell’innovazione, attraverso la promozione dell’insediamento di startup e l’attrazione di nuove realtà imprenditoriali;

– incentivare la collaborazione tra imprese e sistema della ricerca per favorire il trasferimento tecnologico, in partenariato pubblico-privato.

L’export al Sud è cresciuto, ma l’economia resta poco internazionalizzata per cui il piano prevede di accelerare l’evoluzione delle imprese meridionali verso forme imprenditoriali più mature, sempre più coinvolte nelle Catene Globali del Valore.

L’interesse nazionale è il Mediterraneo, attraverso la consapevolezza europea della sua centralità. Il Mediterraneo rappresenta la via privilegiata per i traffici commerciali marittimi. Sarà dunque prioritario investire nei porti del Sud e attrarre grandi investimenti esteri con le ZES.

Fonte ipsoa professionalità quotidiana

Fonte www.governo.it


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